Carlo Biancheri e Rosa Elisa Giangoia
Caminante,
no hay camino
(«Tu
che cammini, non c’è cammino…»). Così recita la bellissima poesia di Antonio Machado che ben si attaglia al libro
intervista di papa Francesco Adesso fate le vostre domande sulla
cui copertina campeggia la foto del papa in cammino, appunto, come un puntino,
visto dall’alto: verso dove? El camino es el andar («Il
cammino è il camminare stesso»),
continua Machado, «vedi
le orme se ti volti indietro ma son estelas (scie) en el mar
…».
Questo
papa dichiara di esser in cammino, in uscita verso le periferie del mondo, per
cui all’inizio avevamo pensato alla Galilea delle genti… ma adesso ci sembra che
sia un camminare in chemins qui ne mènent nulle part, in sentieri
interrotti, dove il cammino è la meta. Vediamo perché.
Quando
i contenuti filosofici e teologici sono incerti si centra tutto sul metodo, come
faceva Cartesio e dietro a lui tutti appassionatamente, in particolare i fautori
del pensiero critico che ci ha svegliati dal sonno dogmatico… Ebbene Cartesio
parte dall’assunto, ispirandosi alle idee innate di Platone, che la definizione
cristiana di Dio è universalmente innata, una reminiscenza…, mentre per lui la
filosofia è una catena ininterrotta di conseguenze dimostrate e derivate da
principi evidenti. Cambiate soltanto, non dico uno degli anelli, ma il loro
posto e la catena cadrà in pezzi, sosteneva (Principes de la philosophie,
Préface).
Quando
il valore di una verità è inseparabile dal suo posto nell’ordine della
deduzione, perché inquietarsi sulla sua origine? Così l’idea di Dio che è la
chiave di volta del suo pensiero – l’idea di Dio giustifica anche la fondatezza
dei principi della fisica…- che però si vuole scientifico per cui, applicando
tale metodo (scientifico), per i suoi seguaci diviene residuale l’idea stessa;
si tratta, cioè, di un Dio nato morto in quanto è ridotto alla condizione di
principio filosofico, in sintesi non “Colui che è”, come il Dio
ebraico-cristiano, ma piuttosto l’”Autore della natura”.
In
piena epoca deista, nella quale ancora viviamo, il Dio dei deisti, come lo
descriveva John Dryden nel celebre poema Religio laici. Or a Layman’s Faith
Background , era un Essere supremo, adorato universalmente, degno di lode e
di preghiera, che poteva esser offeso dal crimine ma attendeva che gli uomini
si ravvedessero pentendosi. Questo Dio diventa con i deisti Voltaire e Rousseau,
più superficiali, il grande orologiaio che fà funzionare gli ingranaggi del
mondo… Non c’è più l’analogia dell’Essere e, quindi, resta solo il metodo, il
cammino, e poi ognuno si sceglie il mito che desidera (v. È.
Gilson, Dieu et la philosophie, Petrus a Stella,
2013).
Questo il contesto.
Che
risposte dà
Francesco?
L’operare
vale di più della verità... intesa come enunciazione astratta. Ci permettiamo di
notare che l’avversione all’astratto, corrente nel nostro tempo, è del tutto
infondata in quanto la nostra conoscenza avviene proprio per astrazione; vedendo
uno con i capelli bianchi che cammina a fatica noi diciamo che questo è dovuto
alla vecchiaia che è un termine astratto in quanto non esiste ‘vecchiaia’… e
dell’astrazione non possiamo fare a meno, altrimenti finiamo come quei sofisti,
di cui ci parla Socrate/Platone, che erano ridotti all’afasia. Diverso è l’abuso
di costruzioni logiche che si impongono, per così dire al reale… che,
comunque,
richiede sempre di esser spiegato, interpretato: non funziona il ‘parla come
magni’ ricorrente nelle trattorie romane di un tempo.
