Nell’opinione comune sempre più si impone l’idea che la democrazia sia un valore assoluto ed indiscutibile ed i media avvalorano il concetto che solo il volere della maggioranza, risicata o qualificata che sia, possa essere proficua per il paese, in quanto garanzia di legalità. Dobbiamo però ricordarci di aver imparato dagli antichi che anche la democrazia non è immune da degenerazione, per indicare la quale sempre gli antichi avevano individuato il termine “oclocrazia”. Anche se oggi questo vocabolo è quanto mai dimenticato, questa situazione è comunque storicamente possibile e si verifica quando i cittadini chiedono privilegi allo Stato e ottengono benefici a spese di tutti gli altri, ma, dato che la maggior parte fa la stessa cosa, si crea consenso e la situazione regge per un certo tempo. Naturalmente questo stato di cose non può durare e ad un certo punto si rendono necessari provvedimenti risolutivi. E noi ne sappiamo qualcosa…
La soluzione che si è prospettata per noi è stata quella di una temporanea sospensione della democrazia, ricorrendo all’espediente di affidare l’esecutivo ad una squadra di “tecnici”. A queste persone, però, si potrebbe dare un altro nome, cioè “filosofi”, ovvero “coloro che sanno”, in una visione di complementarietà, in quanto, essendo oggi lo scibile sempre più ampio e complesso, si richiedono competenze settoriali specifiche, pur tutte ispirate al giusto e all’onesto. L’azione di governo di questa squadra è stata prospettata come temporanea, finalizzata a risolvere un momento di crisi, la cui soluzione in realtà, anche per una serie di concause internazionali, non pare così semplice e vicina come si poteva inizialmente supporre. Ed allora all’approssimarsi della scadenza elettorale si apre una situazione completamente nuova per la politica, soprattutto per il vuoto lasciato dal fallimento delle ideologie del secolo scorso, che vanifica la contrapposizione degli schieramenti che per lungo tempo avevano avuto posizioni consolidate e fa emergere sempre più raggruppamenti intorno a personaggi dotati di capacità di aggregare consenso. In questa situazione ci dobbiamo chiedere chi meglio potrebbe governare. Chi ha competenza e preparazione o chi, comunque sia, sa catturare consensi e viene eletto dal popolo? Il problema non è nuovo, anzi antichissimo, per cui per una riflessione personale proporrei la lettura di quanto Platone nella Repubblica (VI 488a) fa dire a Socrate: “Immagina che su molte navi o su una sola accada un fatto di questo genere: da una parte un capitano che supera per statura e forza fisica tutto l'equipaggio, ma è un po' sordo, ha la vista corta ed è provvisto di scarse conoscenze nautiche, dall'altra i marinai che litigano tra loro per il governo della nave, poiché ciascuno è convinto di dover stare al timone anche se non ha mai imparato l'arte della navigazione e non è in grado di indicare né il proprio maestro né il periodo in cui l'ha appresa, e per giunta sostengono che quest'arte non si può insegnare, anzi sono pronti a fare a pezzi chi dica il contrario. Essi stanno sempre attorno al capitano, pregandolo e facendo di tutto perché affidi loro il timone, e se talvolta riescono a persuaderlo altri invece che loro, li uccidono o li gettano giù dalla nave, e dopo aver reso innocuo il buon capitano con la mandragora, con l'ebbrezza o in qualche altro modo, si mettono al comando della nave consumando le provviste e navigano tra bevute e banchetti, com'è logico attendersi da persone simili. Inoltre lodano con i nomi di marinaio, timoniere ed esperto di nautica chi è bravo ad aiutarli nel comando usando sul capitano la persuasione o la forza, mentre biasimano come inutile chi non si comporta in questo modo; e non hanno neanche idea che il vero timoniere deve preoccuparsi dell'anno, delle stagioni, del cielo, delle stelle, dei venti e di tutto quanto concerne la sua arte, se realmente vuole essere un comandante, anzi sono convinti che, senza sapere né in teoria né in pratica come si guida una nave a prescindere dal volere della ciurma, sia possibile imparare quest'arte nel momento in cui si prende in mano il timone. Se sulle navi accadessero fatti del genere, non pensi che il vero timoniere sarebbe chiamato dall'equipaggio di navi così combinate acchiappanuvole, chiacchierone e inutile?» «Sicuro», rispose Adimanto.
