Si fa molto parlare e scrivere su come uscire dalla crisi europea: le 'autorità' - si direbbe in linguaggio medievale - nell'Italietta contemporanea favoleggiano di una Europa federale, mentre l'astuta ragazza della Germania dell'Est, Merkel, fa baluginare col suo Ministro delle Finanze (la cui faccia ricorda espressioni sinistre, già viste nella seconda Guerra Mondiale...) una non meglio precisata riforma dei Trattati europei. Tutti i commentatori, come già avvenuto per i mercati finanziari, si esprimono senza incertezze, peraltro disponendo solo di vaghe conoscenze del meccanismo dell'Unione Europea e, anche, dei termini del problema.
Siamo lontanissimi dal periodo in cui a Bruxelles avevamo Rappresentanti Permanenti assai ascoltati in Coreper (la Segreteria del Consiglio), se non Ministri nel Consiglio stesso. I nostri tecnici al Governo, dei giganti al confronto di chi li ha preceduti, erano già a Bruxelles all'epoca, ma non brillavano per inventiva (al di là delle famose decisioni sulla concorrenza); erano piuttosto inclini ad un atteggiamento burocratico: Question sur la méthode...si direbbe. Quando le idee scarseggiano, si segue la procedura...: la campana del convento suona tutti i giorni per la mensa, anche in tempi di crisi, e così si ripete quel che è stato tramandato, senza vissuto o valore aggiunto.
A nostro debol parere, per usare una espressione dei Promessi Sposi, un mattone, come lo ha definito il Bossi -il vate condannato con sentenza passata in giudicato, intendo, non il trota (quante ragioni ha Dante a ricordare: “Fatti non foste a viver come bruti...”) - andrebbero considerati i seguenti aspetti che non vediamo mai citati dai commentatori.
1. L'equilibrio europeo è un equilibrio delicato. Era più facile costruire una comunità europea dopo la tragedia della seconda Guerra Mondiale e i tedeschi, all'epoca, avevano solo bisogno di solidarietà. Le varie riforme dei Trattati, da Maastricht in poi, hanno rappresentato piuttosto una velleità per la macchinosità della costruzione istituzionale, del tutto priva di aderenza alla realtà. L'Unione è composta di popoli diversi, con tradizioni contrastanti, popoli che poco si amano: si ha l'impressione che stiano insieme per necessità più che per scelta. La fraternità massonica e il diktat americano hanno portato ad allargare l'Unione troppo presto. L'adesione del Regno Unito, seguita dai Paesi scandinavi, ha segnato l'inizio della trasformazione europea in un'area di libero scambio e non di una Unione, con normativa comune ed istituzioni comuni. Le direttive comunitarie, anche quando venivano trasposte in ambito nazionale, lo erano in modo impreciso e contrastante da Stato a Stato, anche quando correttamente adottate (il Granduca del Lussemburgo, per anni, nel suo Granducato di 350.000 persone... ha semplicemente copiato il testo delle direttive..., salvo quando c'erano opzioni...), mai veramente attuate per la mancanza di controlli e di sanzioni adeguate e armonizzate. Per ovviare a ciò, nel settore dei servizi finanziari, il cuore del mercato interno, si è elaborata la procedura Lamfalussy, che si proponeva di eliminare normative nazionali aggiuntive ed armonizzare le prassi di vigilanza e le sanzioni; c'è stata così una cessione di sovranità a favore degli organi di controllo comunitario, a scapito di quelli nazionali, col risultato di portare parzialità in sede comunitaria invece che armonizzazione e indipendenza. Tipico esempio è l'organo di controllo sulle borse, l'ESMA, dove per scelte politiche..., duce il Commissario Barnier, l'Executive Director è un'inglese/tedesca, messa lì per non disturbare la City e Francoforte. La prova provata è il comportamento timido dell'ESMA e le rispostacce alla Consob in materia di Agenzie di rating che ESMA dovrebbe vigilare...
Allo stesso modo l'allargamento dell'Unione ha attenuato le capacità di controllo e l'elaborazione comune mettendo insieme situazioni troppo diverse.
