Carlo Biancheri
Nel
2002, quando Chirac e Le Pen si sfidarono per le elezioni presidenziali
in Francia, l’atteggiamento della sinistra fu quello secondo cui non si
potesse scegliere tra la peste ed il colera. Vinse Chirac, per fortuna…
I
nostri valenti politici, normalmente non conoscono il francese, né si
interessano a quel che non generi consenso immediato e, quindi, non
conoscono il detto ‘choisir entre la peste et le choléra’..
È
un peccato, perché si sta discutendo proprio di questo con il blocco di
tutte le industrie, un blocco che non avveniva neppure in guerra quando
l’Italia era bombardata. Certamente la vita di chi lavora non deve
esser messa a rischio ma qui già emerge un mendacio perché nessuno si
preoccupa del rischio per medici, infermieri, per poliziotti, vigili e
per gli addetti alla vendita ed al trasporto nei supermercati, nelle
farmacie, per chi lavora nel trasporto pubblico, per chi fà la guardia
penitenziaria (ma anche per chi è recluso…) ed altri. Si tratta di
vittime designate?
Il
vergognoso dibattito tra i governatori regionali, specie di Lombardia e
Calabria, ma anche Friuli-Venezia Giulia ed il Vis-Conte dimezzato con
il suo governo centrale, diciamo così…, ruota attorno a questo dilemma.
La
costante è quella di rubare la scena per dichiarazioni roboanti: ‘se il
governo non fà qualcosa, ci pensiamo noi’ dichiara stentoreo il
Fontana, salvo attendere l’intervento del governo, a scanso di
responsabilità…, mentre la Santelli che sorrideva divertita quando
Berlusconi in comizio garantiva per lei ‘in quanto non gliela aveva mai
data…’ chiude la Calabria dove sembra che i posti in terapia intensiva
siano dell’ordine di poche decine. Per tutta risposta il Vis-Conte, col
suo addetto stampa con l’aria mefistofelica, risponde annunciando in
piena notte un decreto che avrebbe bloccato tutte le attività non
essenziali, senza precisare quali fossero. Gli industriali del Nord
hanno spiegato al governo che bloccare la produzione in certi casi può
significare chiudere e non riaprire, tenuto conto che le quote di
mercato sono il frutto di lotte dure, preparate nel tempo, e, se uno
esce, non è facile rientrare quando esiste un concorrente,
un’alternativa.
Ma in
un mondo di dilettanti si può continuare a gridare come fanno il
Salvini o il governatore del Friuli Fedriga, in modo fintamente pacato,
che bisogna sospendere le tasse, che la salute viene prima di tutto, che
bisogna fare un intervento molto più pesante e chiudere ogni attività:
soldi a tutti, ‘pane a buon mercato’, già…ma chi paga? Chi ci presta i
soldi, visto che siamo molto indebitati?
I
mentecatti, inclusi taluni ministri che stanno al governo, che per anni
hanno predicato l’uscita dall’Euro o quelli come il Salvini che, poche
settimane fa, ha ribadito l’Italexit, mica si scusano. Anzi, ci sono i
due famosi (…) economisti leghisti i quali, come d’uso all’asilo, si
sono arrogati il merito di aver costretto la Banca Centrale Europea a
cambiare strategia ed aprire la borsa! La mosca cocchiera di La Fontaine
gli fà un baffo…
Ci voleva questa piaga biblica per far comprendere agli stolti
che nell’economia globale far da soli è da incoscienti o velleitari e
che non si sfida, se non simbolicamente, il carro armato con la fionda;
chi lo fà lavora contro il paese, cioè contro tutti noi.
Quest’emergenza grave
è stata gestita in modo amatoriale, anche se pochissimi sarebbero stati
in grado di non sbagliare, ma quel che sicuramente è emerso è che la
regionalizzazione all’italiana con la duplicazione di interventi del
governo centrale è un’idiozia; il Pd ne porta la responsabilità per aver
ceduto agli scalmanati della Lega che voleva la secessione del Nord o
tornare con l’Austria nel Lombardo–Veneto.