Rosa Elisa
Giangoia
Nell’attuale dibattito, piuttosto vivace, all’interno della Chiesa e più in generale nel mondo cattolico, le argomentazioni che vengono addotte, pur su argomenti diversi, sono per lo più testimonianza dell’aridità culturale di questo tempo, in quanto derivano molto spesso da stati d’animo o da valutazioni di tipo pratico e contingente, prive del sostegno di un metodo. Quelle che mancano sono argomentazioni fondate su principi filosofici basati su una corretta ontologia. Tutto ruota all’interno del soggetto, per cui l’opinione viene a coincidere con la verità, o meglio con quello che si ritiene che questa sia. Questo in una Chiesa ormai completamente clericalizzata, sia nella componente dei sacerdoti che in quella dei laici, in quanto quello che doveva essere il carisma si è trasformato, ahimè, in potere e non vi è più capacità di ascolto delle ragioni degli altri. Una Chiesa chiaramente sulle difensive, in quanto teme l’estinzione, per cui, invece di vivere secondo una spirito di comunità, tende ad assumere al suo interno atteggiamenti da caserma, con arroccamento di chi detiene il potere, spostamento o rimozione di chi non condivide, premiazione di chi pedissequamente si adegua, fino al “Vietato lamentarsi” posto da papa Francesco sulla sua porta in Santa Marta.Per capire questo attuale andazzo della Chiesa bisogna rifarsi al sovvertimento avvenuto nella teologia tedesca quando alla Scolastica di Tommaso alla Metafisica di Aristotele, si sono sostituite le filosofie di Kant e di Hegel, non tenendo presente, tanto per usare una scorciatoia semplificativa, ma efficace, quel che Marx giustamente sosteneva, cioè che Hegel faceva camminare gli uomini con la testa al posto dei piedi…In questo capovolgimento di prospettiva, molti sacerdoti, allontanandosi dal sacro, per diventare sempre più funzionari, tanto per giustificare il loro mestiere…, forse anche stanchi di un bimillenario sperare…, hanno progressivamente cercato di accordarsi sempre più con il mondo. Moneta corrente è la linea dualista, secondo cui la libertà è il pensiero, enfatizzata da papa Francesco con il discernimento ignaziano degli spiriti come chiave di volta, che per chi scrive è piuttosto puro solipsismo secentesco …Tra i teologi contemporanei riemerge come fiume carsico il modernismo che consiste nel considerare il dogma l’espressione di un sentimento religioso in un dato momento storico, trasformando, tra l’altro, l’atteggiamento di fede in stato d’animo. Questo porta ad una religiosità di tipo affettivo-sentimentale in cui rilevante è che cos’è Cristo per me, per la mia esperienza soggettiva e personale, da cui nasce una morale da costruire come se Dio ci fosse che mette insieme credenti e non credenti e tutte le religioni. Tutto questo senza tenere conto di Dio che si rivela agli uomini di Sua iniziativa. Anzi, valorizzando il mito storicista secondo cui Storia e Verità coincidono, cosa che appare immediatamente inconsistente se consideriamo le esperienze tragiche del nazismo, del fascismo e del marxismo, le catastrofi nucleari, i genocidi. Allo stesso modo il progresso umano non può coincidere con la salvezza, specie con la forzatura dell’insostenibile teoria teilhardiana, secondo cui il Cristo sarebbe l’omega dell’evoluzione umana… Ma queste posizioni saltano a piè pari certi interrogativi di fondo, imprescindibili nell’esperienza umana, quali: qual è il fine della vita? Qual è la ragione del male? Perché gli innocenti soffrono? E il limite dell’uomo? Qual è la differenza tra il senso e il non senso? E poi l’interrogativo determinante: l’uomo cerca Dio e se lo costruisce? A costruirselo sono stati i Greci con il loro antropomorfismo, già criticato in antico da qualche pensatore, come Senofane, e sentito da molti uomini del tempo come insufficiente, tanto da cercare risposte e consolazioni nella pratica dei misteri. Ma i Greci, consapevoli dell’insoddisfacente mondo da loro creato, l’avevano sottoposto ad altre entità, il fato, la nemesi, ecc… La fiducia nel progresso, invece, conduce ad un generico umanitarismo: una Chiesa che cerca di trasformare il mondo per portare la pace universale, che si muove in una dimensione orizzontale, facendo proprie le posizioni di organizzazioni che guardano alla protezione della natura, alla generica fratellanza degli gnostici nel tentativo (vano) di risolvere i mali terreni dell’uomo nel mondo, mettendo in ombra la sua destinazione eterna.
Le
preoccupazioni per l’affievolirsi della percezione del mistero si ritrovano in
Dostoievskj, quando, nella Leggenda del grande Inquisitore, descrive
il cardinale gesuita che, nell’assolata estate spagnola, rimprovera Gesù di
esser tornato. Forte è la critica nei confronti della Chiesa cattolica che, a
suo avviso, trasforma la fede della gente in dominio, senza altra finalità che
il mantenimento dell’ordine, contenendo l’angoscia del vivere. Così si finisce
per dimenticare la causa dell’operare umana che è la sequela di Cristo per i
credenti. Del resto Solov’ëv lo aveva profetizzato circa centocinquant’anni fa,
preconizzando la vittoria della gnosi, cioè dei massoni…: la trascendenza diviene
immanenza e la preghiera, solidarietà umana…Quanti, dentro e fuori la Chiesa,
si attestano su queste posizioni sono filosoficamente poverissimi, perché non
prendono sul serio il reale, in quanto di professione apologeti della propria
idea… In questa linea di pensiero i problemi dell’uomo ed il suo scacco restano
intatti, così come la scelta tra bene e male, come il dolore individuale che il
destino trionfante della specie non può consolare e sanare, come, ad esempio,
nella sofferenza personale per la perdita di una persona cara…
Non vorremmo
che oggi nella Chiesa ci fosse troppa religione, intesa come
ritualità, e poca fede, come diceva Lutero, all’origine, tra gli altri,
del regno del soggettivismo contemporaneo di cui già Benedetto XVI si lamentava.
In contrapposizione si auspica l’alternativa che teologicamente dovrebbe
consistere in una seria antropologia cristiana fondata sui prolegomena fidei,
nella spiritualità della tradizione dei Padri, dell’apertura del cuore,
enfatizzata dal profeta Osea, e nell’umiltà conforme all’autentica tradizione
benedettina e francescana in contrapposizione all’attivismo che diventa
facilmente materialismo…
Il nocciolo
della questione comunque è a monte, ovvero in una diversa altezza e profondità,
in quanto si tratta di non ridurre tutto nell’ambito della sfera
dell’esperienza che contraddistingue l’esistenza, ma di dare la precedenza alla
ricerca del ‘che cos’è delle cose’.