sabato 6 gennaio 2018

MALESSERE NELLA CHIESA


Rosa Elisa Giangoia


Nell’attuale dibattito, piuttosto vivace, all’interno della Chiesa e più in generale nel mondo cattolico, le argomentazioni che vengono addotte, pur su argomenti diversi, sono per lo più testimonianza dell’aridità culturale di questo tempo, in quanto derivano molto spesso da stati d’animo o da valutazioni di tipo pratico e contingente, prive del sostegno di un metodo. Quelle che mancano sono argomentazioni fondate su principi filosofici basati su una corretta ontologia.  Tutto ruota all’interno del soggetto, per cui l’opinione viene a coincidere con la verità, o meglio con quello che si ritiene che questa sia. Questo in una Chiesa ormai completamente clericalizzata, sia nella componente dei sacerdoti che in quella dei laici, in quanto quello che doveva essere il carisma si è trasformato, ahimè, in potere e non vi è più capacità di ascolto delle ragioni degli altri. Una Chiesa chiaramente sulle difensive, in quanto teme l’estinzione, per cui, invece di vivere secondo una spirito di comunità, tende ad assumere al suo interno atteggiamenti da caserma, con arroccamento di chi detiene il potere, spostamento o rimozione di chi non condivide, premiazione di chi pedissequamente si adegua, fino al “Vietato lamentarsi” posto da papa Francesco sulla sua porta in Santa Marta.Per capire questo attuale andazzo della Chiesa bisogna rifarsi al sovvertimento avvenuto nella teologia tedesca quando alla Scolastica di Tommaso alla Metafisica di Aristotele, si sono sostituite le filosofie di Kant e di Hegel, non tenendo presente, tanto per usare una scorciatoia semplificativa, ma efficace, quel che Marx giustamente sosteneva, cioè che Hegel faceva camminare gli uomini con la testa al posto dei piedi…In questo capovolgimento di prospettiva, molti sacerdoti, allontanandosi dal sacro, per diventare sempre più funzionari, tanto per giustificare il loro mestiere…, forse anche stanchi di un bimillenario sperare…, hanno progressivamente cercato di accordarsi sempre più con il mondo. Moneta corrente è la linea dualista, secondo cui la libertà è il pensiero, enfatizzata da papa Francesco con il discernimento ignaziano degli spiriti come chiave di volta, che  per chi scrive è piuttosto puro solipsismo secentesco …Tra i teologi contemporanei riemerge come fiume carsico il modernismo che consiste nel considerare il dogma l’espressione di un sentimento religioso in un dato momento storico, trasformando, tra l’altro, l’atteggiamento di fede in stato d’animo. Questo porta ad una religiosità di tipo affettivo-sentimentale in cui rilevante è che cos’è Cristo per me, per la mia esperienza soggettiva e personale, da cui nasce una morale da costruire come se Dio ci fosse che mette insieme credenti e non credenti e tutte le religioni. Tutto questo senza tenere conto di Dio che si rivela agli uomini di Sua iniziativa. Anzi, valorizzando il mito storicista secondo cui Storia e Verità coincidono, cosa che appare immediatamente inconsistente se consideriamo le esperienze tragiche del nazismo, del fascismo e del marxismo, le catastrofi nucleari, i genocidi. Allo stesso modo il progresso umano non può coincidere con la salvezza, specie con la forzatura dell’insostenibile teoria teilhardiana, secondo cui il Cristo sarebbe l’omega dell’evoluzione umana… Ma queste posizioni saltano a piè pari certi interrogativi di fondo, imprescindibili nell’esperienza umana, quali: qual è il fine della vita? Qual è la ragione del male? Perché gli innocenti soffrono? E il limite dell’uomo? Qual è la differenza tra il senso e il non senso? E poi l’interrogativo determinante: l’uomo cerca Dio e se lo costruisce? A costruirselo sono stati i Greci con il loro antropomorfismo, già criticato in antico da qualche pensatore, come Senofane, e sentito da molti uomini del tempo come insufficiente, tanto da cercare risposte e consolazioni nella pratica dei misteri. Ma i Greci, consapevoli dell’insoddisfacente mondo da loro creato, l’avevano sottoposto ad altre entità, il  fato, la nemesi, ecc… La fiducia nel progresso, invece, conduce ad un generico umanitarismo: una Chiesa che cerca di trasformare il mondo per portare la pace universale, che si muove in una dimensione orizzontale, facendo proprie le posizioni di organizzazioni che guardano alla protezione della natura, alla generica fratellanza degli gnostici nel tentativo (vano) di risolvere i mali terreni dell’uomo nel mondo, mettendo in ombra la sua destinazione eterna.
Le preoccupazioni per l’affievolirsi della percezione del mistero si ritrovano in Dostoievskj, quando, nella Leggenda del grande Inquisitore, descrive il cardinale gesuita che, nell’assolata estate spagnola, rimprovera Gesù di esser tornato. Forte è la critica nei confronti della Chiesa cattolica che, a suo avviso, trasforma la fede della gente in dominio, senza altra finalità che il mantenimento dell’ordine, contenendo l’angoscia del vivere. Così si finisce per dimenticare la causa dell’operare umana che è la sequela di Cristo per i credenti. Del resto Solov’ëv lo aveva profetizzato circa centocinquant’anni fa, preconizzando la vittoria della gnosi, cioè dei massoni…: la trascendenza diviene immanenza e la preghiera, solidarietà umana…Quanti, dentro e fuori la Chiesa, si attestano su queste posizioni sono filosoficamente poverissimi, perché non prendono sul serio il reale, in quanto di professione apologeti della propria idea… In questa linea di pensiero i problemi dell’uomo ed il suo scacco restano intatti, così come la scelta tra bene e male, come il dolore individuale che il destino trionfante della specie non può consolare e sanare, come, ad esempio, nella sofferenza personale per la perdita di una persona cara…
Non vorremmo che oggi nella Chiesa ci fosse  troppa religione, intesa come ritualità,  e poca fede, come diceva Lutero, all’origine, tra gli altri, del regno del soggettivismo contemporaneo di cui già Benedetto XVI si lamentava. In contrapposizione si auspica l’alternativa che teologicamente dovrebbe consistere in una seria antropologia cristiana fondata sui prolegomena fidei, nella spiritualità della tradizione dei Padri, dell’apertura del cuore, enfatizzata dal profeta Osea, e nell’umiltà conforme all’autentica tradizione benedettina e francescana in contrapposizione all’attivismo che diventa facilmente materialismo…
Il nocciolo della questione comunque è a monte, ovvero in una diversa altezza e profondità, in quanto si tratta di non ridurre tutto nell’ambito della sfera dell’esperienza che contraddistingue l’esistenza, ma di dare la precedenza alla ricerca del ‘che cos’è delle cose’.











