Rosa Elisa Giangoia
Il fatto che 88.781 genovesi abbiano votato per Marco
Bucci al primo turno delle elezioni comunali lascia piuttosto stupiti per il
fatto che il suddetto candidato, pochi giorni prima, aveva dichiarato in
un’intervista a “Panorama” che Genova può diventare il più bel sobborgo di
Milano, indicando così una linea di decadimento della nostra città che, privata
della sua antica connotazione di Superba, verrebbe ridotta ad un sobborgo,
entrando in competizione con altri comuni satelliti di Milano, come, ad esempio,
Abbiategrasso, entrambi a 45 minuti dal centro del capoluogo lombardo, con la
costruzione del Terzo valico nel giro di pochi anni. Evidentemente questi
genovesi hanno poco amore per la loro città, per la sua identità storica e
culturale e privilegiano il fatto che ad Abbiategrasso ci siano gelaterie che
producono gelati di oltre 60 gusti, mentre a Genova, tradizionalisti e poco
fantasiosi, si rimane legati alla panera e al paciugo!
Ma, scherzi a parte, prospettare una tale evoluzione per Genova vuol dire
privilegiare per il futuro i collegamenti ferroviari veloci con Milano, con
molte conseguenze per l’assetto cittadino, in primo luogo la rivitalizzazione
delle zone abitative vicine alle stazioni ferroviarie e l’abbandono delle altre
ad un loro non meglio precisato destino…
Domenica 25 Marco Bucci dovrà vedersela al ballottaggio
con il candidato della sinistra Gianni Crivello che ha realizzato circa 12.000
voti in meno. La competizione per il Comune di Genova è dura e indubbiamente la
sinistra, a guida PD, deve fare un intenso sforzo di convincimento e di
propaganda per sperare di poter continuare a governare il Comune di Genova. Al
momento non ci pare lo stia facendo. Indubbiamente i cinque anni in Comune di
Marco Doria non aiutano, in quanto riverberano sulla sinistra un’immagine di
immobilismo e di assenteismo dai problemi cittadini, aureolati solo dal mito
della sua onestà. Siamo però convinti che serva poco agitare nei confronti di
Bucci lo spauracchio della peggiore destra o il becerume trumpiano di troppi
consiglieri e affini, appoggiandosi su foto di Bucci stretto tra Salvini e
Meloni, accusando tutti loro e il governatore regionale Toti di xenofobia
neofascista.
Ci sembra che il discorso da fare ai genovesi dovrebbe
essere molto diverso, alternativo anche alle generiche promesse di una città più
pulita e ordinata, di un ipotetico sviluppo che dovrebbe portare nuovi posti di
lavoro in città. Occorre prendere atto con consapevolezza e sincerità dei
problemi che l’amministrazione Doria ha lasciato insoluti e/o inaffrontati e
proporre documentate ipotesi di soluzione, suffragate da precise ipotesi
e possibilità di spesa. Alle promesse elettorali non ci crede più
nessuno, come non serve la demonizzazione dell’avversario. Per vincere servono
delle idee, gli spauracchi non bastano Ai genovesi bisogna dire qualcosa di
chiaro e risolutivo su AMT, sui rapporti AMIU IREN, sulla gestione
dell’immigrazione e sulla sicurezza; occorre concludere opere che si
trascinano da troppo tempo, come la copertura del Bisagno o lo
scolmatore del Fereggiano e dar inizio ad altre.
Ma occorre anche mettere Marco Bucci difronte a precise e
responsabili scelte. Lui si è sempre dichiarato cattolico e recentemente ha
presenziato alla Messa di papa Francesco. E allora, come concilia questa sua
scelta con le dichiarazioni del suo patronus politico Matteo Salvini che
ha affermato che “per i migranti serve una pulizia via per via, quartiere per
quartiere e con le maniere forti, se serve, perché ci sono interi pezzi d’Italia
fuori controllo”. Le posizioni del papa sono completamente diverse e Bucci deve
dire da che parte sta.
