sabato 2 giugno 2018

UN GOVERNO DA TERAPIA DI GRUPPO



Carlo Biancheri

Presieduto dall’avvocato Nessuno, che viaggia su un carro come un vaso di coccio tra vasi di ferro di manzoniana memoria, il “governo del cambiamento” si compone di un ministro dell’interno che col suo bel faccione compare ogni istante su EIAR/Rai per dirci in modo aggraziato quel che farà: il barone di Munchausen, a cavalcioni sulla palla di cannone per intenderci, gli fà un baffo, come si suol dire. Taglierà i cinque miliardi destinati agli immigrati per destinare queste risorse altrove e qui la prima balla da ‘amico del bar del Giambellino’: i miliardi sono di provenienza UE e non si possono destinare ad altri fini, come dire non li danno, chiaro il concetto? Abbiamo raddoppiato con Tria al Mef, perché sostiene le stesse cose di Savona, dichiara… In effetti l’economista Tria è laureato in giurisprudenza… poi è stato alla Scuola superiore che non è propriamente l’ENA francese… ha subito tranquillizzato i mercati dicendo che nessuno vuole uscire dall’Euro e tuttavia lo spread  sui BTP italiani, con il governo Gentiloni,  era mediamente sui 120 punti e anche meno,  mentre adesso è di 220 e questo significa che i mercati finanziari, che fanno analisi in continuazione per valutare i rischi, attendono di vedere che cosa verrà realizzato del meraviglioso contratto del cambiamento. Se il programma verrà attuato, l’uscita dall’Euro sarà a calcioni da parte degli altri partners europei e non serviranno i  pugni sul tavolo che intenderà sbattere l’ottuagenario Savona a Bruxelles, membro di un Consiglio dei ministri europei dove si discuterà soprattutto di recepimento della legislazione comunitaria, delle procedure di infrazione, di policies molto generali, ma non certo di scenari macroeconomici…: non è la sede per modificare le regole dell’Euro, anche se qualche suggerimento al giurista del Mef verrà propinato.
Siamo contro la modifica del Trattato di Dublino, proposta dalla Commissione europea, rende noto il politico da bar del Giambellino… ma qual è l’alternativa? Tenerci Dublino, così com’è? Oppure pensa di convincere con interrogatori del tipo di quelli di Guantanamo o del KGB, di moda adesso, gli altri ministri europei a cambiare opinione?
Di Maio, forte dei due  anni di frequenza della facoltà di giurisprudenza, porterà un valore aggiunto al superministero del Lavoro ed attività produttive che va a presiedere: creerà lavoro, afferma… e se avesse letto i Promessi sposi avrebbe aggiunto: sì, sì pane per tutti a buon mercato! Risolverà le crisi aziendali (cominciamo con l’ILVA?) e renderà sicuri i posti di lavoro. Ricalcolerà le pensioni in base al metodo contributivo, novello Robespierre in ragione della retroattività della legge, anche se il sistema è stato introdotto solo negli anni Novanta, poco dopo la sua nascita; disgraziatamente, sono ancora in vita – che voglia sopprimerli?- quelli che hanno iniziato a lavorare negli anni ’60 e ’70: che fare per il periodo precedente? Consigliamo di pensare prima di parlare.
Il nuovo ministro della giustizia è certo che secondo la Costituzione la certezza della pena, cioè il carcere per lui, sia il miglior modo per tendere alla  rieducazione del condannato e, quindi, si costruiranno nuovi carceri con tanti saluti alla riforma Orlando, voluta dagli avvocati penalisti, da chi subisce la pena, dagli operatori di giustizia e da chi, memore di Beccaria, non ha smarrito del tutto un briciolo di umanità.
Poi abbiamo un ministro dei rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta. Ricordate il sistema Rousseau,  personaggio  diventato matto per intenderci? Bene il sistema che eterodirige il partito/movimento leninista, dove gli eletti non possono neppure  formulare un’interrogazione senza bollinatura, per non parlare delle dichiarazioni…, farà le sue valutazioni delle proposte di legge…, una consultazione strisciante on line. Pensate che l’Italia sia equiparabile ai cantoni svizzeri? Ebbene sì, d’ora innanzi.
Al Ministero degli Esteri siede il più stretto collaboratore di Monti, l’odiato Monti (…), suo capo di gabinetto quando era Commissario europeo al mercato interno: sostanzialmente un esecutore, un funzionario, non un policy maker. Aveva forse posizioni contrarie  quando si negoziò il Trattato di Maastricht? Oppure si opponeva alla liberalizzazione selvaggia che sosteneva il Commissario amico della City di Londra, specie in materia di servizi di investimento, dove non venne posta alcuna  tutela per prevenire le frodi che generarono la crisi finanziaria negli anni successivi? Solo sulla concorrenza Monti prese decisioni di qualche rilievo… Non crediamo che basti esser  conosciuto a Bruxelles per proporre una policy… e poi quale policy?
Alla difesa c’è una signora con problemi di conflitto di interessi, per caso? Mentre alla Sanità un’altra signora che non crede all’efficacia dei vaccini.
Alla pubblica istruzione il professore di attività motorie, cioè di ginnastica per i profani.
Fin qui sarebbe una farsa e pensiamo che il Presidente della Repubblica, invece di concedere tre mesi ai comprimari che hanno, a loro dire, così ben lavorato, avrebbe fatto meglio a dare subito l’incarico  al presidente di una delle due Camere per chiarire il quadro politico.
Resta il problema del paese in mano a questi.
Se il programma verrà attuato, anche in parte soltanto, l’Europa, come già hanno prefigurato i tedeschi, si dividerà tra quelli che ci stanno ad andare avanti verso l’integrazione e quelli che invece vogliono la sovranità nazionale: noi saremo di questa seconda fascia e saremo sbattuti dalle onde, perché, ad oltre centocinquant’anni dall’unificazione, lo Stato è ancora debolissimo, non riesce a riformarsi, a combattere il malaffare e l’evasione fiscale, ad avere una giustizia efficace e giusta.
L’informazione sarà manipolata, inclusa quella pubblica che paghiamo tutti, più di quel che sia adesso: avremo una sorta di EIAR con qualche emittente privata controcorrente.
Il governo sarà soprattutto ‘narrazione’, come l’esperienza di Roma dimostra, dove non vengono neppure assicurati i servizi essenziali, e, se vi saranno problemi, si cercheranno diversivi e si darà la colpa a chi li ha preceduti.
La presa del potere da parte delle camicie brune hitleriane aveva come metodo quello di una serie di interventi convergenti nelle discussioni politiche, l’attacco alla persona, la diffusione di slogans, ripetuti in modo ossessivo, come nelle sette, stile Scientology…Non sentite al mercato, nelle strade parlare continuamente di ‘popolo’? 
Ci opporremo, per quanto possiamo, a tornare ai tempi di: Duce, conduci!