Rosa Elisa Giangoia
Ma come l'ha fatta semplice Andrea Cecconi nell'intervista di ieri! E' uno dei tanti giovanotti che sull'onda crescente del M5S si è ritrovato in parlamento (ex capogruppo alla Camera!) senza sapere cosa fosse e cosa si dovesse fare! Per lui, che evidentemente non conosce "Il cortigiano" del Castiglione, che insegna a chi vuol destreggiarsi nel mondo del potere politico che la forma diventa sostanza, per rimediare al "pasticciaccio brutto" del Campidoglio basta che Virginia Raggi chieda scusa. Tutto molto semplice, rapido, indolore, efficace, risolutivo... Lo dice lui! Due parole: "Mi scuso". Ma di cosa si deve scusare la Raggi? Si scusa per aver dimostrato di non esser capace a formare una giunta? Si scusa per aver dimostrato di essere dipendente dallo Studio Sammarco? Si scusa per aver mentito sulla Muraro? Ma qui le distinzioni e le sottigliezze tra mentire, tacere e occultare si sprecano e se vogliono implementare la casistica possono rifarsi a Bill Clinton e all'affare Levinsky, cosi' mettiamo un po' di frange alla discussione e perdiamo tempo... In realtà dietro il semplice scusarsi per quella che cercano di far passare come una bugia, anzi una piccola omissione, c'è ben altro... Dovrebbe scusarsi di aver dimostrato una totale impreparazione e incapacità a gestire la macchina complessa del Comune di Roma e tornare a occuparsi delle più semplici questioni della gestione dell'acqua e degli acquisti equo-solidali che hanno costituito il piedistallo su cui si è innalzata alla politica, ma oltre le quali sembra incapace di andare. Commettere uno sbaglio e
dimostrare incapacità sono due cose diverse, di un singolo sbaglio ci si può anche scusare, cercando di porvi rimedio, per l'incapacità non basta.
Ma poi con chi si deve scusare Virginia Raggi? Questa è tutta un'altra questione: con gli elettori (quei Romani e Italiani indicati con enfasi da Cecconi) o con il M5S? Il Movimento, il cui motore di ricerca si chiama Rousseau (!), non risponde al popolo, perché si identifica con la nuova società e per questo la Raggi riferisce al direttorio e poi al minidirettorio e poi al Capo supremo... La rete con la pretesa della rappresentanza diretta fà saltare la rappresentanza così come la conosciamo. Da qui il senso delle scuse, non agli elettori, che sul blog invocano a gran voce le sue dimissioni, perché gli esponenti pentastellati non rispondono agli elettori, ma al Movimento. Non a caso un giornale cripticamente radicale come "Il fatto quotidiano" sintonizza con loro perché ciò che conta,
leninisticamente, è gestire il potere. Ma stiamo attenti anche alla cortina fumogena di confusione che questo giornale cerca di creare oggi all'insegna del "mal comune mezzo gaudio", dato che anche Sala è indagato a Milano. Come abbiamo scritto altre volte, il senso autentico e profondo di questa espressione è rivelato dal suo risvolto spagnolo "mal de todos remedio de tontos".