Rosa Elisa Giangoia
Il Ministero dell’Istruzione è in mano all’incompetenza e
alla casualità
ormai da troppo tempo. Si sono succeduti ministri di alto
profilo accademico
(Profumo, Carrozza, Giannini) e ministri di assoluta
impreparazione e incompetenza
(Gelmini, Fedeli, ecc.), elevati a quel rango non si sa per
quali meriti
politici o di altro tipo, sia dall’uno che dall’altro
schieramento parlamentare,
tutti molto deludenti, se non totalmente negativi, i primi per
scarso impegno,
i secondi per incapacità. Ora siamo capitati in mano a questa
Lucia Azzolina,
giovane inesperta, alla quale sono state sottratte le
competenze
sull’Università per darle in mano ad un tale di cui non si sa
nulla, che pare
non faccia nulla, che mai compare sul palcoscenico del
teatrino della politica,
benché l’Università avrebbe molto bisogno di interventi…
Forse si pensava che mettere l’Azzolina a capo di quel
Ministero fosse
assegnarle una sine cura, darle un posto di prestigio
(chissà come
meritato?) in cui potesse far vetrina, come per lo più le
Ministre prima di lei.
Purtroppo la sorte e il caso hanno deciso diversamente: la
pandemia ha imposto
decisioni importanti al Ministero dell’Istruzione e lei se l’è
cavata con la
chiusura delle scuole da marzo fino alla fine dell’anno
scolastico, con la
didattica on line (su cui abbiamo già espresso tutte le nostre
riserve) e su
esami di terza media e di maturità pro forma, tali appunto
solo formalmente,
svuotati di ogni reale possibilità di una seria verifica e
valutazione delle
competenze, conoscenze e capacità dei ragazzi.
Ad un certo punto inevitabilmente, persistendo il contagio
da COVID 19, si
è aperta la questione di organizzare il prossimo anno
scolastico e, a questo
punto, la Ministra ha dovuto “esprimersi”, “tirar fuori
qualcosa”, avvalendosi
di esperti, generosamente remunerati con denaro pubblico. E
così sono comparse
le Linee Guida, una cosa semplice, leggera, dove l’autorità
ministeriale non si
impegna più di tanto, ma … delega, demanda… Infatti, in nome
dell’autonomia,
tanto per non assumersi troppe responsabilità, viene delegato
alle singole
scuole come “garantire il ritorno alla didattica in presenza”,
destreggiandosi
tra turni, divisione
delle classi in più
gruppi, riaggregazione di gruppi di alunni di classi diverse e
anche di anni
diversi, didattica mista, un po’ in presenza e un po’ a
distanza, aggregazione
di diverse discipline in ambiti più ampi, possibilità di usare
anche i sabati
per favorire i turni.
Così si creeranno diversità e diseguaglianze in base alle
possibilità e
alle capacità inventive delle singole scuole. Ognuno farà da
sé e per sé quello
che vuole, o meglio che sa e che può fare.
Ci sono scuole con molti spazi, all’interno e all’esterno,
e scuole in
edifici angusti.
Tutto, però, rimane com’è, in quanto non si parla di
risorse aggiuntive, e
ciascuno insegnerà quello che vorrà e potrà, in quanto non si
fa neppure cenno
a condizioni minime. Tanto meno le famiglie potranno sapere
con un certo
anticipo come sarà organizzata la vita scolastica dei loro
figli nelle
settimane e nei giorni. Andranno tutti a scuola di sabato,
anche quelli che fanno
sport agonistico? Anche gli ebrei?
Ma la cosa più grave che emerge da queste “linee guida” è che la Ministra sembra non rendersi conto (o non volersi rendere conto?) che sia i turni, sia la didattica mista richiedono di aumentare l’impegno orario dei docenti o il loro numero, in quanto sarà necessario fare a un gruppo la didattica in presenza e all’altro quella a distanza, o il turno mattutino e poi quello pomeridiano.
Ma la cosa più grave che emerge da queste “linee guida” è che la Ministra sembra non rendersi conto (o non volersi rendere conto?) che sia i turni, sia la didattica mista richiedono di aumentare l’impegno orario dei docenti o il loro numero, in quanto sarà necessario fare a un gruppo la didattica in presenza e all’altro quella a distanza, o il turno mattutino e poi quello pomeridiano.
