In una risposta del 2007 ad un quesito della Conferenza Episcopale statunitense sulla liceità di interrompere nei pazienti, in stato vegetativo, l'alimentazione e l'idratazione forzata, la Congregazione della Dottrina della fede (ex Sant'Uffizio...) risponde che l'alimentazione e l'idratazione sono obbligatorie nella misura in cui esse dimostrano di raggiungere la loro finalità propria...: procurare l'idratazione ed il nutrimento del paziente. “In tal modo si evitano sofferenze e la morte dovute all'inanizione e alla disidratazione”.
Stiamo parlando di sospendere qualcosa che è in atto (non si parla di introduzione di un nuovo impianto...), dove il paziente si nutre regolarmente..., e l'intento, si legge nella dichiarazione, è quello di evitare il dolore e le sofferenze che l'interruzione potrebbe provocare. Si rileva, inoltre, si deve dimostrare che alimentazione ed idratazione sono in grado di raggiungere la finalità propria, cioè la tutela della vita.
Nella nota esplicativa, non senza avvertirci che la pronuncia era stata approvata dal Papa (in perfetta solitudine, immaginiamo...e osiamo chiederci se questo sia il corretto esercizio della collegialità, invocato dal Concilio Vaticano II...), si citano i precedenti.
Svetta, tra tutti, il famoso discorso di Pio XII del 1957 agli anestesisti, nel quale il Pontefice ribadisce il dovere di assicurare tutte le cure al paziente (si riferiva al caso della rianimazione) che, però..., debbono comprendere i c.d. mezzi ordinari avuto riguardo sia al paziente che agli altri (!).
Un obbligo più severo, continua il Pontefice, sarebbe troppo pesante per la maggioranza delle persone e renderebbe troppo difficile il raggiungimento di beni più importanti. Il Papa introduce poi un concetto fondamentale: la vita, la salute e tutte le attività temporali sono subordinate a fini spirituali.
E' noto che al tempo di Pio XII, che si avvaleva, tra gli altri, del domenicano Garrigou-Lagrange, San Tommaso si studiava ancora seriamente e non in chiave agostiniano/fabriana (Cornelio Fabro). A dimostrazione del fatto, si rileva che il Papa, in armonia con la tradizione tomista, considera tutti i beni in questione: il bene del paziente e quello dei vicini al paziente... la praticabilità e l'onerosità della norma rispetto ai fini che ci si prefigge di raggiungere, e, poi, dice che la vita umana deve esser subordinata al raggiungimento di fini spirituali; in altre parole il contrario di una vita meccanicista... Quanto distante dal disegno di legge approvato dalla c.d. Camera dei deputati italiana che sceglie come criterio dirimente assoluto la morte cerebrale: elettroencefalogramma piatto!
Mezzi ordinari, dice il Papa, proporzionati in tutti i sensi. In altri termini, no all'accanimento terapeutico e soprattutto sottolineatura che la finalità della vita è il raggiungimento di fini spirituali non la prosecuzione della respirazione!
Il 5 maggio del 1980 abbiamo poi una dichiarazione del Sant'Uffizio sull'eutanasia dove correttamente si introduce una distinzione tra mezzi proporzionati e mezzi sproporzionati e si afferma che è lecito rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto il prolungamento precario e penoso della vita (!), senza, con ciò, interrompere le cure normali.
Il 27 giugno 1981 il Pontificio Consiglio Cor Unum, trattando di questioni relative ai malati gravi ed ai morenti, afferma che resta l'obbligo di proseguire le cure coi mezzi c.d. minimali (alimentazioni, trasfusioni di sangue, iniezioni): non si parla di alimentazione forzata...
E fin qui ci muoviamo in un ambito di saggezza umana e cristiana ad un tempo, come direbbe il Maritain de L'Umanesimo integrale...
Quando nasce il problema, indovinate un po’?
Sotto il regno di Giovanni Paolo II. Si sa che si era laureato su Max Scheler..., che aveva studiacchiato il personalismo; il tomismo che conosceva era quello dei manuali e neppure dei migliori. La sottigliezza intellettuale non era certo una delle virtù che lo ha portato alla beatificazione; i concetti li tagliava con l'accetta..., all'ingrosso. Infatti, nel 1985, introduce tra i mezzi ordinari... la somministrazione di liquidi e di cibo, che non è lecito sospendere per abbreviare le sofferenze (veramente in articulo mortis, sembra che il Papa avesse un'idea diversa...), se poi le vene si rompono o la cannula s'infetta... de minimis non curat praetor... conta poco.
Da qui, poi, un florilegio di glosse che ha portato all'evidente sciocchezza di sostenere che alimentazione ed idratazione forzata non sono terapie.
A questo punto si inserisce il braccio secolare: il professor Buttiglione (Bottiglione lo chiama il computer...quando digitate), cultore di Hegel, che cita sempre... (che sia segretamente panenteista?), la ex psichiatra (verrebbe da dire: medice cura te ipsum) Binetti, che ora si dedica ad alta teologia o, quantomeno, a concetti di metafisica (ad esempio, la nozione di vita/non vita) e poi la Roccella, madre di famiglia (?) con il supporto dei piduisti del Pdl (!), hanno portato all'approvazione di un disegno di legge, sicuramente anti-costituzionale laddove impone un trattamento - loro negano che lo sia - obbligatorio, ma anche difforme dalla tradizione della Chiesa sotto Pio XII e alcuni dei suoi successori.