2. Storicamente l'Italia ha avuto il ruolo di ago della bilancia nell'ambito dei quattro grandi. Era anche un membro determinante del cosiddetto Club Med (Francia, Belgio, Italia e. solo in seguito, Spagna e Portogallo), che tanto peso ha avuto nell'elaborazione delle norme e prassi comunitarie. Ma le istituzioni le fanno camminare gli uomini e noi per oltre quindici anni siamo stati guidati da un populista con background da piazzista, che prometteva 'liberi tutti' da tasse e doveri e l'arricchimento collettivo: le ragazze erano invitate a trovarsi un ricco per risolvere i loro problemi, la malavita faceva affari, la legge era allegramente violata da quelle che poi furono definite cricche che comprendevano anche cardinali, seduttori di seminaristi e coristi delle cappelle pontificie. A Bruxelles si andava con un occhio alla rassegna stampa nazionale, mica per affrontare i problemi europei. L'astuta ragazza dell'Est europeo, cresciuta sotto il fascismo rosso di Honecker, con la complicità di un cane sciocco franco/ungherese, del tutto digiuno della Storia e del ruolo della Francia, Napoleone a parte..., ne ha approfittato per smantellare la Commissione Europea, già indebolita dalla gestione pessima del lussemburghese Santer. Ha messo a capo un portoghese prodigo di parole, esperto in niente e sempre pronto a ricevere ordini dai forti. La ragazza era ben lieta che il vice Presidente italiano della Commissione fosse un uomo di peso come il giornalista della cronaca di Roma Tajani, berlusconiano di ferro o uno come Frattini che imparò un inglese stentato quando era commissario europeo. Il Governo italiano esprimeva posizioni umilianti. Non parliamo poi del Ministro dell'Economia e delle Finanze, l'inquilino del caro amico finanziere Milanesi, che teneva i conti a posto (diceva lui...), ma che si è ben guardato da proporre riforme qualsivoglia per metter seriamente mano al debito pubblico che è anzi cresciuto! Ci ricordiamo ancora delle sue cartolarizzazioni e dei numeri che dava e delle teorie sulla globalizzazione che falsa il mercato a cui, sia detto per inciso, lui non si è mai opposto quando poteva farlo nel negoziato GATS, da ministro... Questa assenza dell'Italia dalla scena europea ed internazionale è durata troppo a lungo e ha favorito un'immagine disastrosa. Sono mancate proposte di mediazione, storicamente appannaggio dell'Italia (la teoria del mercato interno fu Craxi a farla passare a Milano nel 1985). La truffa Parmalat poteva costituire per l'Italia l'occasione per buttare sul piatto delle discussioni internazionali la necessità di regolamentare la finanza, giacché vi erano coinvolti i maggiori intermediari internazionali che hanno poi patteggiato con Bondi per più di un miliardo e mezzo di Euro... Eravamo nel 2003. Risulta che sia stato fatto alcunché? Quanto tempo e quali uomini ci vorranno per ridare credibilità al Paese in quelle sedi?
3. L'assenza di un equilibrio tradizionale nell'Unione, grazie alle sparate dei vari Berlusconi, Aznar, poi Sarkozy nell'era dell'ex alcolizzato Bush (...) ha generato un nazionalismo che non esisteva nella costruzione europea e in Germania la consapevolezza del predominio, dopo aver beneficiato dell'aiuto comunitario nell'unificazione tedesca. La ragazza ha nominato a capo della Bundesbank un saccente quarantenne che ha fatto il suo apprendistato in apparati burocratici come l'FMI o il gruppo degli Sherpa per gli inconcludenti G20, oltreché nella Banca Centrale del Rwanda... (alla Banca di Francia era uno stagiaire).Si può comparare il giovanotto con un Tietmayer? Nei Paesi dell'Est, il Capo fa quel che gli pare e la ragazza ha deciso di metter a capo di un gruppo di fanatici (bisogna aver parlato con i dirigenti della Bundesbank..., la prima impressione è quella che ci sia necessità di avvalersi di uno psichiatra) il giovanotto che fa il politicuccio e che rispetto a quel che sa Draghi è uno studentello. Risultato disastroso. A questa situazione pregiudicata dove alla ragazza, che non conosce i problemi, ma è un'opportunista politica pura, non si può rispondere né con le mediazioni datate di Monti né con le teorie dei liberisti che propongono un'Europa federale. Chi lo propone ha mai parlato a un danese? a un finlandese? a un cipriota? e... a un inglese? Tutti insieme appassionatamente? Non è il caso di esser tanto ambiziosi...
