lunedì 31 agosto 2020

ANCORA SUL REFERENDUM


Pubblichiamo queste riflessioni del prof.  Nunziante Mastrolia che ci sono pervenute tramite STRONCATURE (stroncature@substack.com), in quanto le condividiamo e ci pare interessante farle conoscere ai nostri lettori

L'ANTIPARLAMENTARISMO E IL REFERENDUM COSTITUZIONALE

 di Nunziante Mastrolia

La vera ragione per la quale il Movimento Cinque Stelle vuole ridurre il numero dei parlamentari è che loro sono contro il Parlamento e quindi anti democratici.

È una questione legata alla riduzione dei costi della politica, dite? Questa argomentazione è un grimaldello, un Parlamento con meno parlamentari costa meno, ma un Parlamento senza nessun parlamentare costa ancora meno. Quindi se è una questione di costi, meglio chiuderlo (ragiono per assurdo, sia chiaro). Non è una questione di costi, è una questione di democrazia.

Dunque, i Cinque Stelle sono anti-parlamentari e quindi anti-democratici. Una forza politica liberticida e illiberale. Esagero? Vediamo.

Allora, chi è il loro nume tutelare? Ce l’hanno tatuato addosso ed è Rousseau. E che dice Rousseau? Dice che a governare deve essere la volontà popolare (lui parla, furbescamente, di volontà generale, così il concetto lo puoi manipolare come meglio ti piace). Solo che la volontà generale, che tutto può (anche decidere di mettere a morte le minoranze) non può essere delegata nè frazionata. È tutto il popolo insieme che deve governare. Bella cosa, vero?

Se non fosse che è materialmente impossibile, tanto che nemmeno nella sua Ginevra sono mai stati a sentirlo. Allora che si fa?

Tutti coloro che hanno rifiutato il regime parlamentare, e sono tanti (anti parlamentari erano Lenin, Hitler e Mussolini), visto che non posso far governare tutto il popolo, nè possono imporre apertamente un governo smaccatamente anti democratico, son dovuti ricorrere a un trucchetto. Devono dire che qualcuno è più popolo di un altro e che per questo solo quel qualcuno può rappresentare a pieno gli interessi di tutto il popolo.

Per i nazisti erano gli ariani o il Volk millenario, per i comunisti il proletariato (guarda caso definito anche la “classe generale”, in quanto , scrive Massimo L. Salvadori “ha il compito di cambiare dalle fondamenta e irreversibilmente l'intera organizzazione dei rapporti tra gli individui e le classi sociali”); per i fascisti, gli iscritti al partito. E per i grillini? Semplice, chi li vota.

Gli altri per definizione sono corrotti e collusi con chi ha governato il paese sinora, e pertanto sono infetti. Del resto che volevano dire quando dichiaravano di voler aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno? Che in quell’emiciclo si nascondeva tutto il marcio del paese e solo con il loro ingresso si sarebbe purificato.

Pertanto, solo loro, in quanto incorrotti e incorruttibili, possono rappresentare a pieno gli interessi del popolo. Non servono dunque le istituzioni repubblicane, nè lo stato di diritto che limitano il potere di chi governa, nè serve la democrazia liberale che tutela anche le minoranze.

Che senso ha dare voce alle minoranze se sono corrotte? E che senso ha imbrigliare il potere di chi per definizione può fare solo il bene? Meglio, per il bene di tutti, dargli il potere assoluto e silenziare tutti gli altri.

Dunque, i grillini sono anti-democratici e illiberali e il migliore scenario possibile sarebbe per loro quello in cui hanno tutto il potere. Del resto lo hanno detto in più di una occasione.

Qui si innesta un fatto particolare. Zingaretti e Bersani vanno sostenendo che la sinistra ha sempre voluto la riduzione del numero dei parlamentari. Precisiamo. Quale sinistra? Quella comunista, a quanto mi risulta.