«Pertanto», proseguii, «credo che tu non abbia bisogno di analizzare l'immagine per capire che raffigura la disposizione delle città nei confronti dei filosofi, ma comprenda le mie parole».
«Pertanto», proseguii, «credo che tu non abbia bisogno di analizzare l'immagine per capire che raffigura la disposizione delle città nei confronti dei filosofi, ma comprenda le mie parole».
Meditare su questo testo, in cui si vuole criticare la pratica politica esistente nell’Atene del tempo, dominata dai retori e dai sofisti, il cui sapere consisteva esclusivamente nell’arte di manipolare il popolo, qui rappresentato dal capitano, non cattivo, ma debole, sordo e miope, sarà senz’altro utile in vista delle prossime elezioni, quando dovremo stare attenti a scegliere non chi sappia facilmente convincere, ma chi sappia guardare lontano, al di là della nave e delle sue relazioni interpersonali. Questi sono naturalmente quegli “ottimati” (non i filosofi “acchiappanuvole”!) a cui Platone (e con lui Cicerone e molti altri nel corso dei secoli) vorrebbero affidare il governo, che non rappresentano un’aristocrazia per nobiltà di nascita o superiorità di censo, ma persone dotate di elevatezza intellettuale ed onestà morale. Deve trattarsi di uomini e donne in possesso del vero sapere, ma anche capaci di risultare convincenti per raccogliere i consensi degli elettori, ai quali dovranno rispondere nel caso la loro azione non risulti fruttuosa ed utile alla collettività. Attenzione a non identificare questi saggi col governo dei professori, che hanno pur avuto il merito di far sloggiare i saltimbanchi e le ballerine, oltre ai licantropi del Nord. Questa scelta 'elitaria' richiede che ci siano come termini di riferimento dei limiti che sono quelli stabiliti dalle Costituzioni e che si ancorano, nei paesi europei almeno..., al rispetto del quadro istituzionale e soprattutto ai diritti fondamentali della persona umana universalmente riconosciuti.
E’ solo il voto di tutti i cittadini che può determinare queste scelte, di qui la necessità di ri-affezionarsi alla politica, di educare in primo luogo i giovani ad una scelta consapevole, oltre all’obbligo per tutti di affrontare il voto con serietà e ponderazione, sempre sperando che la nuova legge elettorale dia agli elettori maggiori poteri reali di scelta! Ma... dove sono i plotoni di volontari preparati ad insegnare ai Renzi e ad altri giovani aitanti la criticità a proposito della faciloneria nelle proposte politiche, della politica spettacolo, e ai giornalisti la voglia di approfondire i problemi e non solo di cercare il sensazionale ad ogni costo?
Risposta di alto profilo alla scemata detta da Nicole Minetti nell'intervista di Alessio Vinci a 'Domenica Live' su Canale 5, che ha affermato: "Per fare politica non bisogna essere preparatissimi". Speriamo che gli elettori capiscano e soprattutto che facciano questa nuova legge elettorale che ci lasci veramente scegliere.
RispondiEliminaBene le metafore, bene il richiamo all’approfondimento culturale, alle competenze, all’onestà e alla serietà… ma facciamo un breve riassunto della situazione politica con qualche prospettiva per il futuro.
RispondiElimina"Una grande lista civica nazionale per l'Italia che raccolga le energie sane del Paese e senza personalismi", questa sarebbe la proposta di Fini e di Casini, di nuovo alleati
nell'accettare l'iniziativa lanciata da Luca di Montezemolo di appoggiare un Monti
bis. Bersani, che spera in una vittoria del Pd alle prossime elezioni, si dice contrario
alle manovre di Fini e Casini. Alfano ha già detto chiaramente che se Monti vuole
governare deve mettersi in lista, ma Berlusconi oggi è sembrato più possibilista su un secondo mandato al professore. Intanto Monti fa finta di niente e spera nella ingovernabilità del Paese per essere nuovamente nominato.