4. Forse la via, più modestamente, è quella di far proposte pragmatiche nella consapevolezza che i tedeschi non hanno mai proposto alcunché per quanto attiene all'armonizzazione comunitaria, ma si sono sempre adeguati alle proposte altrui (che prima venivano dalla Commissione, ora inesistente...) all'ultimo momento dell'ultima ora. La sola arma dell'Italia è quella di minacciare di far saltare anche il mercato interno se l'Euro non è difeso in modo equo (Visco ha ragione da vendere sullo spread, frutto della speculazione che va veramente combattuta). Se salta il mercato interno non danneggia anche noi? Forse ma non ci sono amici, bisogna prenderne atto:...à la guerre comme à la guerre...
L’importante per l’Europa è decidere se si vuol salvare l'euro oppure no. La speculazione ha messo alle corde Grecia, Spagna ed Italia. Dichiarazioni contrastanti costituiscono un vero lavaggio del cervello; tanto che non si riesce a capire se l'euro si salverà oppure no! Ogni proposta per alleggerire il peso
RispondiEliminadegli interessi che alcuni stati sono costretti a pagare per i titoli del loro debito pubblico, sembra che vada a buon punto; ma viene subito smentita il giorno successivo. Di questi giorni vi è la proposta di creare lo scudo antispread che consiste nel fare acquisti da parte della Bce di titoli dei Paesi in difficoltà quando i tassi d'interesse superano una certa soglia. La banca centrale tedesca (Bundesbank) critica Draghi per questa proposta con la conseguenza che le borse vanno giù e risale lo spread.
E' stato messo a punto un meccanismo per il quale qualunque decisione in sede europea dipende dalla Germania. Un giorno parla la Merkel e pone le sue condizioni. Il giorno dopo interviene la Bundesbank. Infine, tutti pendono dalle decisioni della Corte Costituzionale tedesca per vedere se salvare l'euro è una cosa costituzionale. I tedeschi sanno fare bene tante cose ma quando comandano fanno i loro interessi nella maniera più disastrosa per gli altri.
L'analisi è corretta. Si capisce che mettere in minoranza i tedeschi dopo anni di rappresentanti saltimbanchi nell'Europa meridionale e una Commissione inesistente non è agevole. Il giovanotto, apprendista banchiere/Presidente della 'setta' Bundesbank, interpreta i Trattati in modo restrittivo; Draghi attribuisce alla BCE un ruolo, tra gli altri, di stabilità complessiva alla moneta comune, da qui gli interventi straordinari ventilati. Resta la valutazione di fondo che non basta metter sul piatto gli aspetti finanziari e contabili, ma occorre minacciare di ridiscutere il mercato interno che interessa molto i tedeschi. Ma forse la soluzione ce la dà il Bagnasco che raccomanda solidarietà, rispetto della persona a tutti i politici (anche ai mafiosi...). Se predicasse il Vangelo invece di scoprire l'acqua calda...
RispondiEliminaSono d'accordo con lei, Caro Biancheri, anche questa volta nel ritenere inadeguato e inopportuno il monito del card. Bagnasco, a cui lei fa riferimento. Direi, però, che il problema è molto più ampio e complesso e io lo riassumerei semplicemente nel dire che "la Chiesa non sa più cosa dire". La Chiesa ha detto sempre cose diverse, se guardiamo il corso della storia, e se uno non è più tanto giovane, come, me, basta che guardi un po' indietro per ricordarsi che prima la Chiesa aveva due argomenti forti: parlare della purezza, castità, ecc. ecc. e parlare contro i comunisti. Del primo argomento, di cui ci subisssavano e intimorivano nella mia gioventù (trascorsa in collegio dai gesuiti, cercando di non finire nelle grinfie di qualche pedofilo!), non ne parla più nessuno: adesso i giovani convivono quanto e come vogliono, poi magari dopo dieci anni che si sono fatti i fatti loro, vanno a sposarsi in chiesa, anche con l'abito bianco. Magari dico così perché sono un po' invidioso... I comunisti non ci sono più, la Chiesa non ha più nemici ufficiali e dichiarati. Anche se ha il nemico del consumismo e del tutto e subito, ma quello è subdolo, non ben configurato e così la Chiesa non sa più di cosa parlare, perché ha già sempre meno seguaci (le messe domenicali sono quasi deserte e certo gli oboli precipitano paurosamente!), per cui se parlasse di castità, povertà e obbedienza... fuori tutti, tanto che le chiese potrebbero chiudere e il Vaticano fallire.
