Carlo Biancheri
I nostri venticinque lettori sanno
che abbiamo sin qui esitato a sparare sulla Croce Rossa, nella fattispecie il
governetto, cioè la cerchia di amici che vanno dal Chianti al Casentino, alle
contrade senesi che gestiscono con attitudine Rodomontesca un paese che,
nonostante le aspirazioni dei massoni sabaudi, non si è ancora formato,
unificato e non riesce a funzionare.
L’alternativa è infatti quella di
un’armata tipo Brancaleone (del film per intenderci) con l’ottantenne che ha
così ben operato per il paese, specie nelle cenette eleganti o nei suoi affari,
o di quelli che vogliono fare il blocco navale per i migranti e uscire
dall’Euro (e poi…? E il debito?), oppure di un gruppo che esitiamo a definire di
volenterosi in quanto supponenti, certo incompetenti, coordinati in setta non si
capisce bene se dagli adepti del pianeta Gaia, vedi Scientology, o dagli umori
di un furbacchione, comico in disarmo. Ci sono poi i duri e puri che non
accettano il mondo così com’ è ma vagheggiano il ritorno ad una comune che non è
mai esistita se non nei loro desideri…
Rodomonte vuol contare di più
sulla scena internazionale ed allora alza la voce in Europa, specie quando è
lontano dagli interlocutori. Cosa si propone? Sviare l’attenzione dai problemi
interni? Far capire agli incappucciati del Nord Europa, tutti “persone per bene”
che perseguono ostinatamente il loro interesse, infischiandosene degli altri,
che non siamo più disposti ad esser trattati come è avvenuto per lustri con i
governi precedenti?
Di chi è la
colpa?
Molto va addebitato a chi si è
servito di cariche pubbliche governative per accreditare il proprio profilo in
sede internazionale: diciamo che se non è stata la regola si è trattato,
quantomeno, della maggior parte dei casi (forse Monti, commissario al mercato
interno, si è preoccupato degli interessi italiani? O la Bonino, seguace dello
sciagurato liberista Bolkenstein, in materia di servizi che linea ha preso?
Anche come Ministro delle politiche comunitarie… Non merita menzionare il
Frattini e il Trattato di Dublino…). Invece di far l’interesse del Paese, i
soggetti in questione si sono adeguati alle parole d’ordine dominanti. Inoltre,
abbiamo mandato in posti chiave bassa
forza (ad es. giornalisti della cronaca di
Roma) che hanno imparato il mestiere e la lingua dopo anni…, danneggiando
l’interesse nazionale (ci riferiamo, tra gli altri, alle nomine in Commissione).
Ma molto si deve anche alla mancanza di serietà interna. Per quanti decenni si è
considerata la legislazione europea una superfetazione? I regolamenti e le
direttive qualcosa di lontano che non venivano regolarmente trasposte, tanto che
l’Italia era tra i Paesi con maggior numero di infrazioni comunitarie; norme
spesso stupide, come dice ora il governatore Visco, caduto dal pero e all’evidenza poco
informato dai suoi uffici, a proposito del
bail-in delle banche, ma sempre approvate da noi. Chi ci rappresentava
nelle discussioni al Consiglio Europeo? Dei funzionari ministeriali (o di
amministrazioni competenti) trafelati; a malapena conoscevano i problemi,
facendosi istruire con un meccanismo del tipo “telefono senza fili”, spessissimo
digiuni di qualsiasi lingua, incluso l’italiano corretto, e mandati
all’estero,per lustri, in viaggio premio a
motivo della diaria e per comprare
i mediocri cioccolatini belgi. Poi i diplomatici, e qui oscilliamo dalle stelle,
le eccezioni, alle stalle…, di norma portatori del disegno personale del Rappresentante
permanente di turno, attento ad evitare conflitti con le Amministrazioni
italiane, ma anche capace di far passare qualsiasi cosa, non si sa bene per
quale recondita ragione… Roma lontana, non in grado di monitorare ad ogni
istante gli sviluppi della normativa in fieri e delle decisioni nel caso
dei provvedimenti in materia di concorrenza. E, poi, quanti sono gli italiani
competenti ed alti in grado in Commissione ed in Consiglio o al
Parlamento Europeo dove si scrivono i testi? Si incontrano, periodicamente, come
i tedeschi ,francesi ed inglesi con i loro governi? Certo che no: per anni si
sono vergognati del loro Paese di origine…, salvo
eccezioni.
Conditio sine qua
non… è la competenza sugli argomenti in
discussione… e qui noi siamo già con un handicap per via della
competizione tra le Amministrazioni,gelose delle loro
competenze... Poi l’esperienza internazionale
che si acquista con gli anni e la capacità di parlare e convincere che suppone
diplomazia.
Questa è la via per acquistare
rispetto altrui, col tempo... La pre-condizione è quella di non adeguarsi alle
confraternite o agli slogans in voga nei centri di potere internazionale,
come, adesso, ‘matrimonio per tutti’, diritti per tutti… se si vuole sfidare gli equilibri consolidati anche dalla
nostra ignavia.
Sempre più si manifestano i limiti
di una cultura illuminista, che ha avuto i suoi meriti, ma che si è fermata alla
rivendicazione dei diritti individuali senza,cioè, saper costruire una
comunità di persone, affrontando i problemi in termini formali e cioè di
maggioranza/minoranza come fà Rodomonte; ha studiato pochino, a sentirlo
parlare, perché non affronta mai la qualità, il merito
del tema in esame. Sempre più è tramontato, tranne che per pochi sciocchi, il
mito storicistico che vede un progresso nella Storia quasi si trattasse di un
fil rouge, ineluttabile come il Fato: i tempi durissimi in cui viviamo non
ci lasciano intravvedere,allo stato, alcun progresso; al contrario assistiamo ad una
massificazione, ad un conformismo accentuati che si combattono solo
riacquistando una identità rubata, peso nella cosa pubblica e ritessendo i rapporti
umani.