La cosa non deve stupire, perché anche la matrice culturale del PCI affonda le sue radici in Rousseau, anche loro erano (e, come pare, continuano ad essere) anti parlamentari. È il partito, avanguardia del proletariato, vale a dire il benefattore dell’intera umanità che conta, non il Parlamento. Conta la politica, dunque, non le istituzioni.

“Ma come?”, dirà qualcuno, “Il PCI di Togliatti ha difeso strenuamente il Parlamento”. Certo, ma era puro tatticismo, visto che quella era la trincea più avanzata nella quale potevano arrivare in una liberal-democrazia occidentale era meglio difenderla quella trincea e temporeggiare (democrazia progressiva). Prima o poi la vecchia talpa sarebbe riemersa dopo aver a lungo scavato e tutto sarebbe cambiato. Certo poi Berlinguer tira fuori la questione morale (tutti corrotti, tranne il PCI) e il vecchio anti parlamentarismo, o grillismo ante litteram, viene fuori. Gli scappa.

Dunque, Zingaretti e Bersani sostengono il taglio dei parlamentari perché vengono dalla stessa tradizione politica dei grillini e come il cane di Pavlov hanno un riflesso condizionato (è l’imprinting che li ha fregati): appena sentono che possono indebolire il Parlamento gli viene l’acquolina in bocca.

E qui c’è un aspetto che è la prova (l’ennesima) della sconcertante miopia politica della sinistra.

Zingaretti e Bersani per sostenere il taglio dei parlamentari voluto dai grillini dicono che quella è una riforma che i loro partiti perseguono da quarant’anni e cercano così di intestarsela.

Solo che non si rendono conto del disastro che fanno. In un sol colpo ammettono che per quarant’anni non sono stati in grado di fare quella riforma che il M5S ha fatto nel giro in un paio di anni (perché in quanto forza anti parlamentare, quello è il loro core business). Così facendo si pongono da soli in una posizione ancillare rispetto al M5S, si auto nominano cavalier serventi. Volevano fare gli ufficiali della truppa grillina, e si ritrovano giustamente degradati a soldati semplici e di corvè a tempo pieno.


sabato 29 agosto 2020

AL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI VOTIAMO NO!

 

Carlo Biancheri

Votiamo NO perché:

 non è serio proporre una riforma costituzionale senza aver prima profondamente modificato il quadro  normativo e regolamentare del Parlamento che altrimenti non sarebbe in grado di funzionare;

 non è serio giustificare il taglio con un risparmio economico risibile quando in realtà si  propala la visione manichea  che la  politica e i suoi rappresentanti  siano un ‘male in sé’;

 non è serio  trascurare il fatto che vi saranno vasti settori del paese che non avranno un proprio rappresentante in Senato  mentre la rappresentanza sarà assicurata da due o tre forze maggiori tagliando fuori le altre;

 non è serio passare all’ultimo posto in Europa per numero di rappresentanti, calcolato sulla base dei votanti, con ciò rendendo sempre più distanti gli eletti dai cittadini;

 non è serio sostenere che il Parlamento sarà più efficiente quando le Commissioni parlamentari si ridurranno e  dovranno far fronte a competenze vastissime, né saranno in grado di controllare il Governo divenuto il solo organo legislativo,a scapito del Parlamento;

 non è serio trascurare il fatto che il Presidente della Repubblica verrà eletto con un numero spropositato di rappresentanti regionali –magari Consiglieri come ‘il trota’ (Bossi) o la Minetti, parte attiva delle ‘cene eleganti’- rispetto ai membri del Parlamento;

 non è serio annunciare che le riforme elettorali, regolamentari, ecc. avverranno in seguito: conosciamo la setta e abbiamo visto quel che è successo con la soppressione della prescrizione che doveva accompagnarsi ad una riforma sostanziale del processo penale e cioè nulla;

 non è serio sostenere che si renderà più efficiente il sistema quando gli elettori non potranno scegliere i candidati che saranno dei nominati di partiti e diverranno fedeli esecutori degli ordini ricevuti.

 L’obiettivo è quello di dare un colpo populista ulteriore alla democrazia rappresentativa da un’accozzaglia che raccoglie la setta 5S, la Lega con filo diretto con l’avvelenatore Putin, gli amici di Casa  Pound che vogliono il blocco navale - per affondare i canotti?- ecc.