14 commenti:

  1. Cara Rosa Elisa,
    veramente hai ragione! Nella Chiesa non si capisce più dove si stia andando! Il papa ai maestri cattolici dice di insegnare ai bambini l’accoglienza dei diversi, cioè dei migranti, profughi e rifugiati, e di rispettare la natura sul pianeta. Questo può anche andar bene..., ma sono cose da Educazione Civica. E chi gliene parla ai bambini di Dio e di Gesù, chi gli insegna che accogliere i diversi è una delle opere di misericordia corporale previste nel Vangelo e che fare del bene a una persona bisognosa è come farlo a Gesù?

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  2. Condivido parola per parola, cara Elisa. Grazie per i tuoi interventi, che arricchiscono mente e cuore.

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  3. La Chiesa si sta disgregando nella sua dimensione bassa, quella del territorio, delle parrocchie. La frequenza alle messe è bassissima, le parrocchie non rappresentano quasi più nulla a livello di aggregazione, di comunità, hanno

    solo più un ruolo burocratico. I ragazzi che fanno la prima comunione sono sempre meno, la cresima la fanno in pochissimi, poi dopo in chiesa giovani non se ne vedono più, è fallito completamente l’associazionismo. Questa almeno è l’esperienza della mia città, di cui in alto loco nessuno sembra preoccuparsi. Se qualcuno altrove ha esperienze diverse, migliori, mi farebbe piacere conoscerle per tirarmi un po’ su.

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  4. Cara Elisa, sai dire con onestà il vero!!!

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  5. Mi sembrano discussioni abbastanza inutili, in quanto le cose della Chiesa non interessano più a nessuno, come dimostra il fatto che le trasmissioni di Tv2000 con il papa in persona, lì in studio come uno qualunque, hanno avuto un indice di ascolto intorno al 10%.

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    1. Interessano chi non è così stupido da non interrogarsi sul perché della vita e sul suo senso, sul perché la felicità non sia eterna e neppure per tutti, sul significato del dolore e sulla fine di ognuno. Il solo fatto di avere contezza che siamo destinati a morire impedisce che uno viva appieno la propria felicità, perché transeunte... A riprova, in letteratura è pieno di poeti malinconici o nostalgici, proprio per questo motivo.

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  6. Ma voi sapete spiegarmi perché al papa interessino tanto i migranti?

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    1. E se il migrante fosse lei, quale quesito si porrebbe?

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  7. Analisi illuminante, grazie cara Rosa Elisa.

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  8. Ma il papa avrà inquietanti informazioni riservate per parlare con così grande preoccupazione della guerra atomica o lo farà perché ci si penta e ci si prepari in ogni modo al meglio per la vita eterna?

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    1. Noi non possiamo certo sapere se il papa abbia informazioni riservate e quali esse possano essere. Certo che le esortazioni alla prudenza, alla concordia e alla pace sono sempre opportune e positive.

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  9. Ma che omertà! Nessun TG dice che l’Istituto Massimo, dove è avvenuta la violenza sessuale nei confronti di un’alunna quindicenne da parte di un insegnante ultracinquantenne, è la prestigiosa scuola dei gesuiti all’EUR, costosa e d’élite! Certo è la scuola dei confratelli di papa Francesco, come si fa a mettere in piazza che proprio lì avvengono certe cose?

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  10. Perché papa Francesco è andato in quasi tutti i paesi dell’America Latina, ma non nella sua Argentina? Non lo vogliono?

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    1. Ma... Il presidente Macrì del resto non era neppure in Cile insieme ad altri presidenti, se non andiamo errati...

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