La
Verità per noi è densa di conseguenze, perché può generare una coscienza erronea
e ben lo sapevano i gesuiti che avevano inventato nel Seicento la casistica,
con tutte le degenerazioni che ciò ha determinato e che ha scatenato le ire, per
noi giustificate, di Pascal che li accusava di ‘situazionismo’ (ante
litteram, va precisato…) e cioè un’azione anche intrinsecamente malvagia
cambia di segno a seconda delle circostanze-
tutt’altra fattispecie
quella
che menziona san
Tommaso che ritiene non essere un omicidio fermare il pazzo che maneggia una
spada
-.
La
Chiesa è poliedrica, sostiene il papa.
Forse
noi non capiamo bene cosa significhi: che nella Chiesa ci siano tanti carismi ce
lo spiega san Paolo e anche la pluralità di interpretazioni è giustificata nella
misura in cui non diventa dicotomica e cioè: in Polonia si vive la fede in un
modo ed in Germania in un altro oppure in Africa… L’uomo è sempre lo stesso?
Oppure ciò che è violenza per l’uomo europeo non lo è per un africano e
viceversa?
L’ecumenismo
come lo descrive il Concilio è ben impostato perché non equivale
all’irenismo.
Non
c’è nessun debito politico (…) da pagare per doversi riconciliare in tutta
fretta con Lutero fino a che i sacramenti da sette diventano due o tre e la
Bibbia è interpretata singolarmente mentre la Tradizione è una fonte residuale;
oppure se si
sostiene che ci si salvi per sola fede perché è impossibile umanamente non
peccare - ma sempre nella Lettera ai Romani sembra che la fede senza le
opere sia morta - e soprattutto il pecca fortiter sed crede fortius
contraddice molti Padri della Chiesa che sostengono che non si possa neppure
dire ‘Cristo Signore’ quando il proprio cuore sia prigioniero del peccato. La
Grazia non consente di rispettare la Legge? Come si vede un orientamento un po’
alla Carlona: si sa che Carlo Magno aveva abbigliamento e atteggiamenti poco
ricercati, per nulla regali, così
come veniva...
Con
la Chiesa ortodossa si richiama giustamente la fraternità con Andrea, cioè con
il Fanar, ma la questione del Filioque, sbrigativamente liquidata da
molti in quanto viene da quei barbari Visigoti della Spagna, trascura il fatto
che, se la terza persona della Trinità proviene dal Padre e non anche dal
Figlio, la Rivelazione non è conclusa, mentre la Costituzione Dei Verbum
del Concilio Vaticano II al par. 4 dice espressamente che «non è da aspettarsi alcun’altra
Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù
Cristo».
Non a
caso nella Chiesa ortodossa ci sono i monaci idioritmi, tra cui gli
staretz nella Chiesa russa, che si comportano come se avessero una
Rivelazione diretta; un po’ come gli alumbrados che si aggiravano nella
Castiglia del Cinquecento, condannati dalla Chiesa –anche Ignazio ebbe processi
perché sospettato di aver aderito…
Il
papa legge Bauman, abbiamo appreso, ma non troverà lì dei fondamenti dell’umano
al di là dell’aspetto fattuale, comportamentale o
sociologico che non dice nulla sulla qualità, sul
valore.
Quello
che manca, a nostro debol parere, come già anche in Benedetto XVI, esponente
della scuola di Tubinga, è il presupposto ed il fondamento che non si esaurisce
in una mera fenomenologia che porta dritto al fideismo o
all’affettività
che sono moneta corrente:la fede esperienziale…
Noi
non abbiamo nessun complesso perché non temiamo, come san Tommaso, alla scuola
di Aristotele – non ha per caso scritto il Commentario alla Metafisica?-
più che di Platone, di cercare l’uomo (v. F.Calvo, Cercare l’uomo, Il
Mulino, 2014),ed
il
suo fondamento che porta poi a formulare un’antropologia corretta.
Non
sembra
necessario che il papa si affanni dietro a troppe cose: la tutela del creato, la
fame, la soppressione
delle armi nucleari, il futuro dell’Europa… Non ci sono risposte per tutto e
questi problemi sono importantissimi come occasione profetica con
la consapevolezza che
la
ricerca di soluzioni immediate e
definitive è illusoria, perché, per un cristiano almeno, i problemi permarranno fino alla fine del
mondo. Non
c’è un’altra vita? Un tempo si faceva riferimento al ‘già e non
ancora’…
Caminante,
no hay camino… per
un cristiano, invece, è il Maran hatà, Vieni Signore.