RispondiEliminaGrazie per il suo commento, molto interessante. Le rispondo da Assisi,l'opposto della impostazione gesuitica da straaf expedition che ha cambiato la Chiesa in caserma. Non ho amato Martini, diversamente da Scalfari, filosofo soi-disant, che mette insieme Kant, Hegel e Aristotele, mirabile sintesi...; penso però che Martini avesse ragione a sostenere che la Chiesa è ripiegata su sé stessa e, aggiungo io, è gestita da molti non credenti... Niente di nuovo nella Storia. Ma per un credente, non soggetto alla dimensione dell'umano troppo umano di Nietzsche, la Chiesa è la comunità di quelli del Maranhata, di quelli che non trovano altre parole... Abbiamo provato a dire in questo blog che in filosofia, e quindi in teologia, o si è realisti o idealisti: tertium non datur, non il neo-realismo alla Eco che rimane fenomenologico. Noi siamo aristotelici, filosofo amato persino da heideggeriani come Aubenque..., e tomisti come Congar e come Chenu e tanti altri. Per questo non abbiamo condiviso l'entusiamo per il biblista Martini. Il tomismo riconosce la bontà della creazione su cui si fonda l'analogia dell'Essere e tanti discorsi sulla sessualità, alla luce della convenienza dell'Essere, del concetto di natura, avrebbero potuto esser meno impostati su una palestra della volontà o su pasticci alla Giussani. Non c'è più il comunismo, ma l'ingiustizia, la violenza nei rapporti, il cupio dissolvi e la disperazione restano e il cristiano è il Samaritano per definizione... La Chiesa di San Francesco era un piccolo gregge divenuta una moltitudine al Capitolo delle stuoie, in poco tempo...
RispondiEliminaIl Cardinal Martini, prima di entrare in fase terminale, avrebbe, legittimamente, rifiutato qualsiasi accanimento terapeutico ma con scarsa coerenza avrebbe anche rifiutato l’alimentazione artificiale (come riporta AdnKronos) che, secondo le posizioni vaticane più volte ribadite in casi che hanno spaccato l’opinione pubblica (Englaro: alimentazione forzata, incosciente; Welby: alimentazione forzata, cosciente, non poté avere il funerale cattolico) non è un trattamento medico e pertanto la sua interruzione sarebbe una forma di eutanasia. Conformemente al cattolico concetto che la vita non appartiene all’uomo ma a dio*, la conseguente posizione vaticana, espressa in un articolo dell’Osservatore Romano del luglio 2010, è che “smettere di idratare o nutrire un paziente in stato vegetativo non è evitare un accanimento terapeutico, ma praticare una forma di eutanasia mediante l’omissione di ciò che andrebbe fatto per mantenere il paziente in vita”. Stando, quindi, al contenuto della posizione della Chiesa cattolica, il Cardinal Martini avrebbe scelto l’eutanasia: “il fatto che a scegliere tale opzione sia il paziente stesso non cambia la sostanza; se infatti la sospensione di un mezzo di sostegno vitale porta come conseguenza l’abbreviare la vita di un malato, il termine da utilizzare, più coerentemente, sarebbe quello di eutanasia”. Concetto sul quale lo stesso Cardinal Martini, nel suo ultimo libero, si dichiarava non del tutto contrario.** Se l’interruzione dell’alimentazione artificiale è eutanasia, ricordiamo cosa dice il catechismo ufficiale della Chiesa Cattolica a riguardo: “Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile. Così un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L’errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest’atto omicida, sempre da condannare e da escludere”. (Qui) L’eutanasia col consenso del paziente, inoltre, seguendo la logica di questa impostazione dottrinale, può tranquillamente essere assimilata al suicidio assistito, è quindi strano come i vertici vaticani, sempre così solerti in questi casi, non abbiano fermamente condannato la decisione del Cardinal Martini. Decisone che noi non intendiamo affatto criticare e umanamente comprendiamo, beninteso: quello che è meno tollerabile è l’atteggiamento incoerente della Chiesa, sempre che il catechismo ufficiale non sia cambiato nelle ultime ore e dio abbia cambiato opinione negli ultimi due anni. Altra cosa da sottolineare: il silenzio dei principali media su questa evidente contraddizione.
