venerdì 14 agosto 2020

L'ITALIA POTRA' TRASFORMARSI CON QUESTA CLASSE POLITICA?

Carlo Biancheri


Alla vigilia di un Ferragosto inquieto tra la pandemia che riprende e l’assenza di una linea chiara nella politica del paese, tema che ci riguarda tutti, proviamo a formulare qualche riflessione.
L’Europa è intervenuta e ha posto in campo risorse rilevantissime, accettando un debito comune. L’avvocato del popolo, il cui eloquio ci ricorda quello descritto dall’amato Manzoni a proposito del dottor Azzeccagarbugli, ha tenuto la posizione ma non è stato la causa della svolta dovuta, invece, a Francia e Germania e resa possibile dalla felice ‘dipartita’ del Regno Unito: si è tornati alla solidarietà europea in un momento di grave difficoltà per tutti e da soli non ce l’avremmo fatta.
Le tesi dei mentecatti, sovranisti de’ noantri, sono state battute su tutto il fronte: non è vero che quel che ci dà l’Europa lo paghiamo con i nostri soldi in quanto eravamo – e non siamo più…- contributori netti dell’Unione perché ci sono miliardi di Euro concessi a fondo perduto e l’Italia ne è la maggiore beneficiaria.
Non è neppure vero che avremmo potuto reperire gli stessi soldi sul mercato finanziario in quanto i prestiti saranno concessi a scadenze lunghissime (trent’anni almeno) e a costi irrisori rispetto alle condizioni di mercato, mercato che non fà beneficenza, cambia repentinamente a seconda del rating degli analisti finanziari e del comportamento dei governi.
Non è vero che avremmo potuto usare i diritti speciali di prelievo del Fondo monetario internazionale che sono riservati agli Stati in condizione di possibile default e, inoltre, il Fondo pone condizioni rigorosissime per concedere finanziamenti.
Non è vero che possiamo fare a meno degli investimenti esteri tenuto conto dei soldi degli italiani che sono nei conti correnti delle banche e, in generale, del risparmio nazionale: solo un improvvisato comunista  padano o uno della setta pentastellata o un vetero marxista otto-novecentesco può pensare qualcosa del genere che significa mettere in comune tutte le risorse quelle pubbliche e private, affidando il  tutto alle decisioni di uno Stato semifallito che si vuole etico cioè custode della morale: aboliamo il privilegio, a morte i ‘furbetti’, condanniamo gli inquisiti prima che siano giudicati, un po’ come si faceva nel West americano quando arrivava lo sceriffo e si preparava nel frattempo la forca  con cui impiccare lì per lì  i malcapitati.
Le risorse europee servono per investimenti, per riforme strutturali e non per la spesa corrente dello Stato. Alcuni ‘cantori’ nostrani, a cominciare dalla sciagurata setta pentastellata, vorrebbero approfittarne per diminuire le tasse, dimostrando ancora una volta l’impreparazione, l’inconsistenza politica: se usi misure una tantum per abbassare le tasse, che è misura strutturale, lo farai per un solo anno perché con quali coperture potrai farlo l’anno successivo?
Sappiamo benissimo cosa debba essere fatto - dare liquidità nella crisi era necessario ma lo si poteva fare molto meglio, senza i disastri dell’INPS e di un presidente politico e ciarliero, segnatamente ci riferiamo alla liquidazione della cassa integrazione… o all’attacco degli hackers al sito dell’Istituto… – e cioè bisogna fare investimenti per creare posti di lavoro, rendere efficiente la scuola, la sanità, la giustizia. La burocrazia ha le sue gravi responsabilità ma le leggi fatte con i piedi sono approvate dai politici ed i burocrati le applicano.
Si sente ripetere da questo o quell’esponente di partito: la Banca centrale europea deve intervenire…E perché mai? Dove sta scritto che la BCE debba fare quel che noi esigiamo essendo guidata da un Board dove siedono i governatori delle Banche centrali dell’area Euro? Reclamare il diritto ad essere aiutati dagli altri (…) non è forse una malattia infantile, come direbbe Marx in altro contesto?
Nel governo, oltre alla volontà del Capo del gruppo di operare senza controlli per via amministrativa, cioè con DPCM, di controllare i servizi segreti (…), di non essere per nulla trasparente, come emerso con la pubblicazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico, redatti nella fase acuta della pandemia, emerge una totale mancanza di  strategia coerente per far fronte alla crisi prevista in autunno. Per il momento abbiamo vissuto la fase dei sussidi, del blocco dei licenziamenti, dell’indebitamento senza remore ma adesso bisogna sapere cosa fare e non crediamo affatto che l’Avvocato del popolo, che si perde in mille particolari, lo sappia.
Il partito democratico appare unito dal rifiuto delle elezioni per il timore di perderle ma non emerge una politica. Si oscilla tra gli eredi di una tradizione togliattiana cioè stalinista all’italiana che privilegia gli schieramenti sulle proposte e, quindi, i 5S sono, tutto sommato, ‘compagni che sbagliano’ non  avversari e quelli di una sinistra già democristiana che ha perso l’anima: non basta esser stati seguaci di un Zaccagnini per definire una politica; se si proclamano certi valori bisognerebbe cominciare a viverli, come fecero, del resto, Dossetti e La Pira  per svilupparli ulteriormente. Nella cultura politica di questa componente il mercato non è soppresso, è corretto, controllato perché non c’è nessun progresso se il potere economico passa dalle mani di pochi privati a quelle di pochi politici come avvenuto nei paesi del comunismo reale. Il ritorno allo Stato padrone non assicura affatto l’efficienza. La Cdp ha appena comprato i gelati Sammontana (!), come faceva l’IRI con Motta e Alemagna, produttori di panettoni, con i risultati che conosciamo: una perdita annuale, sanata con le risorse fiscali… Forse l’IRI sapeva gestire le imprese? E la Cdp sa scegliere i managers giusti per fare i gelati? Inoltre, la Cassa depositi e prestiti amministra il risparmio postale e se investe in capitale di rischio come rimborsa i clienti delle Poste, in caso di perdite? Occorre un supplemento di riflessione e non pensare alla Cdp come un bancomat, buono per ogni circostanza…
La crisi attuale parte da lontano e ci si accorge di ciò dal linguaggio dei politici che prescinde dai contenuti ed è tutto formale:
-          bisogna prendersi le proprie responsabilità;
-          sono determinato;
-          ci metto la faccia;
-          stiamo facendo un percorso (senza meta? Il cammino è la meta?)
-          stiamo lavorando.
Forse Hitler, Mussolini, Franco, Stalin, Mao, Pol Pot o Castro non potevano dire lo stesso?
Non si vive di sussidi o di provvedimenti tampone, specie quando non si sa che pesci prendere (…) e qui arriviamo al cuore del problema. Già Platone si era accorto che sulla cosa pubblica tutti vogliono mettere becco mentre se si fà una guerra si cerca uno stratega e, del resto anche noi se dobbiamo subire un’operazione importante cerchiamo un bravo chirurgo non il macellaio all’angolo della strada (…). Ma l’attuale situazione politica è piena di dilettanti, di apprendisti, di ministri velleitari che combinano un pasticcio in fila all’altro a cominciare dalle relazioni internazionali dove,anche grazie allo scienziato giovinetto, ci siamo fatti cacciare dalla Libia, il cortile di casa, a vantaggio dei turchi. Certe cose si pagano e la gente italica ha molte responsabilità a non aver votato in modo ragionevole: queste sono le conseguenze.