Perché ce la prendiamo tanto in questo blog con la decadenza della teologia, con gli eminentissimi Bagnasco, Bertone, Scola, Ruini e il non ancora eminentissimo Fisichella, coi volontaristi dell'Opificio e con il fatto che un Papa spirituale si circondi di questi signori ?
Perché hanno generato 'mostri giuridici', confusione nelle coscienze dei credenti, un mancato servizio alla Chiesa e all'uomo, come gli apprendisti stregoni.
Bello...molto. Cristina
RispondiEliminaRingrazio Rosa Elisa che ha tradotto in latino questo brano per tutti noi che nel convegno ALEA FATI discutevamo sul De vitae fine sulla lettura di Platone, Seneca, e altri importanti autori classici e ringrazio anche il sig. Biancheri che l'ha pensato e scritto. Così tutti abbiamo avuto queste notizie e idee e ora io ho anche letto tutto il blog che mi è piaciuto molto e vi mando i miei complimenti.
RispondiEliminaSecondo me occorre che ciascuno abbia la possibilità individuale di decidere sulla propria fine-vita, anche perché la democrazia liberale riconosce, quale unico limite alla libertà dell'individuo, la tutela della libertà degli altri. Invece, in assenza di volontà esplicitate e tutelate in un testamento biologico, la libertà dell'individuo malato e incosciente, riguardo la sua salute e la sua vita, viene sottomessa alle decisioni di terzi, anche estranei, non solo parenti e amici, ma anche medici e sacerdoti. Questo fatto diventa allora una realtà che viola quelli che dovrebbero essere i valori fondanti della convivenza civile.
RispondiEliminaIl documento da prendere in considerazione da parte dei cattolici su questo argomento è la "Prolusione del card. Angelo Bagnasco al Consiglio Episcopale Permanente" del 22-25 sett. 2008, in cui il cardinale ha sostenuto che non vi sarebbe la necessità di specificare alcunché, in quanto la somministrazione di liquidi e alimenti sarebbe ormai universalmente riconosciuta come trattamento di sostegno vitale, qualitativamente diverso dalle terapie sanitarie. L'opinione del prelato è che non si possa chiedere la sospensione di tali procedure, e che questa sia una salvaguardia indispensabile, "se non si vuole aprire il varco a esiti agghiaccianti anche per altri gruppi di malati non in grado di esprimere deliberatamente ciò che vogliono per se stessi".
RispondiEliminaMa..., veramente un prelato, anche se presiede la Conferenza episcopale italiana, viene comunque dopo le pronunce di pontefici o di dicasteri romani, specie se, come nella fattispecie, non si aggiunge alcun argomento ma ci si limita a ripetere l'enunciato, che non ci persuade in quanto semplifica troppo un problema complesso. Del resto non abbiamo mancato di sostenere in questo blog che la teologia del card. Bagnasco ci appare povera nei contenuti. Meglio, molto meglio sarebbe sviluppare l'ampio discorso di Pio XII agli anestesisti dove i beni presi in considerazione sono diversi, dove si respinge il concetto di vita 'meccanicisticamente' intesa..., dove, anzi, si afferma che la vita è rivolta ad una dimensione spirituale e si richiede che, nella scelta, occorra tener conto delle circostanze e del bene di tutte le persone coinvolte...Una bella differenza, no?
RispondiEliminaQuanto al richiamo all'impostazione liberale, alla democrazia... sentiamo continuamente Pannella ed i suoi predicarci sul punto.
Credo che dopo duecento anni di scorpacciata di queste teorie (ricordiamo che Locke riteneva opportuno unirsi in società per meglio difendere la proprietà privata (!) e la Costituzione Americana si è ben ispirata a questo...) bisogna aver il coraggio di vederne anche i limiti, pur riconoscendo che per molti aspetti non c'è molto di meglio a portata di mano.
Innanzitutto, abbiamo ricordato nel blog che la volontà della maggioranza non è criterio di verità (v. nazismo in Germania o fascismo in Italia); per questo esistono le Costituzioni che garantiscono norme inviolabili, come ad esempio quelle contenute, anche, nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.
In secondo luogo, proprio perché esistono diritti indisponibili, osiamo ritenere che anche la nostra vita individuale non è propriamente nella nostra disponibilità. Noi facciamo parte della vita in quanto esseri umani 'finalizzati', direbbe Aristotele, e la vita non è un bene di consumo da interrompere ad libitum. Per questo ci fa orrore l'eutanasia anche se, come per tutte le forme di suicidio (o di autodistruzione...), abbiamo comprensione per gesti disperati, spesso una protesta o una debolezza.
Diverso è l'accanimento terapeutico, la costrizione ad una vita artificiale che può provocare più danni che l'ottenimento di beni che si prefigge di raggiungere. Non crediamo che l'introduzione di sondino e flebo siano, in tutti i casi..., qualcosa di comparabile ad una iniezione intramuscolare..., cioè ordinaria amministrazione.