RispondiElimina* “Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. Egli ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo amministratori, non proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.” Catechismo della Chiesa Cattolica.
**”In particolare – aggiungeva Martini - non può essere trascurata la volontà del malato”. E continuava: “non si può mai approvare il gesto di chi induce la morte di altri, in particolare se si tratta di un medico. E tuttavia non me la sentirei di condannare le persone che compiono un simile gesto su richiesta di un ammalato ridotto agli estremi e per puro sentimento di altruismo, come pure quelli che in condizioni fisiche e psichiche disastrose lo chiedono per sé”.
Al tempo. Chi ha detto che rifiutare l'alimentazione forzata equivale a eutanasia? Martini si sarà semplicemente attenuto al famoso discorso di Pio XII agli anestesisti cattolici dove il papa (consigliato dal p. domenicano Garrigou Lagrange?)dice chiaramente che per rianimare bisogna tener in conto la QUALITA' della vita del paziente e di chi lo assiste! Il pasticcio nasce naturalmente con Giovanni Paolo II, duce Ruini..., che considera l'alimentazione forzata mezzo ordinario (!!)di terapia. E' arcinoto che il defunto papa non fosse un teologo di vaglia,laureatosi su Scheler (...) avrà condiviso l'opposizione tra natura e cultura, dopo Kant, per cui è naturale ciò che la cultura definisce tale... Non siamo in materia di dogma e quindi c'è una legittima opinabilità specie quando c'è contrasto tra il Magistero di due papi. I teologi, nel tempo, dovranno dirimere la questione e chissà che la Chiesa non debba nuovamente scusarsi per essersi avvalsa di sciocchi esperti propagandisti o semplicemente incolti come quel Gotti Tedeschi, cacciato, che avrebbe fatto dire all'attuale papa nella Enciclica "Caritas in Veritate" che la speculazione finanziaria è un male in sé, contraddicendo la dottrina sociale dei precedenti papi e tracciando una linea manichea...
RispondiEliminaCerto che per risolvere i problemi dell’Europa una maggiore solidarietà servirebbe molto, ma non credo proprio sia possibile.Ognuno pensa per sé e non solo tra uno stato e l’altro.Anzi, le notizie ufficiali sembra che siano sempre meno quelle vere. Infatti pare che la Grecia questa volta sia davvero sull’orlo dell’uscita dall’euro, e che le banche scappino portando via tonnellate di contante. Sembra una di quelle notizie catastrofiste, allarmiste, con scarso fondamento. La fonte è RaiNews24 che cita il New York Times: Le aziende americane si stanno preparando al fatto che la Grecia possa essere presto costretta a lasciare l’eurozona. Le filiali di Bank America e Merrill Lynch stanno preparando piani per riempiere camion di contante da mandare fuori da confini della Grecia. Heirner Leistein, della Boston Consulting Group di Colonia, che, come altre società di analisti, ha stimato che l’annuncio di un’ eventuale uscita dall’euro di Atene potrebbe avvenire di venerdì notte, quando i mercati globali sono chiusi. Le banche scappano quindi dalla Grecia portandosi via camion pieni di contante, e probabilmente lasciando sguarniti di denaro gli sportelli greci e di conseguenza i cittadini. A cui toccherà un corralito, ovvero la limitazione dei prelievi: d’altronde voci di corridoio narrano che già quest’estate i cittadini greci riscontravano grosse difficoltà a prelevare contanti dai bancomat. Insomma, malgrado i proclami dei leader europei, si stanno preparando tutti all’uscita della Grecia dall’euro e al ritorno alla dracma o quel che sarà. D’altronde, noi poveretti preferiamo credere alle tranquillizzanti promesse, ma banche e imprese internazionali non sono così sprovvedute da aspettare e lasciarsi cogliere impreparate. E poi capiterà anche in Italia...
