martedì 7 giugno 2022

LA PACE SENZA GIUSTIZIA E' LATROCINIO (SANT'AGOSTINO)

 Carlo Biancheri

Nel nostro paesello da Commedia dell’arte - in effetti non ci sono tragici in Italia…

- tutto si trasforma in celia, in sceneggiata alla barone di Munchausen, anche la

guerra.

Il giovanotto educato al bar Sport di Milano Rogoredo e ai quiz televisivi, il tale

che stava meglio a Mosca che a Bruxelles e che nutre stima profonda per Putin

tanto da indossarne una maglietta propagandistica, ci informa che non vuole una

guerra alle porte del nostro paese… Caspita, ma la guerra c’è già… chi lo informa?

Non bisogna invadere la Russia, dichiara…: veramente è la Russia che ha invaso 

l’Ucraina…

Troppo poco si è fatto a livello europeo… oppure l’Europa ‘deve’…, sentenzia;

già ma l’Europa per certa destra o sinistra italica è considerata una specie di ‘colf’

tuttofare che deve rispondere alle esigenze del padrone cioè noi, titolari di diritti

ma mai sottoposti a doveri, anche se viviamo in uno Stato sgangherato che non

riesce neppure ad assicurare l’essenziale come la sanità, il lavoro, l’ordine

pubblico, l’educazione, la giustizia, i servizi per i cittadini peraltro vessati da

un’imposizione fiscale tra le più alte, per chi paga le tasse, si intende.

In questo quadro bisogna fare di più e più presto… sentiamo ancora.

Bisogna organizzare una Conferenza di pace a Roma con tutti e del resto il Santo

Padre… e così siamo passati al tango argentino, trascinando la fede in un fandango

come quando a Milano nei comizi affidava tutto al cuore della Madonnina, esibiva

il rosario senza recitarlo o la Bibbia senza leggerla, proferendo nel contempo frasi

contrarie al contenuto del Vangelo ma ostentando il segno del Tau di francescana

memoria: un francescanesimo promiscuo, diciamo così… Infine il viaggio in

Russia quale paciere dall’alto della sua autorità e da certi collegamenti e rapporti

(economici?) mai chiariti col regime di Putin del suo partito, si fa per dire…

Ma non è il solo, intendiamoci, anche il volpino avvocato del popolo, ’Giuseppi’,

l’amico di Trump, che per odio a Draghi si è inventato la differenza tra armi

offensive e difensive, leggasi: fionda e non carri armati; non fà che invocare

un’azione diplomatica – non capendoci niente al riguardo, anche perché non passò

l’esame di inglese (...)-, invoca qualcosa di irrealizzabile, allo stato. Vuol far cadere

Draghi a tutti i costi perché l’Italia merita uno come lui che ha così bene operato

con i servizi di intelligence e la pletora dei suoi amici tra cui il telepredicatore

durante la pandemia, quello delle mascherine cinesi strapagate e non a norma, o

i militari russi con libero accesso ovunque in un momento tragico per il paese,

oppure i mirabili provvedimenti economici che non hanno fatto che aumentare

il debito, quello cattivo, oltre all’incapacità di legiferare come acclarato col

provvedimento del 110% che ha reso il mercato delle costruzioni fuori controllo.

Bisogna aiutare l’Ucraina a sedersi al tavolo … cioè arrendersi?

Non c’è automatismo per l’invio di armi, si sente dire, che va inquadrato in una

prospettiva ‘strategica’: la mirabile strategia in che consisterebbe?

Gli amici di Putin da noi vanno dalla destra alla sinistra comunista e cioè

Berlusconi con Santoro, Salvini e Travaglio, giornaletti come Il Fatto quotidiano

di Padellaro e La Verità di Belpietro (interscambiabili), oppure filosofi del nulla

che passeranno alla Storia per l’incendio de La Fenice sotto la loro sindacatura,

storici squinternati, esperti d’arte che non conoscono neppure la differenza tra

monaci e frati e che in tv parlano indifferentemente di conventi e monasteri 

ignorando che i monaci sono nati mille anni prima dei frati (conventi)…, eroine

rosse da salotto, bastian contrari, esperti internazionali la cui scienza consiste solo

nell’aria corrucciata in televisione.