 La strategia sottesa a tutto ciò è quella di  far prevalere la ‘volontà generale’ teorizzata da Rousseau e ripresa da Robespierre e Lenin in opposizione alla democrazia rappresentativa. Atteso che occorre interpretare quel che vuole il ‘popolo’ saranno pochi eletti come gli aderenti al sistema Rousseau o qualche guru, che si tratti del comico pregiudicato o dell’autore di libri sulle tematiche di Scientology, a farci sapere quale sia  questa ‘volontà generale’, trasformando i cittadini in sudditi cui viene ‘concesso’ questo o quello.

Sembra che la maggioranza degli elettori ignari di tutto voteranno a favore del taglio. Non sanno nulla, sono  vittime designate anche a causa dell’emittente televisivo pubblico che siamo obbligati a finanziare e che non propone dibattiti, la RAI che chiameremo EIAR, come ai tempi del ventennio, in quanto propagandista per il governo di turno.

 La debolezza della politica sta qui, nel tergiversare  o nell’assumere un atteggiamento cerchiobottista come fa il Pd.

 Noi invece continueremo a denunciare l’impostura.

 

martedì 18 agosto 2020

I SALVAGENTI DI SALVINI

Rosa Elisa Giangoia

      Ormai è chiaro, Salvini è in difficoltà e sta affannosamente cercando dei salvagenti, non quelli reali, come gli immigrati naufraghi a cui da sempre si contrappone, ma quelli propagandistici, fatti di parole, capaci anche di far apparire vero quello che non è, importante ciò che non conta nulla...                                 È in difficoltà perché i sondaggi lo danno in forte perdita di consensi, a tutto vantaggio (purtroppo!) di Giorgia Meloni che (poveri noi!) avanza verso una possibile leadeship del centro-destra.                             La situazione di Salvini è apparsa molto chiara durante l'intervista a La7 del 17 agosto scorso. Incalzato dalle domande di Parenzo e Telese, appariva evidentemente a corto di argomenti. Ormai ha capito che la tematica degli immigrati si è esaurita, non fa più presa sul pubblico e nemmeno il suo rinvio a giudizio, nonostante continui a ripetere che rischia 15 anni di galera per aver difeso i confini, ecc. ecc., non commuove, nessuno si è mosso in suo favore, nessuno è sceso in piazza con gli striscioni a sostenerlo...  Ma dato che la sua indole profonda è quella del piazzista, di chi mira ad apparire, non a essere, come d'altronde la maggioranza dei nostri politici, lui e Renzi, partecipanti a quiz televisivi, altri, venditori di bibite allo stadio, come Di Maio, pr in discoteca, come Zaia, non più ormai uomini di studio e di prestigio intellettuale. Anche Salvini ha pensato bene di comportarsi da pr di se stesso e del suo partito e cerca di inventarsi una nuova immagine. Ha tentato di accamparsi come negazionista del Covid19, sulla linea dei peggiori politici del nord e del sud America, da Trump a Bolsonaro, ha provato a farsi paladino dei gestori di discoteche, ma soprattutto si è proposto quale difensore e propagandista del localismo turistico-tradizionale. Infatti nell'intervista ha detto chiaramente che il suo partito si impegnerà per difendere "l'Italia dei profumi e delle cucine locali", quelle identità che fanno la differenza del nostro paese dagli altri, nella pluralità di risorse che fanno sì che il nostro paese sia uno da Bolzano a Lampedusa. E così ecco qua un nuovo Salvini, "poeta dei campanili", che lancia questo nuovo messaggio, questa nuova linea politica dalla Toscana, forse la regione d'Italia in cui, tra il serio e il faceto, le contrapposizioni localistiche sono ancora molto vive (non a caso qui si pubblica "Il vernacoliere"). Lui, con il cannocchiale puntato dalla super-elegante Forte dei Marmi, ha poi cercato di cogliere gli elementi deboli della regione: le linee ferroviarie a scartamento ridotto, le lunghe attese nella sanità, ecc., illudendosi di recuperare un taglio politico al suo dire. In realtà quello che è emerso è un Salvini che riesuma, magari inconsapevolmente, quella linea di Strapaese, fiancheggiatrice del fascismo populista, tradizionalista e antieuropeo, sostenitore del folclore e delle tradizioni locali. Uno, neppure capace di riciclarsi in innovazione e novità, come può capire e risolvere i problemi del nostro paese?