Ma il papa l’altro giorno intervistato da don Marco Pozzo in Padre Nostro ha detto che quando prega facilmente si addormenta, ma che a Dio piace così. Allora vuol dire che Dio gli parla direttamente?
RispondiEliminaIl papa forse, più che a un’approvazione, faceva riferimento all’accettazione da parte di Dio della fatica umana che per l’orante rientra nella ,perché
Eliminasignifica presentarsi come umanamente sì è, in quanto la preghiera ha senso nel quadro della fede.
Quello che non riesco a capire è dove voglia arrivare questo papa con tutte queste sue aperture ai protestanti. Quasi blasfema mi sembra l’emissione del francobollo vaticano per ricordare i 500 anni della Riforma con Gesù crocifisso con ai piedi Lutero e Melantone, al posto della Madonna e di san Giovanni Evangelista.
RispondiEliminaIl timore è che ancora una volta il pensiero tedesco, che pure ha prodotto geni, pensiamo nella musica a quel gigante di Bach, nella teologia mostra tutti i difetti dell'approccio di quel popolo per usare un'espressione vichiana: l'estremismo e l'ossessione -pensi in pittura all' espressionismo tedesco...- se a ciò aggiungiamo una qualche irrazionalità ed intemperanza argentina, il gioco è fatto.
EliminaLa verità è che c'è poco dialogo nella Chiesa … Ribadiamo, la Chiesa non è proprietà clericale e i laici, come riconosce il Concilio, dovrebbero far sentire la loro voce e chieder conto di tante posizioni apodittiche. Temiamo che per il papa Francesco, essendo la Chiesa poliedrica, i protestanti possano coesistere con i cattolici, anche se cercano e sostengono l'opposto nella maggior parte dei casi.
Mi pare che l’Amoris laetitia rappresenti una porta spalancata ai luterani, perché mette in discussione tre sacramenti, il matrimonio, la confessione e la comunione, per cui si può anche leggere come un’occasione di apertura teologica nei loro confronti, più che un tentativo di rispondere ad una problema pastorale della Chiesa.
RispondiEliminaDiciamo che gli estensori negano che vi sia un cambiamento così radicale. Si rifanno, a parole, a san Tommaso, ma, come abbiamo scritto più volte, citando un domenicano francese di altri tempi, il tomismo è un grande dormitorio pubblico dove la gente entra ed esce a tutte le ore; si sa vicino a chi ci si addormenta – san Tommaso- ma non si sa vicino a chi ci si svegli – Hegel, per esempio-…
RispondiEliminaIn verità, nel clero dove la santità (…) è una ‘professione’, da molto tempo non si è presa sul serio la filosofia che è un’avventura umana – non a caso il grande Pieper ha affermato nel ’74 che se san Tommaso fosse stato un carmelitano, dove assumono nomi programmatici…, si sarebbe chiamato "Thomas a Deo creatore", perché riconosceva la bontà della creazione e la svolta con Aristotele, contro il pessimismo ed il dualismo di Platone, è il naturale sviluppo-.
Ma nella Chiesa la criticità fa difetto e l’infantilismo abbonda. Si dicevano tomisti Bontadini, un idealista puro, non condannato da Pio XII solo perché protetto dal trafficante Gemelli, o la Vanni Rovighi. Al Laterano poi c’è una nota professoressa che inizia la lezione dichiarando: sono certa di esistere perché penso! Proprio tomista…
Questo il quadro e, siccome la teologia suppone una corretta filosofia, in quanto,per citare Maritain, è come il missile che mette in orbita la capsula –la teologia- tiri lei le conclusioni.
A me sembra che il papa stia completamente sbagliando nei confronti dei luterani, perché cerca un avvicinamento, e questo potrebbe anche essere un bene, ma lo cerca, secondo me, a vantaggio dei luterani, cioè, portando noi cattolici su posizioni, soprattutto morali (omosessualità, divorzio, rapporti pre-matrimoniali), vicine ai luterani, mente mi pare che dovrebbe cercare di “cattolicizzare” i protestanti. Ma allora mi faccio un problema: se io penso che il papa sbagli, dove va a finire la sua infallibilità? lo spirito santo non lo assiste?
