Carlo Biancheri
Oggi i giornali sono pieni di
titoli sulle dichiarazioni di Vegas che dopo sette anni lascia la Consob molto
peggio di come l’abbia trovata, perché disunita, immotivata e burocratizzata.
Sinceramente non ce ne importa molto se la Boschi che anche lei non dà prova di
grande competenza – ma dove sono i politici competenti ?- vada a parlare col
Presidente della Consob delle sue preoccupazioni circa la ventilata fusione tra
Banca Etruria e la Banca Popolare di Vicenza in ragione della concorrenza dei
distretti per la lavorazione dell’oro…; cosa c’entrasse la Consob lo sa solo la
giovine avvenente Ministra.
Quel che vogliamo esaminare invece
è l’aver affidato la guida di un’istituzione delicata come la Consob ad un
politico di Forza Italia, Sottosegretario del Governo Berlusconi,esperto di contabilità dello Stato e non certo del
mercato borsistico, che votò la fiducia,
salvando il Governo , pur essendo già stato nominato Presidente e quindi
obbligato ad essere indipendente dalle forze
politiche.
Non entriamo nel merito delle
decisioni della Commissione, nelle quali il
Presidente si è trovato spesso con Commissari contrari, né sul fatto che nella
ristrutturazione egli abbia introdotto figure apicali di persone, all’oscuro del mercato
di valori mobiliari, che, di
fatto, hanno ingessato la Consob
trasformandola in una sorta di Ministero.
Esaminiamo un po’ quel che ha
detto nell’audizione, infilando qua e là qualche paroletta in inglese, come i
neofiti .
Dunque per lui la crisi delle
banche è stata determinata da una serie di fattori concomitanti, connessi alla
crisi finanziaria iniziata nel 2008 ed all’improvvida decisione di applicare il
bail-in anche ai titoli emessi prima della sua entrata in vigore,
trasformandone la natura, come nel caso delle obbligazioni subordinate che con
il bail-in diventavano molto più rischiose per i piccoli investitori
–investitori retail, li chiama Vegas, facendoci capire che ha studiato –
e quindi non vendibili ai piccoli
risparmiatori, secondo i profili di rischio
indicati dalla direttiva Mifid.
La Banca d’Italia non ha dato le
informazioni alla Consob, derivanti dall’obbligo di cooperazione previsto nel
TUB (Testo unico bancario) e nel TUF (Testo unico sulla Finanza)? Beh… lui lo
capisce benissimo, perché, se uno si occupa di stabilità, può ben sacrificare
diecimila portatori di obbligazioni per salvare i correntisti; è l’eterno
conflitto tra stabilità e trasparenza… e sembra quasi dire che è meglio la
stabilità, salvo aggiungere che ci vuole un organo superiore di coordinamento
tra Autorità di controllo, che esiste, ma che non è mai stato convocato… Uhm…
Del resto c’è un obbligo di cooperazione, ma non c’è sanzione per il mancato
rispetto di detto obbligo. C’è da chiedersi se in Parlamento siano dei
mentecatti ad approvare leggi che prevedono obblighi non
sanzionabili…
Il Presidente aggiunge, del resto, che è così dappertutto e che il sistema
di Autorità unica, Single Regulator, è stato abbandonato dagli inglesi che
l’avevano introdotto – è arcinoto che il Regno Unito in certi ambienti (…) è
come Gerusalemme per Ebrei e cristiani, la luce…- mentre rimane solo in Germania
ma … i tedeschi si sa come sono…
L’alternativa è quella di due
Autorità, two peaks dice (e ci ricorda che ha
studiato…). Peccato che questo sfoggio d’inglese non si sia tradotto
in una presenza efficace in sede internazionale, a cominciare dall’ESMA, che
riunisce le Commissioni di borsa europee, dove la Consob ha un ruolo
residuale, come si è visto quando voleva
sanzionare le Agenzie di rating che provocavano sfracelli sui mercati
finanziari italiani,operando in palese conflitto di interesse.
Aggiunge pure, mostrando di non
avere molta dimestichezza con i Regulators mondiali, che anche la
cooperazione tra la FED americana e la SEC presenta discrasie e qui cominciano
gli svarioni, perché il Presidente dimostra di non sapere che in realtà negli
USA il controllo diuturno sulle banche non è prerogativa della Banca Centrale
che si occupa di vigilanza dei grandi gruppi, ma del Comptroller of the
Currency… e che i Regulators tra loro non si sognano di non
scambiarsi informazioni, salvo che Trump riesca a creare lo sconquasso anche lì.
Evidentemente, troppo occupato a tessere i rapporti con il sistema bancario
italiano che lo ha sostenuto, non si è peritato di viaggiare e di comprendere
meglio il quadro internazionale che è stato determinante in questi
anni.
E poi la chicca degli scenari
probabilistici ed il quadro europeo.
Il Presidente ha affermato che
l’inclusione degli scenari, peraltro contestabilissimi, come giustamente hanno
rilevato alcuni membri della Commissione parlamentare, in Portogallo è facoltativa e non
obbligatoria… rispondendo ai soliti membri della setta che credono di aver
trovato l’Eldorado con questa sciocchezza. Vegas ha avuto buon gioco a
dimostrare che nel caso di uno scenario, accettato a suo tempo dalla Consob,
per la vendita di titoli delle banche in questione non si prevedeva la perdita
del capitale… anzi! Tuttavia qui ha mostrato di non aver compreso il concetto di
massima armonizzazione della normativa comunitaria e del ruolo dell’ESMA che,
secondo la procedura Lamfalussy, funge da consulente della Commissione Europea,
abilitata ad emanare le norme applicative della direttiva o del Regolamento
comunitari. Non è che gli emittenti italiani scappino all’estero se non c’è
armonizzazione, come ha detto lui, ma, semplicemente, se non c’è armonizzazione
nel mercato interno circolerebbero prospetti, con passaporto europeo, con
contenuti divergenti, imponendo ad altri paesi un’informazione che le Autorità
del paese ospitanti giudicherebbero rischiosa e fuorviante: questo significa
armonizzazione.
Il Portogallo lo fà? È stato chiarito che gli emittenti ‘possono’ e non
sono obbligati ad includere gli scenari, come per incultura sostenevano i
pentastellati, ma qui va aggiunto - e Vegas non lo ha fatto perché forse lo
ignora- che il mercato portoghese è considerato residuale, trattandosi di
piccolo paese, e che, se la Commissione Portoghese lo
consente,
questo probabilmente avviene in violazione della normativa comunitaria; se il
caso non è stato preso in carico dalla Commissione Europea la ragione è che si tratta di una
fattispecie con scarsissimo impatto sul mercato interno. Del resto, tante volte
la Commissione Europea tarda a fare l’enforcement per violazione
dell’acquis communautaire, in ragione dell’analisi
costi/benefici.
Questo è quanto. La morale è che
le persone contano a volte più delle istituzioni che rappresentano…