domenica 19 marzo 2017

UNO VALE UNO MA... COME LUI NON C'E' NESSUNO


Carlo Biancheri

Non intendiamo attardarci su quel che abbiamo ripetuto da anni e cioè che la setta non è democratica per definizione (‘fidatevi di me…’) e che la sua organizzazione interna contrasta con i principi costituzionali sull’organizzazione stessa dei partiti politici o movimenti che dir si voglia, pur in assenza di una legge  in attesa di approvazione dal Parlamento. Il fatto è presto detto. Quando i bambini giocavano a nascondino o ai quattro cantoni e non con Internet, succedeva, non di rado, che il perdente dicesse: basta, non gioco più oppure che volesse modificare a posteriori le regole del gioco per vincere lui. Ecco, di questo si è trattato a Genova nella selezione del candidato sindaco nel M5S: se non si riesce a vincere con una consultazione locale la si rifà nazionale… tanto i votanti che ne sanno? Mica leggono i giornali… La sola differenza è che i protagonisti in ‘commedia’ sono (o dovrebbero essere…) degli adulti…
Leggiamo, invece, su la Repubblica del 18 marzo 2017 l’intervento del direttore di MicroMega, Paolo Flores d’Arcais, intitolato: Ma così il movimento non è più votabile! Poffarbacco, è caduto dal pero! E con lui tutta la pletora delle quinte colonne di sedicenti intellettuali sinistri ben pasciuti, per non parlare del foglietto quotidiano… L’atteggiamento di questi signori che si pongono come intelligentzia, ripetendo formulette di soggetti paludati, da strapaese, che reputano la loro visione del reale come la conclusione del sapere, un clima che ricorda  la dittatura di Croce in cultura quando nessuno aveva il coraggio di smarcarsi e dire come nella novella di Pirandello: “il treno ha fischiato…” Ciò ha fatto sì che  non si andasse oltre, in filosofia, all’idealismo, marxismo incluso…, alla fenomenologia e a Heidegger, al positivismo, al kantismo e a un po’ di popperismo, rimanendo il paese attardato rispetto ai centri di cultura europei.
Quanto ci voleva a capire che protesta e proposta sono cose diverse? O forse si ventilava la famosa palingenesi degli oppressi che, una volta mandata a gambe all’aria la ‘struttura di potere’ attuale, avrebbero poi ricostruito l’Eden dove pace e giustizia regneranno, il lupo e l’agnello si abbracceranno… e vissero tutti felici e contenti.
Noi poveretti a sentire parlare nell’italiano ‘creativo’ il giovane Di Maio o il Dibba, l’eminente Tominelli, scienziato costituzionale, la Lombardi, sempre aggraziata, la capretta sacrificale a Roma (‘stiamo lavorando’…), Madamìn a Torino che farà mangiare tutti vegano nella sua città (quantomeno i bambini a scuola…), avevamo già capito come sarebbe andata a finire.
Avremmo voluto parlare di cosa ci succederà  quando la BCE smetterà di comprare titoli per sessanta miliardi di Euro al mese (non milioni come dicono le giornaliste televisive più esperte di cucito che di economia) e che conseguenze ci saranno per un paese come il nostro che, per evitare la rivoluzione,  ha alimentato un debito pubblico mostruoso. C’è una interessante intervista sull’ultimo numero de l’Espresso a Valery Giscard d’Estaing, novantunenne, già presidente francese, che, pur sottacendo i suoi errori…, dice con una chiarezza fulminante come sia andata veramente in Europa. Dalla sua analisi emerge  che i politici che sono venuti dopo erano dei principianti in confronto di quelli della sua generazione. In pratica, sostiene quel che anche noi, poveretti, abbiamo scritto in questo blog e cioè che lo scopo dell’ingresso del Regno Unito nella UE, per pressione americana (e massonica…, aggiungiamo noi), era quello di trasformare la CEE in un mercato di libero scambio e non certo in un’unione. L’allargamento a ventotto è stato molto mal gestito, anche da Prodi, che fà la figura del facilone, per non aver previsto alcunché nell’assunto che ‘siamo tutti fratelli’… Un giro nei paesi ex comunisti non se l’erano neppure fatto e quindi hanno lasciato credere loro che sarebbe arrivata  la ‘panacea’ con l’adesione alla UE. La Merkel, con la durezza di una donna cresciuta all’Est nella DDR, non ha compreso che distruggeva il giocattolo se metteva gente come Santer, Barroso o Juncker, esponenti di paesi insignificanti o piccoli, alla guida della Commissione: certo nessuno l’ha disturbata, ma ora che se la deve vedere da sola con Trump e poi con Pechino e, fra poco, con Delhi o financo col sultano, comincia a capire che l’Europa serve a qualcosa…
Chi conosce i meccanismi europei sa benissimo che non si ottengono risultati se non c’è buona volontà e solidarietà da parte degli Stati membri e questo è possibile solo se i paesi fondatori sviluppano una vera convergenza che comporta anche un cambiamento di atteggiamenti umani e di cultura, di soggetti che ragionano ‘europeo’ (Erasmus vuol dire poco…). Giscard traccia l’ambito di una vera armonizzazione che fatalmente può avvenire inizialmente solo tra pochi – ma noi ce la faremo? Secondo me, i nostri politici non ne hanno la minima idea, perché non capiscono ancora adesso cosa significhi attuare la normativa comunitaria e rispettarla… - che poi si estende agli altri per osmosi. Ci vuole una visione, a cominciare dal Ministro dell’Economia che è certo un rispettabile economista e funzionario di organismi internazionali, ma che non sembra marcare una linea di sviluppo per il Paese: il cambiamento che viviamo è epocale, ma questo non è un motivo per rinunciare a trovare sbocchi di mercato e di migliore produttività, riqualificando le persone. Ci vuole molta lucidità nel conoscere e consapevolezza che l’inazione vuol dire lasciar spazio al malaffare che sguazza nel nostro paese proprio per l’irresponsabilità dei politici.