Con la loro invenzione della Lista civica Casini e Fini sperano, appoggiando Monti, di aumentare i consensi e partecipare al suo prossimo governo. Monti non si mette in gioco per il semplice fatto che prenderebbe così pochi consensi che non potrebbe avere l'incarico e quindi, il suo successo di rinominato verrebbe dalle macerie dei partiti. Pd e Pdl cercano di contrastarsi a vicenda e non vorrebbero Monti ma, pur di arrecare danno all'avversario alla fine approverebbero un governo Monti. Ai cittadini tutte queste manovre tattiche non interessano, vorrebbero sapere esattamente che cosa faranno i partiti e Monti dopo le elezioni. Quante tasse, quanti tagli, quante stangate intendono propinarci? Il Pd è affaccendato con le primarie. Il Pd di Bersani si avvicina alla sinistra di Vendola; ma Casini inorridisce al pensiero di un’ alleanza Pd-Sel. Di Pietro resta sul ramo in attesa che il Pd stipuli un’ alleanza elettorale con l'Idv, in questo ostacolato da Casini. Intanto, sorgono due nuovi raggruppamenti, quello di Giannino e quello di Tremonti che, se sopravviveranno agli sbarramenti elettorali presumibilmente si collocheranno a destra. Infine, Berlusconi, prima di fare le sue scelte aspetta i risultati dei sondaggi e sembra orientato a non ricandidarsi, evidentemente per non dover subire lui la sconfitta del suo partito. Solo Grillo, che fa alcune analisi giuste corredate da soluzioni in parte stravaganti ed alcune campate in aria, sembra aumentare i consensi. L'arrivo al governo di Monti ha avuto due effetti: il primo di aumentare le tasse ed accentuare la crisi ed il secondo di mandare in confusione i partiti, tanto che ora tutti, destra, sinistra e entro si dichiarano favorevoli ad un Monti-bis: e allora cosa vuol dire? Che non c’è più nessuna differenza di posizioni, che tutti cercano solo di accaparrarsi poltrone, per puro opportunismo!
Non si può pensare che la politica sia solo un gioco di successi per accaparrarsi le poltrone migliori! Perché le cose possano andare meglio, occorre che si recuperi una visione alta della politica, avendo ben chiaro che la sua azione deve essere indirizzata unicamente al raggiungimento del bene comune. In quest’ottica occorre anzitutto una ricostruzione concettuale dell’idea di persona, che non coincide affatto con quella di individuo,connotato dalla libertà aperta a tutte le possibilità e a tutte le opportunità, quasi solo macchina del godimento e dell’autopotenziamento,in chiave narcisistica. Questo approccio comporta un accantonamento dell’individualismo, che sta diventando sempre più esasperato, per ricostruire legami, relazioni e confronti tra gli apparati politici ed istituzionali, le imprese e altre forme di organizzazione, nonché i singoli cittadini. Non è più sufficiente parlare di solidarietà, in quanto ormai la sfida è nei confronti di un post capitalismo tecno-nichilista, per cui l’obiettivo di un'alleanza dovrebbe essere la produzione di nuovo valore, da intendersi non solo in maniera economicistica; a questa alleanza vanno dati, come riferimento centrale, valori riconosciuti dalla collettività . Soprattutto vanno temute 'fughe dalla libertà' con proteste qualunquiste e demagogiche alla Grillo, che accelererebbero il cupio dissolvi della società...
RispondiEliminaAnche se i giochi della politica possono non essere importanti, resta il fatto che alle prossime elezioni per qualcuno bisognerà votare e allora mettiamo intanto qualche punto fermo. Per risolvere la grave crisi che stiamo vivendo il governo Monti pensa di torchiarci sempre più con nuove tasse e risparmi fino al limite del ridicolo, se non del pericoloso, come la diminuzione dell’illuminazione notturna, noi dobbiamo invece pensare da dove deriva questa crisi. La causa devastante è stata la bolla dei derivati, con prodotti finanziari costruiti a tavolino che non avevano alle spalle nessuna garanzia reale. Le grandi banche hanno accumulato la cifra inimmaginabile di oltre seicentomila miliardi di euro di "garanzie scoperte". Ma invece che una soluzione politica forte, con l’eliminazione di questo sistema e punizioni esemplari nei confronti dei responsabili, si è scelto di far pagare alla gente i debiti delle banche.