Genova, come molte altre grandi città italiane, come hanno dimostrato le elezioni dell’anno scorso, è veramente stanca delle amministrazioni di sinistra che, specie nell’ultimo decennio, non hanno portato niente di buono nella città lasciandola decadere sempre più nell’abbandono e nell’inefficienza. I servizi pubblici funzionano male, il verde pubblico, a parte pochissime zone-vetrina, è in totale abbandono, i parcheggi sono carissimi, come pure i taxi, fioccano le multe, non c’è lavoro, perché non c’è sviluppo, abbiamo un forte carico di migranti che oltre ad essere mantenuti e alloggiati nei centri d’accoglienza, stazionano ad ogni angolo tendendo la mano, oltre a quelli che hanno costruito vere e proprie baraccopoli o campeggi. Noi vorremmo cambiare. Ma cosa dobbiamo fare per non cadere in mano ai fascisti xenofobi che già abbiamo sperimentato al governo nazionale come incapaci e corrotti? Perché la sinistra non mantiene le promesse e non si mette sulla giusta strada? Ha le mani legate da più alti occulti poteri o è incapace?
RispondiEliminaLa sinistra esprime la crisi, l'incapacità di reagire della società tutta e l'alternativa alla sinistra è anche peggio, perché invece del bene collettivo ci sono solo gli interessi individuali o di parte. Toti docet... La crisi economica ha colpito Genova più che altrove sia per la scarsa stampa della città a livello nazionale, sia per la visione ristretta, senza il respiro del primo Novecento, dei genovesi che hanno possibilità di investire. Emblematica è la storia della Carige, consegnata per lustri ad un pugno di massoni avventurieri...
EliminaIn questo blog sosteniamo che non bastano interventi di politica economica, ma occorre intervenire anche sulle persone e sul loro modo di essere, di stare assieme...
Sembra proprio che a Genova la sinistra faccia di tutto per non vincere. Si fa strada il dubbio che voglia scaricarsi della responsabilità della città, dopo averle fatto toccare il fondo. E’ chiaro che per attrarre voti non ha senso dire, come Crivello, "ora i partiti sono fuori, ci sono due candidati a confronto" e puntare tutto sulla persona e sulla sua competenza: un altro verso dell'antipolitica! In questo modo non cava un ragno dal buco. I voti bisogna meritarseli, dimostrare intelligenza (politica, per l'appunto!), non fare affidamento sull'antico richiamo antifascista che ormai, purtroppo, convince pochissimi, per combattere il candidato leghista. Altro che tirar fuori i moti del ‘60! Occorre pronunciare qualcosa: qualcosa di sinistra che gli elettori vorrebbero sentirsi dire! Lasciamo perdere la mancata discontinuità con la precedente Giunta (in cui Crivello era dentro!) in materia di aggregazione AMIU-IREN e sulle Grandi Opere, ma visto che la CGIL appoggia toto corde Gianni Crivello, che cosa gli costa fare, come Pisapia, una dichiarazione contro la reintroduzione dei voucher? E invece silenzio assoluto, immobilismo!
RispondiEliminaCrivello dovrebbe piuttosto pronunciarsi sui temi più caldi a Genova: gronda sì o no? e perché si o no? riqualificazione e sostegno dei quartieri-ghetto come il CEP, Begato e altri; la questione degli ospedali del Ponente, in primis il Padre Antero: perché venderne gli immobili per acquistare gli Erzelli? e poi la valorizzazione di tutto il Ponente che potrebbe passare anche attraverso lo sfruttamento dell’archeologia industriale, magari in partenariato con la Fondazione Ansaldo.
EliminaLa questione della reintroduzione dei voucher, di per sé, in misura così limitata, è per metà demagogia, ma, al di là di questo, compete al governo nazionale e non ai sindaci che amministrano i comuni grandi o piccoli.
A me non sembra giusto dire che la sinistra ha perso in città come Genova e La Spezia perché si è presentata unita, mi pare un modo per nascondersi dietro un dito e non avere il coraggio di dire che la sconfitta è avvenuta per il mal governo, caratterizzato soprattutto da immobilismo, delle amministrazioni precedenti.
RispondiEliminaLa sinistra ha avuto questa sconfitta nelle amministrative perché invece di occuparsi dei problemi veri della gente (lavoro, sanità, scuola, ecc.) si preoccupa solo di cose che riguardano minoranze (matrimonio civile, ius soli, ecc.) e degli immigrati.
RispondiEliminaLa sinistra deve capire che non ci sono più gli operai che la sostengono in ogni modo ma ci sono tanti problemi diversi di lavoro e di vita che il governo deve cercare di risolvere.