Carlo Biancheri
Nel nostro
paesello da Commedia dell’arte - in effetti non ci sono tragici in Italia… - tutto si
trasforma in celia, in sceneggiata alla barone di Munchausen, anche la guerra. Il giovanotto
educato al bar Sport di Milano Rogoredo e ai quiz televisivi, il tale che stava meglio
a Mosca che a Bruxelles e che nutre stima profonda per Putin tanto da
indossarne una maglietta propagandistica, ci informa che non vuole
una guerra alle
porte del nostro paese… Caspita, ma la guerra c’è già… chi lo informa? Non bisogna
invadere la Russia, dichiara…: veramente è la Russia che ha invaso l’Ucraina… Troppo poco si
è fatto a livello europeo… oppure l’Europa ‘deve’…, sentenzia; già ma l’Europa
per certa destra o sinistra italica è considerata una specie di ‘colf’ tuttofare che deve
rispondere alle esigenze del padrone cioè noi, titolari di diritti ma mai
sottoposti a doveri, anche se viviamo in uno Stato sgangherato che
non riesce neppure
ad assicurare l’essenziale come la sanità, il lavoro, l’ordine pubblico,
l’educazione, la giustizia, i servizi per i cittadini peraltro
vessati da un’imposizione fiscale
tra le più alte, per chi paga le tasse, si intende. In questo
quadro bisogna fare di più e più presto… sentiamo ancora. Bisogna
organizzare una Conferenza di pace a Roma con tutti e del resto il Santo Padre… e
così siamo passati al tango argentino, trascinando la fede in un
fandango come
quando a Milano nei comizi affidava tutto al cuore della
Madonnina, esibiva il rosario
senza recitarlo o la Bibbia senza leggerla, proferendo nel
contempo frasi contrarie al
contenuto del Vangelo ma ostentando il segno del Tau di
francescana memoria: un
francescanesimo promiscuo, diciamo così… Infine il viaggio in Russia quale
paciere dall’alto della sua autorità e da certi collegamenti e rapporti (economici?) mai
chiariti col regime di Putin del suo partito, si fa per dire… Ma non è il
solo, intendiamoci, anche il volpino avvocato del popolo, ’Giuseppi’, l’amico
di Trump, che per odio a Draghi si è inventato la differenza tra armi offensive e
difensive, leggasi: fionda e non carri armati; non fà che invocare un’azione diplomatica
– non capendoci niente al riguardo, anche perché non passò l’esame di
inglese (...)-, invoca qualcosa di irrealizzabile, allo stato.
Vuol far cadere Draghi a tutti
i costi perché l’Italia merita uno come lui che ha così bene operato con i servizi
di intelligence e la pletora dei suoi amici tra cui
il telepredicatore durante
la pandemia, quello delle mascherine cinesi strapagate e non
a norma, o i militari
russi con libero accesso ovunque in un momento tragico per il
paese, oppure i mirabili
provvedimenti economici che non hanno fatto che aumentare il debito,
quello cattivo, oltre all’incapacità di legiferare come
acclarato col provvedimento
del 110% che ha reso il mercato delle costruzioni fuori controllo. Bisogna aiutare
l’Ucraina a sedersi al tavolo … cioè arrendersi? Non c’è
automatismo per l’invio di armi, si sente dire, che va inquadrato in una prospettiva ‘strategica’:
la mirabile strategia in che consisterebbe? Gli amici di
Putin da noi vanno dalla destra alla sinistra comunista e cioè Berlusconi con Santoro, Salvini
e Travaglio, giornaletti come Il Fatto quotidiano di Padellaro e La
Verità di Belpietro (interscambiabili), oppure filosofi del
nulla che passeranno alla
Storia per l’incendio de La Fenice sotto la loro sindacatura, storici
squinternati, esperti d’arte che non conoscono neppure la
differenza tra monaci e frati
e che in tv parlano indifferentemente di conventi e monasteri ignorando che i
monaci sono nati mille anni prima dei frati (conventi)…, eroine rosse da
salotto, bastian contrari, esperti internazionali la cui scienza
consiste solo nell’aria
corrucciata in televisione. I consigli dei