RispondiEliminaIo credo che bisogna liberarsi dal provincialismo italico che ci fa considerare autorevole qualcosa che appaia in inglese su un antico giornale statunitense. Anche il New York Times e il Wall Street Journal (quest'ultimo scrisse in passato anche sul sottoscritto cose imprecise...) dicono sciocchezze. E... pour cause... Negli Stati Uniti si vive di allarmismo. Si pensi al Millenium bug (la datazione dei computer) quando nel 1999 misero sotto pressione tutti i governi, banche centrali, mercati finanziari del mondo per oltre un anno, con piani di emergenza ecc..., ecc. Alla fine emerse che il problema era solo loro... Certo in Grecia l'evasione fiscale e la fuga di capitali è peggio che da noi e sul futuro della Grecia tutto sarebbe incerto se le dimensioni del Paese non fossero francamente poca cosa. Tuttavia gli americani, come dimostra la loro storia nel XX secolo e da ultimo la loro campagna elettorale per la Presidenza, semplificano tutto drammatizzando ad arte, possibilmente con loro tornaconto...
RispondiEliminaChe l’Unione Europea non stia vivendo un buon momento, ma vada avanti tra incertezze, dubbi e preoccupazioni lo indica un fatto a cui i giornali hanno dato poco rilievo, ma indiscutibilmente sicuro. Infatti uno schiaffo ai burocrati di Bruxelles è venuto dal più povero dei paesi dell’eurozona, la Bulgaria. “Il progettato ingresso nella moneta unica ha perso di significato” dice Boyko Borisov, primo ministro dell’ex paese comunista.
RispondiEliminaLa Bulgaria, il paese dell’Unione Europea più povero, ma allo stesso tempo raro esempio di politica fiscale virtuosa nel blocco dei 27, ha congelato a tempo indeterminato il progetto di adottare l’euro come moneta. Si tratta dell’ultimo caso di nazione prudente a prendere le distanze da Bruxelles e dalla disastrosa politica Ue.
Da Sofia, il primo ministro Boyko Borisov e il ministro delle finanze Simeon Djankov hanno spiegato che la decisione di non andare avanti con il piano strategico a lungo termine di adozione dell’euro arriva in risposta al deterioramento delle condizioni economiche e alla crescita dell’incertezza sulle prospettive della Ue.
“Il vento è cambiato, sia per ciò che pensiamo noi al governo sia tra la gente… In questo momento, non vedo alcun beneficio dall’ingresso nell’eurozona, solo costi”, ha detto il ministro delle finanze Djankov. “I cittadini giustamente vogliono sapere chi dovremo salvare (dal collasso) quando entriamo nell’euro; è troppo rischioso per noi ed inoltre non è certo quali siano le regole né come potranno cambiare tra un anno o due”.
Attenti a non tirare conclusioni affrettate. Djankov è un giovanotto/ras che ha fatto il suo apprendistato nella burocrazia del FMI (come analista...). Gli è bastato per esser nominato giovanissimo Ministro delle Finanze, anche grazie a un partito pro-Borisov da lui fondato. Ha idee stravaganti(voleva introdurre in Bulgaria il modello norvegese di vigilanza sui mercati finanziari...!) e certo non ha fatto progredire il suo paese che ha un debito pubblico bassissimo, ma è privo di infrastruitture e ha salari alla fame come nel periodo comunista. Non ci sono investimenti e ciò taglia fuori il paese anche dall'area balcanica, pur essendo al centro e pieno di energie giovani e di qualità.
RispondiEliminaOrmai è chiaro che la politica altro non è che un consociativismo di marciume e di ruberia politica a beneficio personale da parte di tutti, perché se l’opposizione fosse tale davvero non avrebbe approvato alla Regione Lazio quelle delibere che distribuivano soldi a tutti i gruppi e permettevano a tutti di spenderli come volevano, praticamente senza rendicontazione. Se sono successe queste cose la colpa è di tutti, direi soprattutto dell’opposizione, che avrebbe il compito di controllare e criticare, non di associarsi nelle malefatte. C’è poi la colpa della stampa, che a proposito di questi ultimi fatti ha dimostrato di non essere capace di fare del giornalismo serio ed utile. Fermiamoci un attimo a riflettere: perché sul primo quotidiano nazionale (ovvero il Corsera), sovvenzionato con soldi pubblici, si devono vedere le foto e la descrizione postuma di una festa in chiave greco-romano-ciociara? A noi che dovremo poi votate poco ci importa che i godoni de Roma si siano vestiti da maiali o abbiano mangiato porchetta e bevuto coca cola. Ciò che sarebbe rilevante capire è cosa ha fatto il buon Carletto De Romanis per onorare quei 24.000 e passa voti presi alle elezioni europee del 2009 e, ancor di più, come si è ammazzato di lavoro il festaiolo de Roma per meritarsi i 16.000 euro al mese che incassa puntualmente da quando è stato “eletto” (con listino bloccato) nella giunta Polverini nel 2010. Ciò, al di la delle chiacchiere, dell’arroganza dei ricchi che vivono, spendono e spandono alla faccia dei sempre più poveri. Al di