Rosa Elisa Giangoia
E così Renzi sul latino è di nuovo
cascato!
Per sostenere in sede di Consiglio
europeo che i giovani britannici devono avere "la possibilità di continuare a
far parte della grande famiglia europea con una specie di cittadinanza ad
hoc” ha affermato che bisogna garantire loro una sorta di “ius culturae". E
così ha detto quello che non voleva dire, perché questa sua espressione
significherebbe “diritto alla coltivazione”, in quanto il termine latino
cultura appartiene al lessico del mondo agrario e non significa
“cultura” come la intendiamo noi e ci vorrà un lungo percorso perché il termine
assuma il significato che gli diamo oggi. Poteva dire eruditionis, doctrinae
o meglio ancora humanitatis.
Al di là del fatto (discutibile) se
sia opportuno dare dei diritti a chi ha votato per non averli, restano da fare
altre considerazioni. Molto probabilmente i dotti docenti di Latino di Oxford e
Cambridge, dall’alto delle loro cattedre in cui insegnano composizione latina in
prosa e in poesia (cosa per noi inimmaginabile!) abituati a tenere conferenze di
alto livello in latino e a conversare brillantemente nella lingua di Cicerone,
non gradirebbero che i loro studenti venissero ad apprendere il latino da noi,,
dove abitualmente lo si disprezza e lo si usa in modo errato. Questo
strafalcione di Renzi, però, dimostra soprattutto la sua superficialità e
faciloneria: perché ostinarsi a fare citazioni in una lingua che conosce
pochissimo? Almeno potrebbe prima informarsi, da sua moglie che è stata immessa
in ruolo ope legis per insegnare latino (a meno che sia lei la
suggeritrice...) o da fonti del tutto sicure, come la Pontificia Academia
Latinitatis o, se vuole un ambiente laico, l’Accademia Vivarium
Novum, o qualche associazione, come il Centrum Latinitatis Europae
o Europa Latina, tutte disponibili...
Con questo non vogliamo certo dire
che altri, come la setta in marcia verso il potere, farebbero meglio e
sfoggerebbero una maggiore sicurezza culturale, tutt’altro!
Almeno la sinistra può vantare
illustri latinisti e classicisti, come Rodolfo Mondolfo, Concetto Marchesi,
Antonio La Penna e tanti altri, in memoria e omaggio ai quali vale la spesa
mantenere alta una tradizione.
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