Ieri si ricordava nella liturgia Sant'Ireneo, discepolo di Policarpo, che si dice fosse, a sua volta, discepolo dell'Evangelista Giovanni. Grandi meriti ebbe Sant'Ireneo nel combattere gli gnostici di allora, per alcuni temi attuali nel nostro tempo specie nel separare divinità ed umanità del Cristo e riducendo la fede a qualcosa di evanescente.
Nella festa di questo grande santo del II secolo dell'era Cristiana viene annunciata la nomina del ciellino, di formazione, cardinale Angelo Scola ad arcivescovo di Milano, nientemeno che successore di San Carlo Borromeo. Grande merito del presule, lodato da Severino e Cacciari, filosofi dell'Arcadia che impera in tutti i mass media - arriveremo al punto, come scrive da par suo Molière ne Les précieuses ridicules, di chiamare i 'piedi' i 'cari sofferenti' per adeguarci al linguaggio 'politicamente' corretto?- sembra esser quello di aver fatto parte della redazione di "Communio" che papa Ratzinger ha contribuito a formare, in antagonismo ai domenicani francesi ed olandesi che stavano dietro allo Schema XIII, poi Costituzione Conciliare Gaudium et Spes. Si sa che Ratzinger tomista non lo è stato mai né gli è congeniale, da Agostiniano qual è, la 'densità delle realtà create' e l' autonomia 'relativa' della creazione stessa ( Pieper ebbe a dire di San Tommaso nel 1974, che se fosse stato carmelitano avrebbe preso, come di prassi nell'ordine, il nome programmatico: Thomas a Deo Creatore..., sottintendendo la bontà della creazione come richiamata da Genesi... tanto lontana da pessimismo e dal manicheismo...). Tutti i suoi amici sono ora in posizioni di grande rilievo nella Chiesa. Per chi scrive appare del tutto inopportuna la nomina a capo della diocesi di Milano di qualcuno che condivide le posizioni cielline,confuse in dottrina e caratterizzate da un approccio 'affettivo' e quasi integrista. A Milano sono espresse dai lupi...e da un 'Firmigoni', come lo chiamano i Radicali, a seguito dell'asserita falsificazione delle firme di lista..., e soprattutto da un oliato meccanismo di potere di cui si scorge a fatica la dimensione evangelica. Certo chi ha avuto a che fare coi tedeschi sa bene, salvo eccezioni, che una caratteristica dominante è la cocciutaggine e l'incapacità di cogliere il 'kairòs' (il momento propizio...). Nei dibattiti al Consiglio UE, a Bruxelles, non c'è verso di farli uscire dai binari degli interessi nazionali, ripetuti come un disco rotto, salvo poi adeguarsi alle posizioni dei più. Intempestività in tutto: ci sono voluti anni per insegnare alla Sig.ra Merkel a non fare dichiarazioni economiche, a mercati finanziari aperti, creando grossi problemi agli strumenti finanziari trattati sui mercati, non solo di altri Stati membri, come la Grecia, ma al corso della moneta unica stessa. Che dire del Ministro federale dell'Agricoltura o di quelli dei Laender che accusavano i cetrioli spagnoli per la recente epidemia dell'E.Coli, senza incertezze, come in altri periodi oscuri della Storia...? Benedetto XVI, incidente di Ratisbona a parte..., si comporta nello stesso modo?
Per la nomina si affida ad un cardinale del Québec, tradizione culturale di cacciatori e boscaioli, provincia canadese considerata di serie 'C' da Ontario o British Columbia, che si pongono astutamente sulla scia degli Stati Uniti per ritagliarsi un ruolo internazionale. Ouellet, redattore di "Communio" anch'egli, già studente all'Angelicum, ma senza aver lasciato traccia con maestri come De Vos, in grado di dialogare con Merleau Ponty... e di cui anche Giovanni Paolo II si riconosceva (a torto, diciamo noi...) discepolo, ha guidato la nomina di Scola a Milano, in pratica una manovra di politica ecclesiastica.
Qualcuno si è mai chiesto se il popolo di Dio in Milano era contento? Se si trattasse di una risposta adeguata per far fronte a Chiese vuote, dove solo gli attivisti dei movimenti, privi come sono di 'acribia' e di critica... non si rendono conto che la testimonianza non è quella giusta? Né sul fronte liturgico, né su quello della cultura (che non è “il bello” alla Ravasi...), poco su quello delle opere e, soprattutto, l'incapacità di dar ragione della fede che è in noi?
Prevale una Chiesa burocratica dove si discetta dell'antico rito per favorire il 'ritorno' degli scismatici lefevriani. Gente giovane o anziani pervicaci possono proporre questo revival... Chi ha vissuto la svolta liturgica sa bene quanto la liturgia in volgare abbia consentito la preghiera nella celebrazione eucaristica. Prima, la maggior parte dei fedeli capiva solo l'omelia, molte volte infarcita di scemenze, tanto che la gente sceglieva le messe dove sapeva che l'omelia era più breve... Le donne poi dicevano il rosario durante le funzioni liturgiche... E si vuol tornare alla messa in latino? Secondo il messale di San Pio V col celebrante, solo mediatore... rivolto verso l'altare? Un tradimento del Concilio Vaticano II, detto pastorale...
Nessuno che si prenda la briga di sentire l'opinione del popolo di Dio? Se si continua così e si prosegue come se la Chiesa fosse un'azienda, cito il card.Siri, purtroppo..., un organismo burocratico, si determinerà uno scisma silenzioso, semplicemente perché i fedeli non troveranno risposte spirituali da amministratori tutti intenti a perpetuare simboli che non corrispondono ai 'tempi', alla temperie culturale in cui viviamo. Non è forse indispensabile tornare a cogliere i 'segni dei tempi' di cui parla il Concilio?