Carlo Biancheri
I nostri fedeli venticinque lettori,
per richiamarci all’amato Manzoni, non ce ne vorranno se li tediamo con qualche
riflessione su quel che ci aspetta dopo il voto referendario.
La premessa è che il giovanotto di
Rignano si sia imbarcato in una proposta con svariati strafalcioni, i cui
contenuti sembrano, in parte, riecheggiare temi dell’eterno Cavaliere
che aveva riproposto il programma di Propaganda 2, specie
sull’ampliamento dei poteri dell’Esecutivo - anzi, l’anfitrione delle cene eleganti
voleva la Repubblica presidenziale… -; Renzi ha probabilmente seguito i
consigli di amici come Verdini o di certi suoi coetanei privi di quel che si
chiama capacità critica e autocritica…
Eppure, l’abbiamo già detto, nel
quadro delle libertà dei movimenti di capitale in cui viviamo, la riforma è
percepita mondialmente come il solo tentativo del paese di girar pagina per
diventare credibile; un paese fermo e
ripiegato su sé stesso non attira
investimenti. Ci si occupa invece, come i grillini a Roma, per distogliere l’attenzione
dai loro scandali, di difendere la democrazia in Italia, mettendo in prima fila
la Raggi che, viceversa, in certi quartieri di Roma, come a Ponte Milvio…, è
meglio non circoli… .
Risibili, in quanto comiche, sono le
affermazioni dell’ex attore Grillo il
quale sostiene che sul mercato di capitali non ci saranno conseguenze in caso
di vittoria del no: se si intende del resto come di economia finanziaria,
stiamo a posto. Ma anche il paludatissimo professor Monti ne segue le orme: business
as usual, dopo la vittoria del no al Referendum, anzi il Renzi deve
restare al Governo: lo dice lui che conosce come stanno le cose, fà parte
del gruppo di Bildenberg… e, poi, ci ricordiamo bene dei suoi successi come
Presidente del Consiglio o come Commissario europeo al mercato interno, amico
degli inglesi. Non dissimili le giaculatorie degli orfani della sinistra
dura e pura che oggi celebrano Fidel Castro, dimenticando che Cuba è
tuttora un regime che vuol praticare il marxismo-leninismo, regime che loro
hanno studiato sui libri ma che non hanno mai vissuto sulla loro pelle. La
giovane, già fascista, Meloni che si esprime pacatamente, come il suo sodale
Salvini, partecipante ai quiz televisivi nel periodo di formazione giovanile e
capace di esprimere messaggi profondi, analoghi a quelli del sindaco
leghista di Padova, testé buttato fuori, che tra le molte ordinanze
ha deciso il sequestro delle elemosine date ai barboni… cavalcano l’allegra
macchina da guerra.
Tutti tranquilli, tutti esperti di
economia e di mercati finanziari che hanno non poco rilievo nella nostra vita
quotidiana, piaccia o meno, tutti uniti a voler dare una botta al governo
così poi si va ad elezioni.
E bravi.
Ripetiamo quel che è successo a
Roma? Quando si va dal medico si sta bene attenti che sia capace ma quando si
vota no: persino uno dell’establishment come Romiti ha confessato
candidamente di aver votato i grillini, salvo pentirsene dopo… Intanto buttiamo
giù, poi si vedrà. Non pretendiamo che questi conoscano la Storia e sappiano
quel che è successo dopo la rivoluzione francese o dopo quella di Ottobre: troppa
grazia, basta ascoltarli… ma con i loro affari, a casa loro per intendersi, seguono
lo stesso principio o sono più prudenti?
Secondo Brunetta, altro economista
di vaglia, Renzi/Superman con le sue dichiarazioni ha fatto salire lo spread
tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi: per chi conosce queste
cose e, soprattutto, i volumi giornalieri delle transazioni ed i soggetti
che operano sui mercati, si tratta di una stupidaggine che farà bene a
raccontare a Cannaregio e non a Montecitorio.
I mercati vogliono stabilità e
l’attuale Governo non ci soddisfa ma l’alternativa è molto peggio anche perché
non c’è una classe politica all’altezza della situazione né una maggioranza in
grado di sostituirlo. Se il prevalere del no portasse ad una speculazione al
ribasso sui nostri titoli azionari, più che altro su quelli bancari, giacché le
banche (e gli investitori cd istituzionali) hanno in portafoglio titoli del
debito pubblico, e non sui titoli di Stato che godono ancora della protezione
della BCE, si potrebbe rendere difficile il salvataggio di MPS e di altre
banche, come ha ricordato Draghi, e questo potrebbe generare anche un
rischio sistemico su tutto il comparto, in altre parole, la bravata la
pagheremo tutti.
Inoltre, una crisi con nuovi
soggetti alla guida dell’economia potrebbe bloccare la ripresa modesta ma
costante in atto nel paese, creando incertezza: chi conosce le cose sa che ci
vogliono anni per dare una immagine diversa e positiva del paese.
L’amato Manzoni, nel descrivere i
tumulti di Milano causati dalla carestia – ma per il popolo la causa era la
speculazione dei fornai…- dice che ci sono sempre due anime in queste
circostanze: una composta di gente come il vecchio malvissuto («una canizie
vituperosa») che grida «ammazza, ammazza» e un’altra che cerca di metter pace.
Lo scenario è lo stesso, salvo che
adesso ci sono asini che si impancano a maestri.