RispondiEliminaI provvedimenti di Monti vanno tutti in quella direzione. Certe volte non è riuscito ad imporre la sua volontà, come l'obbligo di usare il bancomat per ogni acquisto sopra ai 50 euro, altre volte c’è riuscito, come il conto corrente bancario obbligatorio per i pensionati oltre i 1000 euro al mese. E in mezzo tutti quei provvedimenti su assicurazioni obbligatorie e simili regali al sistema bancario ed assicurativo che altro non sono che nuove tasse per imprese e cittadini.
Ma il regalo più grande di tutti in questo sistema economico è lo spread. Le banche investono i propri capitali in titoli di stato con un rendimento altissimo, anche oltre il 6%, ed ovviamente non hanno nessun incentivo a prestare i soldi alle imprese, dove per rendimenti solo marginalmente più alti si è esposti ad un rischio che le politiche di Monti rendono sempre maggiore. Quindi le banche smettono di svolgere il loro compito, che sarebbe quello di prestare denaro alle attività economiche. Le imprese falliscono o comunque non riescono ad investire, con conseguente calo del loro fatturato e delle imposte che pagano allo stato. Di conseguenza Monti deve alzare le tasse peggiorando sempre più la situazione.
E’ chiaro che invece ci vorrebbe un governo capace di adottare provvedimenti impopolari con il sistema bancario, che costringano gli istituti a tornare a far circolare i capitali e diano contemporaneamente alle imprese e al mondo del lavoro ciò di cui necessitano. Ma non sarà certo Monti a fare una politica del genere. Noi, però, con il nostro voto dovremmo poter scegliere.
Un momento. La questione è più complessa del Monti proteggi banche come direbbe sciaguratamente Grillo. Monti è venuto quando non c'erano quasi più i soldi per pagare stipendi e pensioni. Piaccia o no, viviamo in un sistema di libera circolazione dei capitali e quindi ogni intervento a livello domestico deve partire da questo quadro d'insieme. La percezione delle scelte dei governanti e della loro qualità è un fattore determinante per il mercato finanziario ed il flusso degli investimenti, come si è visto bene alla fine del governo dei saltimbanchi. Questo governo non è ottimo, neppure tecnicamente; naviga a vista spesso... Ma... l'alternativa? Renzi,Grillo o la Lega del malaffare? Ma per favore...
RispondiEliminaMa com’è la questione? Prima erano tutti amministratori integerrimi ed onestissimi oppure ora le Fiamme Gialle hanno avuto via libera e mano libera per cui più nessuno gode di coperture e protezioni?
RispondiEliminaLa politica è ferma, stagnante, si dicono sempre le stesse cose che escono dalla bocca impastata di Berlusconi, speriamo solo per psicofarmaci, non droga, che parla solo per difendersi e accusare gli altri e gli altri a sinistra tacciono o al più sottolineano (vedi Finocchiaro). Non ci sono idee in circolazione, manca l’inventiva: tiratene fuori un po’ voi che siete bravi, per favore!