là del voler dire agli altri come devono buttar via i propri soldi, al sottoscritto interesserebbe fare sempre e solo la stessa domanda; a tutti. Dagli anonimi De Romanis che conosciamo per i festini e non per le proposte e soprattutto le conquiste politiche, agli altolocati Bersani, Fini, Casini e compagnia stonante. Io insisterei sempre e solo con gli stessi quesiti: come avete onorato il vostro paese da quando siete in politica? Da quando siete cioè mantenuti a caro prezzo dal popolo italiano? Quali leggi a provvedimenti straordinari avete proposto, quali fatto approvare? La vita di quante persone avete migliorato? Quali battaglie avete vinto a livello locale, nazionale o europeo? Quanto sudore e sangue avete buttato per il vostro Stato? E invece no: un po’ tutti a chiedere se la festa era a base di coca o di vino, di birra o di analcolici. Se gli invitati erano 200 o 50, se sono stati spesi 30 0 50.000 euro. Tutti a giocare sullo scandalo di pancia, sull’indignazione facile, sul particolare tipico del guardone. Ciliegina sulla torta, poi, la Polverini che parla subito di tagli (che nel ‘700 sarebbero stati di teste e non di spese) e di rimedi che sono ancora una volta economici e non etici e/o professionali. 16.000 euro al mese per un consigliere regionale possono essere tantissimi o persino pochi se, questo consigliere, lavora 10 ore al giorno per almeno sei giorni su sette ed usa buona parte di quello stipendio per sostenere spese collettive che i conti pubblici non consentono a causa della “crisi”. Ma senza un’ossessiva richiesta di valutazione nel merito dei meriti, il discorso sullo stipendio diventa abbastanza vuoto, proprio come la coscienza degli individui che tanto ci fanno scandalizzare, ma che poi alla fine votiamo perché “me deve aiutà co mi fijo che non trova lavoro”.
RispondiEliminaFinalmente il card. Bagnasco ha detto una cosa giusta, definendo “una vergogna” gli sprechi della casta. Bisognerebbe però tornare indietro e rivedere le prese di posizione della Chiesa a favore della Polverini e dei suoi, contro la Bonino. Ma forse quell’appoggio era del card. Bertone e non di Bagnasco?
RispondiEliminaSolo Monti vede la luce in fondo al tunnel noi non la vediamo. Per noi il futuro non è roseo. Altri gravami fiscali sono all'orizzonte e ben poche aziende possono sperare di uscire presto dalla crisi. La prima domanda è: "Come siamo finiti in questa crisi? La seconda è come uscirne? La risposta alla prima domanda è semplice. La crisi è iniziata quando sono stati liberalizzati i commerci. Con la globalizzazione che ha messo in competizione Paesi emergenti con Paesi sviluppati. Noi per diversi motivi non possiamo realizzare prodotti a costi inferiori a quelli del Terzo Mondo e quindi delocalizzazione di aziende e disoccupazione. Inizio crisi. Il crollo attuale è dovuto alla speculazione che ha creato sfiducia verso alcuni Paesi con l'intento di danneggiare l'euro e l'Europa. Alla seconda domanda rispondiamo; da questa crisi con la ricetta dei banchieri non si esce anzi, si ha un impoverimento generale. Ai Paesi del Sud Europa si sta applicandole stesse regole che furono applicate alla Jugoslavia. Volete dei prestiti perché siete in difficoltà? Benissimo, dissero le varie istituzioni finanziarie (Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale) per avere soldi dovete vendere le aziende pubbliche, ridurre i salari, ridurre le pensioni, abbassare il livello delle prestazioni sociali, ecc… Risultato finale è stato un impoverimento generale, contrasti tra i vari Stati componenti; infine guerra e scomparsa della Jugoslavia. Questa è la ricetta che si sta applicando adesso ai nostri Paesi. Nessun Paese sottoposto a queste forme di strozzinaggio può salvarsi. La soluzione è una sola. Mettere sotto controllo la finanza nazionale e tagliare i ponti con quella estera ostile. Se questo si vuole farlo a livello europeo allora salveremo l'euro e l'Europa se non è possibile per la testardaggine della Germania allora bisogna provvedere a livello dei singoli Stati. Il commercio va regolamentato utilizzando dazi, contingentamenti e accordi tra Paesi diversi e non con principi dogmatici che mettono in competizione Paesi in condizioni diverse ed insostenibili. La Banca centrale deve essere un organo dello Stato, emettere banconote che sono dello Stato. Il debito pubblico deve essere finanziato dai cittadini e non da stranieri, per la parte scoperta deve provvedere la banca centrale. L'attività dell'alta finanza deve essere sottoposta a controllo e le operazioni più importanti devono essere approvate dalla Banca centrale; cioè dallo Stato. L'unica teoria economica da seguire è che nei rapporti umani e specialmente in quelli economici non esistono dogmi né liberisti eneppure comunisti entrambi portano ricchezza per alcuni ed miseria per tutti gli altri.
