Carlo Biancheri
Dopo la settimana trascorsa, sulla nave Italia dovremmo issare la bandiera a scacchi giallo/nera e non quella gialla, come comunemente si crede, per indicare che c’è un contagio a bordo e i contagiosi sono i cinquantenni che guidano quel che resta dei partiti, non già associazioni di persone unite da una comune visione politica ma agglomerati di galoppini o di clienti al servizio del capo di turno.
I contagiosi si appoggiano ai giornalisti imperanti su tutti i media i quali, pur vantandosi di non essere laureati (Floris, Mentana, ad esempio…), si credono dei maîtres à penser e non hanno torto perché questo corrisponde perfettamente alla cultura attuale, caratterizzata da analfabetismo di ritorno.
Aristotele reputava che non si dovessero leggere troppi libri – e qui sta la differenza tra il colto e l’erudito…- per il semplice fatto che bisogna assimilare un concetto per ragionare in modo appropriato (altrimenti si diventa un compilatore) e reputava, altresì, che un piccolo errore all’inizio, nelle premesse, ne ingenera uno grande alla fine: parvus error in principio, magnus in termino. Lo spirito del tempo, tributario del massone Hegel, ci fa credere che la Storia giustifichi tutto perché è il farsi dell’Essere ed è un’emerita sciocchezza – guai a dirlo- basta rivolgere l’attenzione ai periodi bui del Novecento cui non sono seguite fasi di maggior progresso, come vorrebbe la teoria hegeliana tuttora corrente.
Il Parlamento è stato gestito con lo stile della trasmissione televisiva ‘Scherzi a parte’ con rose di candidati ‘eccellenti’ ma non potabili, con il giovanotto iperattivo di estrazione bar Sport di Milano Rogoredo che cambiava idea a tambur battente, salvo proporre la seconda carica dello Stato, la signora Betty, quella che sbraitava a suo tempo sulle scale del tribunale di Milano che Ruby Rubacuori fosse la nipotina di Mubarak e, perciò, ora ribattezzata ‘zia di Mubarak’. Avvocato matrimonialista, famosa per orecchini ogni giorno diversi e mascherine in tinta col vestito, cattolica ma, a leggere i giornali, con frequenti imprecazioni non consone ad una credente. L’esito infausto l’ha amareggiata ma auspicava una seconda verifica negatale, sembra, dall’anzianissimo candidato al Colle Berlusconi, suo capopartito e ricoverato in ospedale. Dopo la Betty, un’altra rosa, di concerto col Vis-Conte ormai dimezzato, come scriverebbe l’autore de I nostri antenati, con dentro una donna ambasciatore ora a capo dei servizi segreti: purché sia donna e… Benvenuta Italia… è il grido, allo scopo evidente di far fuori il candidato Draghi, odiato dal Vis-Conte dimezzato, ormai più adatto al ruolo di don Chisciotte su Ronzinante.
Ora persino noi, poveretti, capiamo che un avvocato matrimonialista e una diplomatica che sostiene di non avere preferenze politiche e cioè tutto fa brodo… non sono il profilo adatto per fare il Capo dello Stato che dovrebbe conoscere tutti i meccanismi costituzionali complessi, oltre ad avere una consolidata esperienza politica. Né soccorre l’Avv.ssa Severino, piazzata benissimo in tutti i Clubs (…) che contano e che presiede, infatti, l’università Luiss.
Se Atene piange, Sparta non ride. Infatti l’effimero Letta, il quale ha letto Mounier e si è radicalizzato, sostiene lui, si esprime con frasi come : la nitidezza del nostro sguardo, il nostro atteggiamento ci consentirà di convincere tutti, l’anima sana di un partito, oppure, con lo spirito di ottenere i risultati tutti insieme… e poi, il vissuto, il progetto e l’immancabile ‘percorso’ –un caveat: il cammino è la meta?-, insomma un linguaggio predicatorio che si addice ad un pulpito o… ad uno Stato etico… La grande strategia politica è stata quella di attendere il cadavere del nemico passare lungo il fiume: non serve aver letto Mounier per arrivarci.
Il solo politico dei cinquantenni che si sappia muovere è Renzi anche se noi non condividiamo le sue idee.
Così è stato rieletto Mattarella, in salute, ma ottantenne, e la prima considerazione da fare è: che futuro può avere un paese dove la classe politica non trova altri che un ottuagenario per la massima carica dello Stato?
Ecco il punto: non c’è alcuna coesione sociale e la distanza tra i politici di professione e noi votanti è siderale. Non bisogna stupirsi se in una recente elezione a Roma ha votato l’11% degli aventi diritto…
Tutti si riempiono la bocca di bene comune ma ignorano, anche perché la Chiesa attuale brancola nell’oblio, che si tratta di un concetto sofisticato cristiano; basti guardare il quadro del buon governo a Siena o leggere Tommaso d’Aquino per cominciare a comprendere.
La tradizione marxista non parla di ‘bene comune’ perché si riferisce solo all’interesse generale che è quello della classe oppressa: non si trova il concetto di persona ma solo la dialettica tra l’individuale ed il collettivo e la scelta va fatta di volta in volta in una mediazione tra i due interessi, sempre privilegiando l’interesse collettivo anche se si conculcano beni indisponibili della persona: per tutti valga la lezione del periodo stalinista.
Molti hanno brindato per la caduta delle ideologie, confondendo ideologia come sistema di valori che anima una politica con l’ideologismo che ne è una degenerazione.
Non se ne esce se non si riparte da qui e cioè dai valori e quei valori consistono anche nel sostenere che se uno si vuole servitore dello Stato non può nel contempo avanzare la sua ambizione per una carica, altrimenti fa come il re di Francia Luigi XIV, l’inventore dell’assolutismo, che sosteneva: L’Etat c’est moi, lo Stato sono io.
Ma questo è un lungo cammino che suppone attenzione per l’umano, lentezza, sacrificio e soprattutto consapevolezza che apparire non significa affatto essere.