RispondiEliminaLa nostra visione è che questa infatuazione per Lutero sia il frutto di una filosofia e di conseguenza... una teologia di poco conto, a nostro avviso, che si rifà sostanzialmente all'idealismo tedesco o allo scetticismo heideggeriano: se manca l'analogia dell'Essere, di Dio si può dire qualsiasi cosa o nulla, come nell'Islam, perché è totalmente altro... L'idolatria del soggetto, frutto di un antropocentrismo naturalistico/panteistico, è iniziato nel Cinque/Seicento e ha generato il niente che constatiamo oggi. Non c'è più speranza perché l'uomo è la misura di tutte le cose e la fede in Dio diventa affettività, fideismo, il libro più importante del messaggio... Basta cercare di vivere la fede per accorgersi dell'errore di Lutero che tutto sommato elude il mistero della croce e, per quanto attiene alla fede, lo scacco di Kierkegaard, a vantaggio del rapporto immediato tra l'uomo e Dio; la Chiesa, come corpo di Cristo, diviene evanescente e la grazia che salva proietta, sostanzialmente, Dio fuori della vita quotidiana: l'uomo non è più chiamato a chiedersi ad ogni istante cosa sto facendo in vista della vita eterna... Ci si limita a vivere e rinviare tutto alla misericordia di Dio. Siamo lontanissimi dall' apertura del cuore di San Benedetto, dai padri del deserto, dalla Filocalia... Il volontarismo quasi schopenhaueriano, che appare nel metodo gesuitico, ben si attaglia a questo approccio, anche se i gesuiti non sono tutti così...
EliminaIl papa è assistito dallo Spirito Santo unito alla Chiesa... ma questo non vuol dire che lo sia in qualsiasi cosa dica: quando parla di fede e di morale, in modo incontrovertibile e senza contraddire il depositum fidei... lo è, ma non è semplicissimo stabilire e distinguere i casi concreti. Certamente deve esser in comunione con la Chiesa universale e ci sembra invece che ci sia poco, poco dialogo.
E così il papa ha cominciato ad aprire uno spiraglio verso l’eutanasia, tanto per continuare la strada di avvicinamento ai protestanti, nonostante quello che dice lei, caro Biancheri.
RispondiEliminaSe lei legge il discorso di Pio XII agli anestesisti cattolici sulla rianimazione e sul criterio di tener conto della qualità di vita del paziente e di quelli che debbono assisterlo (!) noterà che si va ben oltre a quel che dice oggi il papa. All'epoca il contesto era tomista e di un buon tomismo, poi il pasticcio nasce con Giovanni Paolo II e con l'approccio insensato di Ruini...
EliminaMa cosa ci va a fare il papa in Myanmar dove ci sono pochissimi cattolici e anche cristiani, invece di occuparsi di noi cattolici e di quelli che vengono perseguitati nel mondo?
RispondiEliminaMi sembra che la preoccupazione dominante del viaggio siano i Rohingya. Si tratta certo di una popolazione perseguitata – non sappiamo se è vero che ci siano anche dei terroristi tra loro, come sostengono i birmani-. Questo però dovrebbe avvenire insieme a molte altre cose di cui si avverte la mancanza in questo pontificato, a cominciare dal dialogo all’interno della Chiesa, come ha riconosciuto lo stesso Segretario di Stato. Più che riempire le piazze e prendere posizioni politiche (financo dell’uso dei telefonini si è occupato da ultimo) non di rado superficiali, non sarebbe male se ci si concentrasse sulle cause della crisi di fede e si approfondisse un po’ il mistero dell’uomo, del suo scegliere, della vita attuale e futura, come ha fatto la Chiesa nei secoli. L’operare segue non precede, altrimenti si trasforma in attivismo.
EliminaAnche la esibita problematicità della fede non è sempre pedagogica, soprattutto da parte di chi ha il compito di pascere le pecore e di confermare nella fede, non di raccontarci le sue crisi, quelle del credente in generale… E poi la Chiesa non è né può esser governata come si governa la Compagnia di Gesù, lo abbiamo già scritto: è molto di più.
