Rosa Elisa Giangoia
Di fronte ai
sempre più frequenti e gravi attentati di mano musulmana che colpiscono
l’Occidente e soprattutto i cristiani nei paesi musulmani (ma anche i musulmani
stessi di diversa tradizione), dove al massimo è garantita la libertà di culto,
pur sempre con varie limitazioni, le prese di posizione nel mondo occidentale e
in particolare in quello cattolico sono variegate e richiedono di essere
attentamente considerate.
Da
un lato, ci sono i cattolici tradizionalisti che propongono un impraticabile
ritorno allo spirito bellicoso delle crociate, mentre la maggioranza
dell’opinione pubblica europea è nella posizione di difendere genericamente la
libertà di opinione e di espressione, cioè quei diritti umani di matrice
illuministica, che, come direbbe Marx sono libertà ‘formali’, cioè
rimangono senza prassi, in quanto al sistema capitalistico servono come
facciata, senza alcun impegno per la loro piena realizzazione, in quanto
occorrerebbe che venissero date a tutti uguali possibilità per attuarli.
Più difficile prendere posizione per i 150 ragazzi kenyoti massacrati a Garissa
con la precisa motivazione del loro essere cristiani, in quanto emerge il
timore dell’integralismo, come ha ben dimostrato l’atteggiamento del premier
Renzi, che ha vegliato e marciato per i 12 di Charlie Hebdo, colpiti in quanto
rappresentanti l’ideale illuministico di libertà d’opinione e di espressione,
ma che ha dedicato solo uno striminzito tweet ai 150 studenti uccisi in Kenya,
a cui il mondo non ha riservato marce di solidarietà, né manifestazioni
simboliche di massa, proprio per il minore coinvolgimento riguardo alla difesa
della libertà di culto, su cui possono pesare anche riserve per opportunismo
politico o credo laicista/massonico.
A levare una voce ferma ed equilibrata è stato ancora una volta papa
Francesco che, salutando il lunedì dell’Angelo i pellegrini in piazza San
Pietro e in particolare la delegazione del Movimento Shalom, arrivata
all’ultima tappa della staffetta solidale per sensibilizzare l’opinione
pubblica sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo, ha detto che «deve
continuare da parte di tutti il cammino spirituale di preghiera intensa, di
partecipazione concreta e di aiuto tangibile in difesa e protezione dei nostri
fratelli e delle nostre sorelle, perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per
il solo fatto di essere cristiani. Loro sono i nostri martiri di oggi, e sono
tanti, possiamo dire che sono più numerosi che nei primi secoli». Inoltre ha
«auspicato che la Comunità Internazionale non assista muta e inerte di fronte a
tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti
umani più elementari. Auspico veramente che la Comunità Internazionale non
volga lo sguardo dall’altra parte».
Questa vibrante protesta del Papa va certo oltre i singoli recenti gravi
episodi di violenza e punta il dito contro il sempre più diffuso modo di vivere
inerte, indifferente soprattutto al rispetto della persona la cui libertà di
culto fa parte dei diritti fondamentali proclamati dalla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo. Perché siamo arrivati a questo punto? Non
eravamo tutti convinti con lo sviluppo scientifico e con le certezze assolute
di matrice hegeliana… che nella Storia ci fosse un progresso costante se non
lineare? Nemmeno nazismo, fascismo e comunismo sono bastati a mettere in crisi
questa credenza. Ma oggi… con queste uccisioni efferate, con la distruzione di
monumenti della nostra storia, la nostra memoria, rimaste indenni per oltre
tremila anni e distrutte ora da folli che hanno mano libera da parte di
potenze distratte, forse qualcosa cambierà….
Certo
l’Arabia Saudita, certo la Turchia di Erdogan, certo alcuni Emirati, certo gli
Sciti, nuovi alleati dell’Occidente… sono tutti responsabili, ma chi tira le
fila? Nessuno…?
Quel che
succede adesso è in buona parte il risultato di errori epocali di una politica
americana ottusa, iniziata con Reagan e continuata da tutti i Presidenti che si
sono succeduti fino all’intellettuale Obama che guarda il mondo da lontano. Chi
conosca gli Stati Uniti sa benissimo che il mondo è percepito da là quasi
fosse un altro pianeta, Europa inclusa; assume rilevanza solo quando
siano in gioco interessi statunitensi, siano essi commerciali o militari. Si è
voluto, in modo illuministico, esportare il modello occidentale, anzi quello
americano, in contesti del tutto alieni; del resto il modello americano non
funziona neppure negli Stati Uniti: forse non c’è razzismo negli Stati Uniti? Non
parliamo dei neri ma un italiano non viene comunemente associato a mafia ,pizza
e mandolino nel pensare comune?
Senza il
rispetto per le persone, l’inclusione, l’ascolto culturale si continueranno a
fare disastri e prevarrà solo il più forte, ma… sarà la corsa dell’asino che si
ferma dopo cento metri…
Dobbiamo purtroppo constatare che il Papa è stato lasciato in solitudine a denunciare le stragi dei cristiani. Tutto questo per la paura che la difesa dei cristiani possa accendere altre micce nel già duro scontro, possa scatenare una controreazione, significhi anche legittimare quella sempre più ampia destra che già ora in Occidente per propri interessi politici soffia sul fuoco del razzismo e dello scontro di civiltà.
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