venerdì 14 agosto 2020

L'ITALIA POTRA' TRASFORMARSI CON QUESTA CLASSE POLITICA?

Carlo Biancheri


Alla vigilia di un Ferragosto inquieto tra la pandemia che riprende e l’assenza di una linea chiara nella politica del paese, tema che ci riguarda tutti, proviamo a formulare qualche riflessione.
L’Europa è intervenuta e ha posto in campo risorse rilevantissime, accettando un debito comune. L’avvocato del popolo, il cui eloquio ci ricorda quello descritto dall’amato Manzoni a proposito del dottor Azzeccagarbugli, ha tenuto la posizione ma non è stato la causa della svolta dovuta, invece, a Francia e Germania e resa possibile dalla felice ‘dipartita’ del Regno Unito: si è tornati alla solidarietà europea in un momento di grave difficoltà per tutti e da soli non ce l’avremmo fatta.
Le tesi dei mentecatti, sovranisti de’ noantri, sono state battute su tutto il fronte: non è vero che quel che ci dà l’Europa lo paghiamo con i nostri soldi in quanto eravamo – e non siamo più…- contributori netti dell’Unione perché ci sono miliardi di Euro concessi a fondo perduto e l’Italia ne è la maggiore beneficiaria.
Non è neppure vero che avremmo potuto reperire gli stessi soldi sul mercato finanziario in quanto i prestiti saranno concessi a scadenze lunghissime (trent’anni almeno) e a costi irrisori rispetto alle condizioni di mercato, mercato che non fà beneficenza, cambia repentinamente a seconda del rating degli analisti finanziari e del comportamento dei governi.
Non è vero che avremmo potuto usare i diritti speciali di prelievo del Fondo monetario internazionale che sono riservati agli Stati in condizione di possibile default e, inoltre, il Fondo pone condizioni rigorosissime per concedere finanziamenti.
Non è vero che possiamo fare a meno degli investimenti esteri tenuto conto dei soldi degli italiani che sono nei conti correnti delle banche e, in generale, del risparmio nazionale: solo un improvvisato comunista  padano o uno della setta pentastellata o un vetero marxista otto-novecentesco può pensare qualcosa del genere che significa mettere in comune tutte le risorse quelle pubbliche e private, affidando il  tutto alle decisioni di uno Stato semifallito che si vuole etico cioè custode della morale: aboliamo il privilegio, a morte i ‘furbetti’, condanniamo gli inquisiti prima che siano giudicati, un po’ come si faceva nel West americano quando arrivava lo sceriffo e si preparava nel frattempo la forca  con cui impiccare lì per lì  i malcapitati.
Le risorse europee servono per investimenti, per riforme strutturali e non per la spesa corrente dello Stato. Alcuni ‘cantori’ nostrani, a cominciare dalla sciagurata setta pentastellata, vorrebbero approfittarne per diminuire le tasse, dimostrando ancora una volta l’impreparazione, l’inconsistenza politica: se usi misure una tantum per abbassare le tasse, che è misura strutturale, lo farai per un solo anno perché con quali coperture potrai farlo l’anno successivo?
Sappiamo benissimo cosa debba essere fatto - dare liquidità nella crisi era necessario ma lo si poteva fare molto meglio, senza i disastri dell’INPS e di un presidente politico e ciarliero, segnatamente ci riferiamo alla liquidazione della cassa integrazione… o all’attacco degli hackers al sito dell’Istituto… – e cioè bisogna fare investimenti per creare posti di lavoro, rendere efficiente la scuola, la sanità, la giustizia. La burocrazia ha le sue gravi responsabilità ma le leggi fatte con i piedi sono approvate dai politici ed i burocrati le applicano.
