Carlo Biancheri
A
Roma il deposito rifiuti Salario, limitrofo al centro città, sta
bruciando: è stato raccomandato di chiudere le finestre, ma le
conseguenze dell’inquinamento, specie sulle zone attigue, peraltro
abitate, non si conoscono. I residenti del quartiere ed il presidente
del Municipio III avevano richiesto ripetutamente la chiusura della
struttura in questione e da ultimo c’era stata una manifestazione in
Campidoglio.
La
sindaca, al solito, ha dichiarato che i carabinieri stanno indagando
sulle cause dell’incendio, come se il problema fosse solo quello di
cercare i colpevoli, mentre le autorità amministrative non sarebbero
tenute a preoccuparsi di por mano alle cause di pericolo imminente per
la gente che pretendono di governare. L’assessore all’ambiente, spedita a
Roma da Genova (!) –a scià de gatti de Ravecca…-
dall’elevato, ex comico pregiudicato, ha assicurato che è stata
istituita la cabina di regia, il che in chiaro significa: abbiamo
attivato le procedure, sul buon esito
dell’operare non possiamo garantire. La gente comune al comando non sa
dove andare, perché non sa fare alcunché: la lista delle malefatte della
Raggi sarebbe lunghissima, come l’inefficienza dell’amministrazione
comunale, la gestione dei rifiuti, il disastro delle società
controllate, sempre sull’orlo del fallimento, in particolare i
trasporti, dove gli autobus continuano ad incendiarsi, oltre a non
passare, mentre le scale mobili crollano – crollo strutturale- per
mancati controlli, le buche stradali, la viabilità, l’emergenza ogni
volta che piove, la telenovela dello stadio, la rinuncia alle Olimpiadi,
il degrado urbano, combattuto con dichiarazioni ed apparenza come le
sfilate all’Opera della sindaca che sfoggia vestiti pacchiani mentre la
città è al buio, le periferie in abbandono, l’edilizia pubblica, il
verde; in sintesi, governare equivale a non fare o fare male.
Roma è paradigmatica di quel che succede nel governo del paese.
Abbiamo ascoltato le dichiarazioni del Presidente del Consiglio pro-tempore, Vis-Conte dimezzato, in vista del prossimo summit europeo che prevede un’agenda molto importante per il futuro dell’Europa e del paese.
Chi ci rappresenta ne ha trattato come farebbe qualcuno proveniente da un altro pianeta.
Ha parlato di confronto serrato, di auspicio che le soluzioni siano
basate su equilibrio e convergenza, di crisi di senso e di deficit di
rappresentanza, di percezione di abbandono, registrato in altre
democrazie europee, facendone discendere che logorare l’efficace azione
riformatrice del governo italiano è miope, perché potrebbe succedere di
peggio. Ha menzionato la persona e i suoi diritti insopprimibili a
scapito di altro… e poi ha elencato tutti i punti in discussione a
livello europeo senza indicare con chiarezza quale debba essere la
posizione italiana.
Il
punto su cui l’avvocato del popolo di san Giovanni Rotondo continua ad
insistere è la separazione tra la politica e la tecnica, facendo
intendere che lui è un gran tecnico, come non ha mancato di ricordare
nel disinteresse generale nelle sedi internazionali. Qui casca l’asino
in quanto le proposte politiche sono anche e sempre tecniche altrimenti
sono mere aspirazioni. Ogni scelta politica impatta sulla realtà e
provoca conseguenze - se ne stanno accorgendo i membri della setta che
col decreto dignità hanno accentuato la mancanza di lavoro, scoraggiando
le imprese ad assumere – e, se le conseguenze sono negative, significa
che erano tecnicamente sbagliate, in quanto miravano al miglioramento
dell’esistente. Nulla sul contenuto della legge di bilancio in
gravissimo ritardo e che ci riguarda tutti, né sulla procedura
d’infrazione europea e neppure sull’isolamento internazionale del paese,
come mai accaduto in passato.
La
povertà esiste e non solo in Italia, come dimostrano gli eventi in
altri paesi europei, purtroppo in gran parte dovuta ai cambiamenti
tecnologici, ma non si combatte con l’assistenzialismo, bensì con
investimenti che creino lavoro, a cominciare dalle opere pubbliche, e il
governo che fà? Blocca la TAV mentre anche un cretino capirebbe che un
tunnel costruito da Cavour nel 1860 e non sicuro vada sostituto per
favorire la connessione del paese che è circondato da una barriera
invalicabile di montagne, le più alte di Europa. Lo stesso valga per il
tunnel del Brennero, per il terzo valico per impedire che Genova muoia e
per la gronda: è mai possibile che si blocchino i fondi e si perdano
mesi semplicemente per difendere posizioni stupide, sostenute in
campagna elettorale da un gruppo di insipienti? Ma dove va questo paese?
Abbiamo
ascoltato, nel dibattito che ha fatto seguito alle dichiarazioni, il
rappresentante della setta di governo sostenere che non è accettabile
che l’Europa si comporti in un modo o nell’altro…, omettendo di
aggiungere che l’Europa è governata da maggioranze e minoranze ed uno
può gridare finché vuole ma non ottiene alcunché senza il sostegno degli
altri. Abbiamo, altresì, appreso che la speculazione finanziaria è il
prodotto dei poteri forti ed è un male in sé, per dirla come i manichei:
disgraziatamente il mercato finanziario si fonda sulle aspettative di
guadagno e non di perdita, altrimenti il sistema non funzionerebbe.
L’equità salariale, auspicata a livello europeo, come pensano di
imporla? Ed equità che significa? Il salario uguale per tutti
indipendentemente dalle mansioni? E chi si prende la responsabilità di
assumere compiti direzionali o ad alto rischio, senza contropartita? Non
vale più la legge della domanda e dell’offerta? Segue una serie di
auspici e cioè che gli investitori esteri con la legge anticorruzione si
precipiteranno ad investire in Italia come i conigli e poi le piccole
imprese ed il Blockchain che produrranno risultati mirabolanti, in
futuro si intende…
La
filosofia è la seguente: ce lo chiedono gli italiani – non si comprende
bene cosa…- e ciò confligge con le richieste dell’Europa, però in
Europa ci vogliamo restare… alle nostre condizioni. E gli altri europei
concordano?