La cosa che mi sembra grave è il fatto che questo papa stia diventando sempre più segno di divisione e di contrapposizione. Mi pare che storicamente sia da molto tempo che non si verificasse una situazione simile in cui il papa diventava oggetto di discussione anche all’interno della Chiesa stessa. Di questo il papa dovrebbe farsi carico e non sottovalutarlo.
RispondiEliminaQuanto lei dice è vero. C’è solo da sperare che il solco non si aggravi e che si aprano possibilità di dialogo e di confronto.
RispondiEliminaMi pare che nella Chiesa cattolica sia avvenuto un cambiamento enorme: prima andavano in terre lontane i missionari per convertire quei popoli alla fede in Gesù, sovente rischiando anche la vita. Ora di missioni e di conversioni non se ne parla più, ci si accomuna con tutti, sembra che tutte le fedi, le religioni, i culti, le cerimonie e i riti vadano ugualmente bene e in terre lontane ci va il Papa per immischiarsi nei loro affari politici, cioè per risolvere questioni terrene, non per salvare le loro anime.
RispondiEliminaLei solleva un problema non da poco.
EliminaIl maestro di Dostoievskj descrive appunto uno scenario in cui tutte le religioni sono messe sullo stesso piano, insieme al gran capo della massoneria, ed il papa è un vecchiettino che si chiama Pietro II. Credo che la Dichiarazione delle religioni non cristiane del Concilio che vuol scorgere tracce di Dio anche nelle altre religioni – chi non è contro di Me,è con Me… ma c’è anche l’inverso…- mi sembra totalmente fraintesa. Cominciò Giovanni Paolo II a mettersi ad Assisi sullo stesso piano degli zoroastriani, degli induisti e dei buddisti, oltreché dei musulmani…, senza capire che non è vera la reciproca. Poi Benedetto XVI pregò nella moschea di Istanbul rivolto a La Mecca… Che Maometto sia il profeta mentre Gesù è “un” profeta… francamente ci sembra troppo.
Già dal tempo della Rivoluzione francese ci fu quella che venne chiamata la "trahison des clercs" e cioè i preti che giurarono ai principi massonici rivoluzionari; Luigi XVI prima di salire alla ghigliottina rifiutò l’assistenza di uno di questi preti, giustamente…
Al tempo di san Francesco, frate Elia, successore di san Francesco, contestato dai seguaci più rigorosi, passò al servizio di Federico II, non propriamente campione di religiosità, idolo di tutti i laicisti di ogni tempo e nella cui tomba sono stati trovati, di recente, i resti di una giovanissima fanciulla insieme ai suoi…
Quando uno sceglie la vita religiosa, secondo il Manzoni, anche se non ha la vocazione, col tempo si abitua. Noi diremmo che facilmente l’abitudine, la stanchezza e la paura ed il fatto di fare il santo “di professione” portano i deboli a patteggiare con lo spirito del tempo. Così fu il modernismo che aveva preso da Hegel la Storia come chiave ermeneutica della Verità. Speriamo che l’andazzo dei preti non sia modernista, certamente è un approccio incolto, perché apologetico, della propria idea, tutto sommato indicativo di chi non prende sul serio la vita, la creazione. I preti spessissimo non sono filosofi… e quindi la loro esperienza umana è ridotta. Un danno alla Chiesa che si perpetua solo con i santi, quelli veri. Quanto al papa, sa, è gesuita e i gesuiti hanno sempre avuto la tentazione di immischiarsi con la politica: san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che ebbe un ruolo maggiore nella Riforma – non Contro-riforma, come la chiamano i protestanti e giù per li rami tutti quanti…- cattolica li voleva sopprimere, dopo averli autorizzati ad operare nella provincia svizzera che era sotto la sua giurisdizione, proprio per questa ragione…
Io questo papa non lo capisco. Forse voi potete aiutarmi. A me pare che papa Francesco stia distruggendo a poco a poco, ma sistematicamente, quello che rimane della dottrina della tradizione. Tolleranza incondizionata, ribattezzata “misericordia”, porte aperte a tutti quelli che fino a qualche anno fa erano considerati “irregolari” (conviventi, divorziati, omosessuali, ecc.), dichiarazioni dottrinali discutibili, nessuna disponibilità al dialogo e al confronto dentro la Chiesa, ora anche uno spiraglio aperto verso l’eutanasia, anche per l’assoluto silenzio della Chiesa italiana sulla legge del fine vira. Come andremo a finire di questo passo? sono confusa e sconcertata...
