Rosa
Elisa Giangoia
Se cinquant’anni fa si parlava di “fantasia al potere”, oggi stiamo
precipitando nell’ignoranza al potere, come dimostrano le recenti esternazioni
di Giorgia Meloni che, contando in una vittoria del centro-destra, già crede di
poter fare e dire tutto quello che vuole, in primo luogo far fuori quanti non
siano allineati sul suo striminzito-pensiero. Così la sedicente patriota ha
iniziato già prima della sperata, ma non scontata vittoria, minacciando,
tramite il responsabile della comunicazione di Fratelli d’Italia Federico
Mollicone di licenziare il direttore del Museo Egizio di Torino Christian
Greco, reo (solo nello striminzito pensiero della Meloni!) di aver fatto sconti
d’ingresso al Museo ai parlanti arabo. Ma la striminzita-pensante non sa che
questo, foss’anche lei (che non sia mai!) capo del governo non sarà mai in suo
potere. Purtroppo non sa molte altre cose che Christian Greco, con molto garbo
e pazienza, ha cercato di insegnarle, ma c’è da temere che non le abbia
imparate... Prima di tutto la Meloni deve imparare che non si possono
identificare gli arabofoni con gli islamici e quindi non ha nessun senso
formulare un’accusa di cristianofobia, in quanto in Egitto vivono milioni di
cristiani copti (che vorrebbe dire egiziani, ma anche questo dubito che la
Meloni lo sappia) arabofoni, in diritto di avvicinarsi e di usufruire del
patrimonio culturale delle proprie radici. Di fronte a questa spiegazione la
poveretta dallo striminzito pensiero pensa di rincalzare la dose accusando il
Museo (e quindi il suo direttore) di farsi bello nei confronti degli immigrati
con soldi pubblici, dimostrando apertamente di non sapere che il Museo non
prende un centesimo di contributi statali. E allora la povera patriota, dal
pensiero sempre più striminzito, pensa di tirar fuori l’accusa di escludere gli
italiani dagli incentivi economici alla visita al Museo, ma deve (o meglio
avrebbe dovuto, perché gli ignoranti restano sempre arroccati sulle loro
posizioni) ricredersi, in quanto il direttore Greco le elenca tutte le
promozioni messe in atto: per i giovani, le coppie a San Valentino, le famiglie
con un figlio con meno di un anno, i papà e le mamme nelle loro rispettive
feste, fino ai possessori di biglietti di Trenitalia. A tutto questo c’è da
aggiungere che la Giorgia patriota dallo striminzito pensiero ha dimostrato di
non sapere che la collezione esposta non è patrimonio italiano, ma appartiene a
Il Cairo e che quello di Torino è l’unico museo al mondo a cui non è stata
fatta richiesta di restituzione. Ma per fronteggiare tutta questa sua ignoranza
la povera patriota non ha saputo far altro che far diramare dal Mollicone un
comunicato in cui si afferma che “una volta al governo Fratelli d’Italia
realizzerà uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale che
prevede uno spoil system automatico al cambio del Ministro della Cultura per
tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito,
non l’appartenenza ideologica” (11/01/2018). (Di comportamenti su questa linea
purtroppo ne abbia già visto un’avvisaglia a Genova con la destra al governo
del Comune che ha cacciato da direttore del Premio Paganini il Maestro Lusi che
ha diretto a lungo solo il Metropolitan di New York, per sostituirlo con il
Maestro Acquaviva che ha diretto un paio di volte l’orchestra di Sanremo e di
Vicenza e da qualche anno fa il direttore artistico del sempre più declinante
Carlo Felice!). Ma, per quanto riguarda la Meloni, la questione è ancor peggio.
Infatti lei, poverina, non sa che il Museo, dal 2004 e per trent’anni, è di
gestione esclusiva della Fondazione Museo delle Antichità Egizie, e perciò i
direttori se li nomina, o nel caso, li destituisce da sola. Di certo non si
lascerà scappare una figura di alto profilo culturale e professionale come il
prof. Greco che, già titolare della cattedra di Archeologia Funeraria Egizia a
Leida, ha accettato di tornare in Italia per dare un aiuto in patria (lui sì
vero patriota!) e sotto la cui gestione i visitatori sono di fatto raddoppiati,
anche per il restyling che il Museo ha avuto con la crescita a 10.000 mq
d’esposizione, con più di 3000 reperti esposti in una sistemazione moderna ed
europea. Come se non bastasse la sedicente patriota è andata a tirar fuori che
gli egiziani in tempi lontani erano stati invasi dagli arabi, con una
dietrologia storica davvero striminzita, dimenticando che prima l’Egitto era
stato conquistato da Alessandro Magno, poi dai Romani (di Cesare e Cleopatra
non sa nulla?) con uno sfruttamento intensivo che aveva fatto della regione il
granaio di Roma. E a questa sedicente patriota, che non conosce il
funzionamento delle varie realtà pubbliche e ignora la storia, vogliamo
affidare un Ministero? Magari quello della Difesa, con il rischio che pensi che
le Guerre Puniche non sono ancora terminate... e ci porti in guerra con
Cartagine (oggi Tunisi, per chi non lo sapesse!) per non essere di meno di
Berlusconi con la Libia.
Tutta la vicenda è emblematica del fatto che in Italia oggi si scontrano
due mondi, quello della cultura, dell’impegno professionale e della serietà e
quello dell’improvvisazione, della faciloneria e della sopraffazione.
C’è da augurarsi che in Italia ci sia un po’ di gente intelligente che capisca quanto è ignorante, sprovveduta, prevaricatrice e prepotente Giorgia Meloni.
RispondiEliminaRitratto puntuale, ironico e divertente, se non fosse per lo spauracchio che tale microcefalo possa davvero diventare ministro. Secondo me, scrive cultura con la qu di quadro.
RispondiEliminaL’atteggiamento di politici come la Meloni o come Salvini, in realtà, risponde a una precisa scelta di strategia. Piccoli e meno piccoli movimenti, privi di risorse (si pensi alla Lega con i conti correnti sequestrati dalla magistratura per i cascami della gestione post-Bossi), cercano di trarre il massimo di visibilità da polemiche gratuite, in genere ingaggiate con chi, per mitezza o buonsenso, non si sente di scendere al livello di lite da ballatoio a cui siamo stati abituati.
RispondiEliminaPur di ottenere un passaggio di qualche secondo al Tg, o una manciata di like, si fa questo ed altro. Non ci sono particolari rischi economici nel parlare (a vanvera) del museo Egizio di Torino e di rischio per la reputazione questi signori non hanno mai sentito parlare, altrimenti farebbero un altro mestiere.
Il problema sta nel fatto che il ceto politico tutto ha ceduto le armi, deposto i libri (che già in passato non frequentava molto, per verità) e scelto di scendere per una china espressiva da basso impero, fatto di trovatine degne della scuola elementare. Sentire un parlamentare (del M5S), dare del “figlio di trojka” a un presidente del consiglio (del PD) (per chi desideri prendere visione: https://www.youtube.com/watch?v=t6Y8fw7u6vQ) oltre a essere indegno la dice lunga sulla capacità di elaborare pensieri di senso compiuto da parte di chi pretende di governarci.