Si sente ripetere da questo o quell’esponente di partito: la Banca centrale europea deve intervenire…E perché mai? Dove sta scritto che la BCE debba fare quel che noi esigiamo essendo guidata da un Board dove siedono i governatori delle Banche centrali dell’area Euro? Reclamare il diritto ad essere aiutati dagli altri (…) non è forse una malattia infantile, come direbbe Marx in altro contesto?
Nel governo, oltre alla volontà del Capo del gruppo di operare senza controlli per via amministrativa, cioè con DPCM, di controllare i servizi segreti (…), di non essere per nulla trasparente, come emerso con la pubblicazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico, redatti nella fase acuta della pandemia, emerge una totale mancanza di  strategia coerente per far fronte alla crisi prevista in autunno. Per il momento abbiamo vissuto la fase dei sussidi, del blocco dei licenziamenti, dell’indebitamento senza remore ma adesso bisogna sapere cosa fare e non crediamo affatto che l’Avvocato del popolo, che si perde in mille particolari, lo sappia.
Il partito democratico appare unito dal rifiuto delle elezioni per il timore di perderle ma non emerge una politica. Si oscilla tra gli eredi di una tradizione togliattiana cioè stalinista all’italiana che privilegia gli schieramenti sulle proposte e, quindi, i 5S sono, tutto sommato, ‘compagni che sbagliano’ non  avversari e quelli di una sinistra già democristiana che ha perso l’anima: non basta esser stati seguaci di un Zaccagnini per definire una politica; se si proclamano certi valori bisognerebbe cominciare a viverli, come fecero, del resto, Dossetti e La Pira  per svilupparli ulteriormente. Nella cultura politica di questa componente il mercato non è soppresso, è corretto, controllato perché non c’è nessun progresso se il potere economico passa dalle mani di pochi privati a quelle di pochi politici come avvenuto nei paesi del comunismo reale. Il ritorno allo Stato padrone non assicura affatto l’efficienza. La Cdp ha appena comprato i gelati Sammontana (!), come faceva l’IRI con Motta e Alemagna, produttori di panettoni, con i risultati che conosciamo: una perdita annuale, sanata con le risorse fiscali… Forse l’IRI sapeva gestire le imprese? E la Cdp sa scegliere i managers giusti per fare i gelati? Inoltre, la Cassa depositi e prestiti amministra il risparmio postale e se investe in capitale di rischio come rimborsa i clienti delle Poste, in caso di perdite? Occorre un supplemento di riflessione e non pensare alla Cdp come un bancomat, buono per ogni circostanza…
La crisi attuale parte da lontano e ci si accorge di ciò dal linguaggio dei politici che prescinde dai contenuti ed è tutto formale:
-          bisogna prendersi le proprie responsabilità;
-          sono determinato;
-          ci metto la faccia;
-          stiamo facendo un percorso (senza meta? Il cammino è la meta?)
-          stiamo lavorando.
Forse Hitler, Mussolini, Franco, Stalin, Mao, Pol Pot o Castro non potevano dire lo stesso?
Non si vive di sussidi o di provvedimenti tampone, specie quando non si sa che pesci prendere (…) e qui arriviamo al cuore del problema. Già Platone si era accorto che sulla cosa pubblica tutti vogliono mettere becco mentre se si fà una guerra si cerca uno stratega e, del resto anche noi se dobbiamo subire un’operazione importante cerchiamo un bravo chirurgo non il macellaio all’angolo della strada (…). Ma l’attuale situazione politica è piena di dilettanti, di apprendisti, di ministri velleitari che combinano un pasticcio in fila all’altro a cominciare dalle relazioni internazionali dove,anche grazie allo scienziato giovinetto, ci siamo fatti cacciare dalla Libia, il cortile di casa, a vantaggio dei turchi. Certe cose si pagano e la gente italica ha molte responsabilità a non aver votato in modo ragionevole: queste sono le conseguenze.