I consigli dei grandi vecchi della realpolitik all’Ucraina consistono nel cedere i

territori migliori senza tante storie, sorvolando sui massacri, i crimini di guerra dei

russi e le distruzioni di intere città: fecerunt desertum et appellaverunt eum pacem 

vale per i romani e vale anche adesso; tali consigli denotano un cinismo ed una

mancanza di rispetto per la persona, per l’altro ed il fastidio di fronte a individui che

preferiscono morire pur di non subire la violenza, l’oltraggio. 

Il mondo tragico e immanentista della loro visione considera gli uomini, i popoli

come pedine cioè come cose non come persone, l’opposto di quello che si legge

nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite.

In questo disordine sarà d’uopo tornare ai grandi come sant’Agostino il quale

reputa che la pace senza giustizia è un latrocinio… e questo deriva dalla definizione

che dà di pace nel De Civitate Dei quella di tranquillitas ordinis (De Civit. Dei 

19,13) una definizione geniale e molto profonda che spiega che la pace non è

mera assenza di guerra ma si fonda sul giusto: unicuique suum e del resto Agostino,

idolatrato dai kantiani per la sua nozione di tempo, è spesso ‘usato’ da certi cattolici 

in antagonismo a Tommaso, aristotelico. 

Nella crassa ignoranza diffusa, ahimè, da decenni nel pensiero cattolico tutto volto

alle ultime novità di successo nello spasimo di voler conciliare Chiesa e mondo, si

scambia spesso la pace con l’irenismo come quando si fanno marciare assieme con 

furbizia, tutta politica contingente, i pope ucraini con quelli moldavi che dipendono

dal Patriarcato di Mosca, tacendo sul fatto che i moldavi dipendono si da Mosca ma

nell’attuale frangente sono assolutamente contrari all’invasione russa, temendo per

loro stessi.

Agostino e Tommaso sul tema della pace sono convergenti anche se Tommaso, 

Doctor communis, definisce la legge umana rationis ordinatio ad bonum commune,

ab eo qui curam communitatis habet promulgata (Summa th. I-II q.90, a 4) e cioè la

legge umana deve rispondere alla ragione ed una norma ha valore di legge nella misura

in cui è giusta, con buona pace del relativisimo e del positivismo corrente incapaci di

definire ciò che è giusto se non in termini statistici. La legge umana intanto ha natura

di legge in quanto si uniforma alla ‘retta’ ragione e non vi possono essere sovrani

(v. dittatori come Putin) legibus soluti cioè al di sopra della legge perché il sovrano

non può essere al di sopra della giustizia e della legge naturale, come il rispetto per

la vita, che richiedono sempre la difesa del bene comune; dire che l’uomo deve agire

secondo ragione o secondo virtù è lo stesso che dire agire secondo il suo fine o le leggi

dell’Essere che regolano e dominano il mondo della vita-pensiero sia quello della

vita-azione (cfr. R. Pizzorni, Diritto naturale e diritto positivo in s. Tommaso

d’Aquino, ESD, Bologna,1999).

Il grande Pieper reputa che la giustizia sia rivolta all’uomo nel suo centro spirituale;

intanto egli è soggetto della giustizia in quanto è spirituale.

Per questo san Tommaso ritiene che una legge tirannica (in senso lato, v. l’operazione

Speciale in Ucraina di Putin) essendo difforme dalla ragione non è una legge in senso

assoluto ma piuttosto una perversione della legge (Summa th. I-II, q.92, a.1 ad 4).

Purtroppo nel mondo cattolico invece di riflettere su queste cose si dice altro, a tutti

i livelli, e così ci si si espone a quel che certi pensatori atei pensano della religione:

il papa fa bene a parlare così della pace perché predica il dover essere cioè ha una

funzione regolatoria ma la realtà è altra cosa. 

L’esatto contrario del pensiero della Chiesa fino al secolo scorso che ha centrato

il suo operare sulla vera efficacia che si fonda sulla prudenza che vuol dire scelta

dei mezzi appropriati per raggiungere il fine e non sull’utopia.