RispondiEliminaTroppa realtà l'uomo non la sopporta, scriveva Aristotele... I nostri politici, pedestri orecchianti di Machiavelli, ne han concluso che bisogna mentire sempre, in primis il Conducator ma anche altri, e così i poveri sudditi devono percepire e interpretare uno stormir di fronde o un sospiro per capire come stanno le cose. Per esempio, oggi il Ministro Barca ha confessato che per una spending review seria occorre un governo sostenuto da un voto popolare; se ne deduce che la spending review fin qui attuata è un pannicello caldo e che non c'è altro modo che imporre imposte dirette ai soliti noti o indirette a tutti per far fronte ai problemi serissimi che il paese deve affrontare dopo quindici anni di malgoverno e di fanfaluche. Il Conducator, delinquente naturale, secondo la sentenza per frode fiscale di ieri, minaccia sfracelli, omettendo di dire che se uno dipende da partners più forti di noi o da finanziatori che ci giudicano deve accettare il 'principio di realtà', non prendersela con le nuvole. Altro è quel che si desidera, altro è quel che è, ma per i nostri mentori, Nuova Lega degli indagati inclusa, non c'è soluzione di continuità tra sogno e reale; che siano tutti adepti di Calderon de la Barca? Che fare? Sembra che per ottenere un risultato duraturo e accettato occorrano onestà, competenza, attitudine al sacrificio, rinuncia. L'identik di un simile politico non sembra moneta corrente in questo povero paese, malgrado i ripetuti auspici del Card. Bagnasco che chiama frotte di cattolici a impegnarsi in politica... Ma se non frequentano neppure le Chiese... e i veri testimoni fuori dai movimenti, gruppi di potere, non hanno un destino diverso da quello che il papa riservò a Francesco in San Giovanni in Laterano: vatti a rotolar tra i porci... Eppure ... non temere piccolo gregge...
RispondiEliminaBiancheri ha ragione per quello che dice del card. Bagnasco e dei cattolici. E’ un discorso poco fondato sulla realtà, in quanto non esiste più quella classe di cattolici-intellettuali che c’era negli anni 60-80, formatisi su buone basi teologiche di modello soprattutto francese. Oggi ci sono i movimenti come Cl, Opus Dei e altri che stanno dentro la Chiesa per fare affari, contrapponendosi gli uni agli altri. Il Papa se ne dovrebbe accorgere in questo anno della fede che ha proclamato che se non si ritorna ad una seria formazione culturale dei cattolici le chiese si spopoleranno sempre di più, perché su una fede fatta di emozioni e sentimentalismo non si costruisce niente.
RispondiEliminaMi sembra che si dovrebbe fare un’analisi molto seria ed approfondita del perché la gente non frequenta più la Chiesa e prende sempre più le distanze dal cristianesimo, analisi che dovrebbe essere fatta dalla Chiesa gerarchica con grande sincerità ed autocritica. Io faccio solo un piccolo tentativo, dal mio modesto angolo di visuale e di esperienze. Innanzi tutto è stata superata la necessità storica di far fronte al comunismo, il che è stato indubbiamente positivo, in quanto nel caso dell’affermarsi del regime comunista sarebbe stata completamente stravolta la nostra civiltà, anche se c’è da considerare che molti punti del programma comunista (o meglio socialista), riguardanti una maggiore giustizia distributiva, sono stati fatti propri dai governi liberal-borghesi e hanno indubbiamente contribuito al generalizzato miglioramento del tenore di vita di tutta la popolazione (pensioni, assistenza sanitaria, gratuità scolastica, ecc.), anche se oggi rischiano di andare in crisi e di avere un effetto destabilizzante, o meglio di essere presentati all’opinione pubblica come gli elementi che mettono in crisi il nostro assetto sociale. Ma, secondo me, la questione che ha minato dall’interno la Chiesa, offuscandone enormemente la credibilità, è la questione del peccato. Oggi il concetto di peccato non esiste più, per colpa della Chiesa stessa. La Chiesa viene così a perdere il suo ruolo di distribuisce di salvezza eterna, attraverso il meccanismo peccato-perdono-redenzione salvezza. Ma il concetto di peccato l’ha eliminato la Chiesa stessa, che non ne parla più a nessun livello, sembra averne timore, forse anche perché tanti e tanto grandi sono stati i peccati che sono emersi a carico della Chiesa stessa (silenzio nei confronti delle persecuzioni di Ebrei, Armeni, silenzio nei confronti della mafia, ecc.) e di suoi singoli esponenti anche di alto livello. Oggi la Chiesa non dice più “solo seguendo la mia linea di comportamento vi salverete”, oggi tutto viene accolto e accettato in una generalizzato buonismo, per cui stare dentro la Chiesa o starne fuori sembra che in fondo, anche in una prospettiva di salvezza eterna individuale, sia la stessa cosa.
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