Ma, e questo è davvero grave, sembra che la didattica sia
del tutto
estranea agli interessi (e direi persino al pensiero) della
Ministra, la quale pare
aver di mira solo la sorveglianza e l’assistenza dei bambini e
dei ragazzi
durante la permanenza a scuola, in quanto, sempre in queste
“linee guida”, è
scritto chiaramente che il miliardo a disposizione per il
personale dovrà
essere dedicato preferibilmente all’assunzione di bidelli e
assistenti. Che per
la Ministra il problema della scuola in relazione al Covid 19
sia una questione
quasi esclusivamente di spazi e di sorveglianza si capisce
anche dalle sue
proposte di acquisire risorse educative dalle comunità locali,
basandosi anche
sull’associazionismo civile e servendosi di spazi messi a
disposizione da Enti
locali e altre realtà. Tutto questo comporta un lavoro di
progettualità e di
accordi intenso e pesante, gettato addosso alle singole
scuole, gratis et
amore dei? Chi passerà l’estate a individuare le
possibilità offerte dal
territorio e a stabilire le convenzioni, magari con uffici
pubblici che
lavorano in remoto? E a chi toccherà sanificare questi locali
esterni, ma usati
come scuola: a chi ne è proprietario o alla scuola che se ne
serve? Chi dovrà
accompagnare i bambini e i ragazzi minorenni in questi
spostamenti? Si creano
problemi a grappolo…
Ma in queste “linee guida”, foriere non di soluzioni, ma di problemi a catena, ciò che manca totalmente è l’idea di una organizzazione globale della didattica che si apra alla comunità locale, che si avvalga di competenze e attività esterne, che vanno organizzate in modo non estemporaneo, per essere veramente fruttuose. E chi farà tutto questo, sempre gratis et amore dei? E chi verificherà che tutto sia ben fatto, didatticamente costruttivo, culturalmente valido? Non si sa… Tutto è lasciato in mano all’improvvisazione, al “fai da te”. Ogni scuola è sola, si deve arrangiare come meglio può, per cui i dislivelli, le diseguaglianze educative, le opportunità formative saranno quanto mai differenziate, all’insegna della casualità, del “si fa quel che si può”.
Ma in queste “linee guida”, foriere non di soluzioni, ma di problemi a catena, ciò che manca totalmente è l’idea di una organizzazione globale della didattica che si apra alla comunità locale, che si avvalga di competenze e attività esterne, che vanno organizzate in modo non estemporaneo, per essere veramente fruttuose. E chi farà tutto questo, sempre gratis et amore dei? E chi verificherà che tutto sia ben fatto, didatticamente costruttivo, culturalmente valido? Non si sa… Tutto è lasciato in mano all’improvvisazione, al “fai da te”. Ogni scuola è sola, si deve arrangiare come meglio può, per cui i dislivelli, le diseguaglianze educative, le opportunità formative saranno quanto mai differenziate, all’insegna della casualità, del “si fa quel che si può”.
Il quadro che emerge è desolante: una Ministra allo
sbaraglio, nonostante
la pletora di consulenti… Ma il Consiglio dei Ministri non è
un organo collegiale?
La Azzolina ha mano libera? Non penso proprio sia così! Tutti
sono d’accordo
che la scuola continui ad essere solo e sempre terreno dove
risparmiare, tanto
che di tutti quei soldi che ci darà l’Europa (se ce li darà)
alla scuola non
toccherà nulla. A lei viene lasciato il ruolo folkloristico di
catturare l’emotività,
dicendo che gli studenti le stanno a cuore e che per loro si
prospettano scuole
colorate, sale di musei, sale cinematografiche e tante altre…
inutili cose!
La questione è molto seria: questa mala gestione della
scuola ricadrà
pesantemente sul futuro del nostro paese, in quanto si
creeranno generazioni
future di livello formativo più basso rispetto a quelle degli
altri Stati, con
cui non potranno competere. Tutto questo per responsabilità di
uno Stato che si
è assunto l’onere dell’istruzione di tutta la popolazione,
almeno fino a 16
anni, ma non trova la determinazione per dare piena attuazione
a questo
obiettivo che ha fatto passare l’istruzione dei giovani da
questione privata,
di competenza e onere delle famiglie, a compito dello Stato
che, essendoselo
assunto, deve adempierlo in modo sostanziale, non solo
formale, con tutti gli
oneri che comporta, anche in tempi problematici, come gli
attuali. Invece…
siamo alle nozze coni fichi secchi!
Ma allora la colpa non è
della Azzolina,
ma di tutto il Governo che rema contro la scuola?
La risposta è semplice.
Se pensiamo che
l’Italia è l’unico grande Paese europeo che non solo ha chiuso
l’anno
scolastico senza riaprire le scuole, ma che al momento non è
neppure in gradi
di dare prospettive chiare e sicure sulle riaperture a
settembre, si capisce
che è un Paese che ha un Governo che non dà alla scuola
l’importanza che deve
avere, come è risultato evidentedal caos in cui è precipitata
la scuola durante
l’epidemia, emblema perfetto dell’incapacità di questo Governo
a trazione
grillina, che indubbiamente non sta facendo meglio negli altri
settori.
Ma limitiamoci ad una più circoscritta considerazione sul
rapporto tra le
linee di questo movimento e la scuola. Il M5S disprezza il
sapere, come
dimostra l’affidare posti di responsabilità e prestigio a suoi
esponenti
incompetenti (in primis Di Maio), ma soprattutto è un
movimento che ripudia la
razionalità logica e mette in dubbio la conoscenza
scientifica, privilegiando
fantomatici complottismi e pensieri magici di ogni tipo. A
loro che formazione
interessa dare ai giovani? Inoltre in questa sistematica (e
temo anche
programmatica) distruzione della scuola all’incompetenza si
somma la protervia
e la pretesa di scaricare su altri le conseguenze di questo
fallimento.
Se la scuola statale italiana sopravviverà, sarà ancora
una volta per la
dedizione e l’impegno individuale dei singoli presidi,
docenti, amministrativi
e personale non docente: come sempre.