Carlo Biancheri
‘…il capriccio tiene luogo
della ragione’ così Tommaso da Celano, beato, nella Vita seconda
di Francesco
piccolino (cap. CXXXI).
A chi si riferisce il figlio del
conte di Celano, gran feudatario, che sotto una montagna priva di boschi
dell’Abbruzzo aveva il suo impressionante castello, squadrato, che dominava e
domina tutt’oggi la piana,come dal castello
dell’Innominato, ’dando un’occhiata in giro,
scorreva… i pendii, il fondo, le strade praticate là dentro…’ (I promessi sposi, cap.
XX)? A Giovenale, alla VI Satira perché il figlio di questo gran signore era
colto ed aveva lasciato ogni cosa per seguire Francesco. Tommaso non poteva
dimenticarsi da dove veniva, così, salendo a La Verna con Francesco che, già
malato, cavalcava una mula, mentre lui era a piedi, pensava tra sé, sfinito per
il caldo e la fatica: lui stà sopra ed io a piedi, ma mica i nostri genitori
giocavano insieme a palletta da bambini… E Francesco, che conosceva, per grazia,
i pensieri, salta giù subito dalla mula e gli dice: sali tu… ma Tommaso si
inginocchia. Eppure ancora oggi il castello fà pensare alla grandezza dell’uomo
che senza strepito può liberamente lasciare ogni cosa attratto da uno che
essendo colto anch’egli – il primo poeta italiano si studiava in altri tempi nei
manuali…- invitava ad immedesimarsi nel ‘Signore poverello’, rinunciando a
tutto e mendicando…
E già, Giovenale, che oggi sarebbe
processato per omofobia, viene preso come riferimento per sostenere che bisogna
guardare più ai fatti che alle parole e ’Se i superiori parlassero anche la
lingua degli uomini e degli angeli ma non accompagnano le parole con esempi di
carità, a me giovano poco, a sé stessi niente. In realtà quando chi corregge
non è temuto in nessun modo e il capriccio tiene luogo della ragione,
bastano forse i sigilli della salvezza? (cioè l’autorità…)’ (Vita seconda, cap.
CXXXI, Fonti
francescane, Editio minor).
Da tante altezze passiamo alla
prosa quotidiana ed alla setta che vuole conquistare il quaranta per cento
dei votanti…
Capiamo la stanchezza di
tanti elettori di fronte ad una politica che per decenni è stata
autoreferenziale, sostenuta da una grancassa indecorosa dei media che si
appoggiano su una cultura che più che la verità cerca l’interesse ed il
conformismo. L’abbiamo già scritto: ci vorrebbe un
Molière…
Ma la conclusione di buttarsi in
mano a gente incompetente e che mente e si difende solo a parole e non con
l’agire;
lo provi il fatto che il moralista comico in disarmo vive nel villone…, è un
segno di decadenza grande: l’uomo non spera più e non ama la
vita.
Facciamo un esempio: il Di
Battista ed il suo compare sono stati denunciati per diffamazione per aver
rovesciato il tavolo a male parole nella misteriosa selezione del candidato
sindaco a Genova. Persino i sodali della sinistra perfetta si sono turbati:
allora non si possono più votare… Ebbene, il giovanotto deputato, che ammira
Mussolini e Che Guevara (perché non Kim Il Sung o Hitler e Stalin?), ci dichiara
che lui di denunce ne ha avute a iosa ma non gli fanno un baffo… Invece di
rispondere sul merito, ne fà una questione di metodo, avendo evidentemente
mangiato pane e volpe…, come si suol
dire… E ministro di cosa diventerà
costui?
Chi vota questa gente è come se
affidasse la custodia del gregge al lupo!