RispondiEliminaFormuliamo due osservazioni.
EliminaInnanzitutto la smania della globalizzazione, propinata dalla superficialità statunitense e dagli interessi economici sottostanti, trascura un fatto fondamentale: non si prescinde affatto dalla cultura di origine che è quel che i tedeschi chiamerebbero ‘sinn’, e cioè senso da distinguere da ‘bedeutung’, il significato, e, talora, il sinn si spinge tanto innanzi da interferire anche col significato… Per il papa, ad esempio, il concetto di popolo è qualcosa di evidente e di chiarissimo: probabilmente ha negli occhi le grandi adunate di Peròn, dove l’individuo si perde in qualcosa di collettivo. Noi, se pensiamo al popolo, ci ricordiamo il popolo fascista che preferiamo dimenticare o la bandiera rossa nelle piazze dove, inquadrata dalla disciplina di partito, la gente si identificava nel partito, in vista di un sogno mai realizzato o realizzabile. Questa differenza non è minore, perché salta a piè pari la criticità sulle proprie idee e l’acribia. Il pasticcione teologo Kasper, tutto centrato a dimostrare l’umanità di Cristo –ma l’altra vita c’è ancora o è tutto qui, come sembrerebbe insinuare Teilhard? Se è tutto qui, avevano ragione Montaigne o gli Stoici… o San Paolo che dice che la nostra fede è vana se Cristo non è risorto- diventa l’autore di una teologia che si farebbe preghiera, ’da ascoltare in ginocchio’, diceva il papa… Non crediamo che in morale il papa sia diventato situazionista, ma, nella smania di voler includere tutti, si mette in ombra il ruolo della grazia, cioè della sopranatura: umano, troppo umano…. Per noi, nel mondo, non c’è risposta per ogni problema - questo approccio è un antico vizio gesuitico, da attivisti – perché la madre che piange il bambino morto non vuol esser consolata, mentre sembra quasi che le si voglia dare la risposta di Leibniz: il nostro resta il migliore dei mondi possibili… perché la specie umana…; eppure il dolore personale resta, e alla madre della specie umana e del suo destino poco le importa. Per arrivare all’universale bisogna fare un lungo cammino ed essere coscienti dei condizionamenti personali, senza lasciarsene travolgere ed ascoltare le opinioni altrui.
Non tutti i problemi sono sullo stesso piano.Per esempio sul fine vita ha giustamente citato la posizione di Pio XII che ammoniva gli anestesisti cattolici a non rianimare senza considerare la qualità della vita futura del malato e di quelli che lo assistono.Ruini,prodotto di CL,che ha provocato un gran disordine culturale, crede che sia naturale avere una cannuccia nella pancia.Questa sciocchezza lasciamola dire a Kant – che non l’ha detta…- il quale riteneva che la natura umana fosse una tavolozza su cui la ragione umana ed il suo progresso…potessero esercitarsi liberamente.Non abbiamo un’ idea ingenua di natura ma non crediamo affatto che sia naturale trasformare l’uomo in un ‘ mutante’ o costringerlo a vivere attaccato ad un ago:non nasciamo così e non è umano cioè ‘proporzionato’ vivere così.
Ma il papa i cardinali che fanno malefatte non dovrebbe solo minacciarli, dovrebbe scomunicarli.
RispondiEliminaFranco Invernizzi
C’è da sperare che il papa abbia il discernimento e la prudenza per distinguere situazioni e comportamenti molto diversi che vanno dai protettori dei pedofili, a quanti pongono quesiti legittimi alla verifica dell’uso che possono aver fatto quei cardinali o altri personaggi che si sono ritrovati tra le mani grandi quantità di denaro. Di ciascuno andranno verificate le eventuali reali colpe a cui dovranno seguire giuste sanzioni.
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