grandi vecchi della realpolitik all’Ucraina consistono nel
cedere i territori migliori senza
tante storie, sorvolando sui massacri, i crimini di guerra dei russi e
le distruzioni di intere città: fecerunt desertum et
appellaverunt eum pacem vale per
i romani e vale anche adesso; tali consigli denotano un cinismo ed
una mancanza
di rispetto per la persona, per l’altro ed il fastidio di fronte a
individui che preferiscono morire
pur di non subire la violenza, l’oltraggio. Il mondo
tragico e immanentista della loro visione considera gli uomini, i popoli come pedine cioè
come cose non come persone, l’opposto di quello che si legge nella Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite. In questo
disordine sarà d’uopo tornare ai grandi come sant’Agostino il quale reputa
che la pace senza giustizia è un latrocinio… e questo deriva dalla
definizione che dà di
pace nel De Civitate Dei quella di tranquillitas
ordinis (De Civit. Dei 19,13) una
definizione geniale e molto profonda che spiega che la pace non è mera assenza di
guerra ma si fonda sul giusto: unicuique suum e
del resto Agostino, idolatrato dai kantiani
per la sua nozione di tempo, è spesso ‘usato’ da certi
cattolici in antagonismo a
Tommaso, aristotelico. Nella crassa
ignoranza diffusa, ahimè, da decenni nel pensiero cattolico
tutto volto alle ultime
novità di successo nello spasimo di voler conciliare Chiesa e mondo, si scambia spesso
la pace con l’irenismo come quando si fanno marciare assieme con furbizia, tutta
politica contingente, i pope ucraini con quelli moldavi che dipendono dal Patriarcato
di Mosca, tacendo sul fatto che i moldavi dipendono si da Mosca ma nell’attuale
frangente sono assolutamente contrari all’invasione russa, temendo per loro stessi. Agostino e
Tommaso sul tema della pace sono convergenti anche se Tommaso, Doctor communis, definisce la legge umana rationis ordinatio ad bonum commune, ab eo qui curam
communitatis habet promulgata (Summa
th. I-II q.90, a 4) e cioè la legge umana
deve rispondere alla ragione ed una norma ha valore di legge nella misura in cui è
giusta, con buona pace del relativisimo e del positivismo corrente
incapaci di definire ciò
che è giusto se non in termini statistici. La legge umana intanto ha natura di legge in
quanto si uniforma alla ‘retta’ ragione e non vi possono essere sovrani (v. dittatori
come Putin) legibus soluti cioè al di sopra della legge
perché il sovrano non può essere al
di sopra della giustizia e della legge naturale, come il rispetto per la vita, che
richiedono sempre la difesa del bene comune; dire che l’uomo deve agire secondo ragione
o secondo virtù è lo stesso che dire agire secondo il suo fine o le leggi dell’Essere che
regolano e dominano il mondo della vita-pensiero sia quello della vita-azione
(cfr. R. Pizzorni, Diritto naturale e diritto positivo in s. Tommaso d’Aquino, ESD, Bologna,1999). Il grande
Pieper reputa che la giustizia sia rivolta all’uomo nel suo centro
spirituale; intanto egli è soggetto
della giustizia in quanto è spirituale. Per questo san
Tommaso ritiene che una legge tirannica (in senso lato, v. l’operazione Speciale in
Ucraina di Putin) essendo difforme dalla ragione non è una legge in senso assoluto ma
piuttosto una perversione della legge (Summa th. I-II, q.92, a.1 ad
4). Purtroppo nel
mondo cattolico invece di riflettere su queste cose si dice altro, a tutti i
livelli, e così ci si si espone a quel che certi pensatori atei pensano
della religione: il papa fa bene
a parlare così della pace perché predica il dover essere cioè ha una funzione
regolatoria ma la realtà è altra cosa. L’esatto
contrario del pensiero della Chiesa fino al secolo scorso che ha centrato il suo operare sulla
vera efficacia che si fonda sulla prudenza che vuol dire scelta dei mezzi
appropriati per raggiungere il fine e non sull’utopia. |