RispondiEliminaL'analisi è corretta, ma la soluzione sembra poco praticabile.Siamo nella globalizzazione e l'uscita sembra assai complessa.L'introduzione indiscriminata di dazi può comportare un freno al commercio e conseguente impoverimento.In realtà ci sono spazi di intervento come una seria regolamentazione della finanza su base multilaterale, ma bisogna piantarla con certe liturgie da cui neppure Monti è immune che non modificano un bel nulla malgrado le roboanti dichiarazioni. Un tipico esempio della distanza abissale tra il dire e il fare è il Ministro Passera...
RispondiEliminaQuando negli USA hanno chiesto a Monti chiaro e tondo della sua disponibilità per un nuovo mandato come presidente del consiglio, prima di rispondere ha ribadito ancora una volta che comunque non si candiderà alle prossime elezioni, perché, come sottolineato parecchie altre volte, lui è stato nominato senatore a vita e non ha bisogno di essere eletto presentandosi alle elezioni. Poi si è dichiarato disponibile e pronto a servire ancora il Paese, e che "se si creeranno circostanze per cui potrò dare un aiuto dopo le elezioni, non precludo nulla".
RispondiEliminaCon questa affermazione politica Monti ha detto tre cose: primo, che non accetta di scendere in campo nella fase elettorale per sottoporsi al giudizio dell'elettorato in quanto lui è eletto a priori; secondo, che non accetterebbe la candidatura a premier di nessuna coalizione politica, posizione molto opportunistica, perché gli permette di salire comunque sul carro del vincitore senza correre nessun rischio; terzo, che è disponibile a continuare in questa tragica pantomima del governo fantoccio manovrato dai soliti noti. Allora ci chiediamo: ma se, mettiamo, qualcuno si accorda per un Monti bis con l'indicazione di ministri e maggioranza di sostegno, le elezioni, da tutti indicate come il momento culmine della democrazia nel quale si manifesta la volontà del popolo, a cosa servono? Se poi ci mettiamo pure che il Parlamento è esautorato da ogni sua prerogativa perché si va avanti solo a colpi di fiducia, perché non lo chiudiamo? Almeno risparmieremmo un sacco di soldi.
L'analisi trascura, però,l'eccezionalità del momento. Quando la casa brucia bisogna innanzitutto spegnere l'incendio. E questo Monti ha provato a fare a fronte di conti truccati, bunga bunga ecc.,ecc. A nostro debol parere,la crisi profonda delle istituzioni politiche(una pletora di ignoranti e malfattori,salvo rare eccezioni) riflette un malessere della società aggravato dagli scandali e dall'infedeltà della Chiesa gerarchica, quasi ottusa e insensibile ai problemi del tempo (altro che Concilio Vaticano II...). Il contesto è quello di una sorta di esistenza virtuale diffusa, dove non esiste rinuncia, autocritica, ma ricerca totale di potere (denaro...) e piacere. Viva la trasgressione contro la repressione: benissimo, disgraziatamente è arrivato il conto... come per i libertini del '700. Diversamente da Hegel, non crediamo che ogni fase storica sia significativa: il nazismo,il fascismo, il comunismo storico non significavano alcunché..., solo violenza. Ci sembra che manchi nella gente il senso della vita e se le istituzioni sono in una crisi così profonda da proporci Renzi, Vendola o Alfano come leader ... meglio Monti, purtroppo...
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