Perché qui tutto tace a proposito del referendum? Né SI né NO?
Umberto Minardini
Carlo Biancheri
Verrebbe da
risponderle che lei ha ragione, ma nella vita non ci sono vuoti e tocca
giudicare e decidere ad ogni istante per il male minore o il bene maggiore.
Ecco perché, sia detto
per inciso, è completamente errato il detto tanto peggio tanto meglio o
separare la pars destruens dalla pars construens, come vorrebbe
Hegel: non si costruisce sulle macerie, anzi si fanno i conti con l’odio
altrui; l’alternativa ad un approccio di scelte prudenziali è: si vis
pacem para bellum e diventa una guerra permanente, come la
storia romana insegna.
Abbiamo assistito alla
risibile contestazione sul quesito, tipica di chi si è svegliato a
mezzogiorno: non era forse il titolo della legge votato in Parlamento?
Tralasciamo i commenti: il TAR non si è pronunciato sul merito, come dire ci ha
dato ragione…, o non ci daremo per vinti oppure siamo contenti che gli italiani
abbiano capito che si tratta di una truffa; un dialogo alla Ionesco, come
quello di chi chiede ad un altro: dove vai? Porto ceci…
La riforma del Senato è
una scempiaggine che parte dall’assunto che in Italia esistano delle serie
autonomie locali. Ammesso e non concesso che alcune regioni siano meglio
organizzate di altre, restano un fiasco, perché hanno soprattutto ingenerato il
reclutamento di gente senz’arte né parte, quando non si tratta, come in certe
regioni, di manutengoli della malavita. Ricordate la Regione Lombardia dove
sedevano in Consiglio il Trota e la Sig.ra Minetti, l’estetista organizzatrice
di cene eleganti? E i calzoncini verdi - con l’assoluzione ancora non sappiamo
da chi siano stati pagati…-? Bene i rappresentanti di questi enti, insieme ai
sindaci, dovrebbero pronunciarsi su questioni quali la normativa
comunitaria in discussione a Bruxelles; sicuramente, data la loro competenza,
apporteranno un notevole valore aggiunto… Fortunatamente la normativa
regionale, prevista in Costituzione, è stata attuata con molto ritardo, perché
i fatti hanno dimostrato che si è rivelata, allo stato, un costo e ha generato
tanti piccoli staterelli con libertà di spesa senza imporre i costi ai
residenti nella regione: vedi, da ultimo, l’azzimato Zaia che
vuol farsi pagare dallo Stato non so quale ennesima bretella dalle sue parti
che sarà un’altra autostrada deserta come quella che da Rovigo va nei Colli Euganei…
Basti, poi, citare le rappresentanze delle regioni italiane in giro per
il mondo…: se non lo sapeste c’è anche casa Sicilia a Sofia che è un po’ più
grande dell’Ambasciata d’Italia!
Tuttavia, l’eliminazione
della legislazione regionale concorrente con quella statale è un’ottima cosa perché il difetto italico, irriso all’estero, è
quello di sovrapporre e non saper decidere e quando poi si decide lo si fa spesso con sventatezza
dopo estenuanti discussioni definitorie. Del resto, forse questo è vizio antico: nel diritto romano ciò
che conta è la definizione, l’applicazione della norma è un fatto secondario…
L’esatto contrario di un approccio pragmatico come quello dei paesi di Common Law dove una legge ha senso se c’è enforcement,
cioè un’applicazione efficiente; per questo nei paesi anglosassoni, una volta
approvata, la norma è sottoposta ad un periodo di rodaggio, per così dire…; se
non va si modifica. Sarà centralismo il nostro? Ma dopo vent’anni e
più di inefficienza? Tra i sostenitori del no ci sono tanti che dicono: bisogna
pensarci bene, facciamo una bicamerale (non ce ne sono già state…?), la Costituzione è bella (non stiamo parlando della prima
parte…), mandiamo a casa il Governo e poi… Sorge il dubbio amletico che tra
certi padri nobili la vita consista nel pensare…: non fanno che pensare,
parlare… Forse come Cartesio anche loro avranno il problema del ponte tra il
loro Ego e la realtà esterna?
Un uomo solo al comando
per il combinato disposto con la legge elettorale. E qui il giovinotto di Rignano
sembra ciurlare nel manico…
L’impatto internazionale
per un paese indebitato, disorganizzato come il nostro, con la vittoria del no
sarebbe negativo. Non ci riferiamo al giudizio dell’agenzia di rating
che non ha alcuna credibilità ma che pure continua a contare molto sui mercati
finanziari che vogliono stabilità e che si muovono come mandrie di bufali senza
cervello e pesano moltissimo sulla vita quotidiana di noi tutti: non si tratta,
come pensano gli adepti della setta nostrana, di un piccolo gruppo che dirige
l’orchestra ma certo l’opinione di certi pezzi da novanta conta il triplo degli
altri… perché quando operano sul mercato succede come se un elefante mettesse
la zampa nella vasca da bagno piena d’acqua…
Dove sono tutti quelli
che dicevano che la Brexit non avrebbe avuto conseguenze? I grillini non
erano gli alleati di Farage? La sterlina quanto ha perso? E l’inflazione
nel Regno Unito come va? Ci si prepara ad un esodo del settore finanziario da
Londra che pesa sul PIL più del 13 %,come dicono alcuni giornalisti male
informati, incluse le Clearing Houses, cioè dove stanno i soldi? E le
banche americane resteranno a Londra senza passaporto europeo o andranno dai
massoni di Amsterdam? E poi che significa rimanere nel mercato interno? Per
farlo, a parte il rispetto delle altre libertà del Trattato che sono
negoziabili, checché ne dica la Commissione, occorre che gli inglesi rispettino
le norme ed i controlli europei e forniscano la cooperazione. Sono disposti a
farlo? Un pasticcio. Non lo avevamo scritto?
Se vince il no ci
troveremo in un altro pasticcio, purtroppo, perché lo spread salirebbe e
la raccolta per pagare le scadenze del nostro debito per il 50% è internazionale e gli investitori non ascoltano quel che si dice a Gallipoli… Ci vorrebbe un po’ di saggezza, prudenza, anche
senza fidarsi di Renzi, ma temiamo che i votanti preferiscano i videogiochi e
non riflettano sulle conseguenze negative per noi nel respingere una
brutta riforma.