Speriamo in bene.
Io veramente spero solo che questa questione del referendum finisca presto, perché non si può più accendere la TV o collegarsi a internet senza essere bombardati di argomenti per il SI o per il NO. Il paese è immobilizzato da mesi su questa propaganda, in attesa di un esito molto incerto. Se vince il SI, Renzi si impancherà da trionfatore, se vince il NO saremo nel caos, ostaggio dei 5stelle che ormai hanno dimostrato chiaramente di essere incapaci, disonesti e imbroglioni. L’elemento discriminante per votare penso sia solo questo: non consegnare il paese in mano ai grillini, sperando che lo capiscano anche quelli che hanno già consegnato le loro città.
RispondiEliminaRicordiamoci bene che Matteo Renzi è il fortunello arrogante che - per una serie di circostanze casuali - si è ritrovato di colpo ad avere in mano il Pd e il governo e - invece di cogliere l'occasione per mostrare un altro modo di governare, invece di mettere in campo una squadra formidabile per tirar fuori il Paese dal pantano - si è circondato degli amici del biliardino, ha riciclato la nomenklatura Pd e, mentre la crisi del Paese si aggravava, ha tentato il colpaccio: ha cambiato le regole costituzionali ed elettorali sognando di annichilire le opposizioni e impossessarsi (per anni) del potere, anche essendo minoranza nel Paese.
RispondiEliminaLo ha fatto - come si suol dire - "a colpi di maggioranza" parlamentare, cosa disdicevole quando si parla di Costituzione, che deve raccogliere il consenso di tutti.
Ma oltretutto a colpi di una maggioranza che non possedeva nel Paese. Anzitutto perché quei voti alle elezioni del 2013 li aveva presi Bersani e non lui che non era nemmeno candidato.
In secondo luogo perché Bersani le elezioni le aveva pareggiate e non vinte, avendo preso - con l'intero centrosinistra - il 29,5 per cento dei voti, contro il centrodestra che aveva il 29,1 per cento e il Movimento 5 stelle che prese il 25,5 per cento, ma - come partito - arrivò primo perché il Pd da solo stava al 25,4.
In tutto questo pastrocchio, solo per lo 0,3 per cento in più del centrodestra, lo schieramento di Bersani si aggiudicò l'abnorme premio di maggioranza del "Porcellum" portando a casa 345 seggi alla Camera, quando il centrodestra - con gli stessi voti, meno una manciata - ne prese solo 125 e il M5S, primo partito, 109.
Ad aggravare il pastrocchio c'è il fatto che quella coalizione di centrosinistra, che si aggiudicò lo spropositato premio di maggioranza, si disfece subito in Parlamento e il Pd costituì il governo prima con Forza Italia e poi - usciti i forzisti dal governo - con i transfughi del centrodestra, passati con Renzi, incuranti dei propri elettori.
Non solo. Il 4 dicembre 2013 la Corte Costituzionale dichiarò "incostituzionale" quella legge elettorale giudicando "distorsivo" l'enorme premio di maggioranza, perché "foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione". Questa è la situazione e il prossimo referendum, checché ne dica il Renzi, è anche l’unica e forse ultima occasione per poterla giudicare.
Questa bella cronistoria che ricorda lo stile, diciamo così..., callido ed incapace di formulare qualsiasi proposta dei grillini, non affronta il problema hic et nunc. È ora di finirla con le contumelie quando non c'è nulla nella pars construens, salvo temi alla moda come le piste ciclabili et similia ... Peggio: tra quel che si dice e quel che si fà c'è una distanza abissale e quel che si fà è risibile o dannoso. Renzi non ci piace ma il resto è molto peggio.
EliminaE’ vero, Renzi ha spaccato in due il Paese e lo ha paralizzato per mesi su questa astrusa e pericolosa riforma, mentre la gente avrebbe voluto che il governo riducesse la disoccupazione dei giovani, garantisse le pensioni, fermasse l'immigrazione incontrollata, sistemasse le banche e facesse ripartire l'economia. Niente di tutto questo. Solo parole, parole, parole, per il SI o per il NO... che a noi poveretti non servono a nulla.
RispondiEliminaHa anche proposto di modificare il Titolo V della Costituzione e sul punto ha ragione da vendere...
EliminaLa gente non si rende conto che il NO è un reale pericolo per tutti noi, come lo sarà la Brexit se non faranno marcia indietro sotto la pressione della City. Queste società sono, appunto, dei sistemi complessi, quelli per i quali una farfalla che batte la ali a Pechino scatena un uragano in Florida... Tutto perché? per farsi intortare da vecchi barbagianni che non si rassegnano a cedere il passo a chi ha più energia e più ambizione di loro. Votiamo sì indipendentemente dai meriti o dai demeriti della riforma. Nessuno dei vecchi barbagianni aveva mai osato immaginare di scalare l'Europa. Il Matteo lo immagina. Impossibile? Anche costruire la Apple in un garage lo era... Noi gli dobbiamo offrire questa chance: di provarci.
RispondiEliminaGuardi l'Europa, seppure in crisi, Renzi non la scala. Ci vuol altro. Anzi il suo approccio irrita... Se si vota sì è per non cadere nel peggio di chiacchiere inconcludenti o di velleitari bugiardi.
EliminaE così Renzi cerca di comprarsi un bel po’ di voti degli statali con un’altra elargizione di un’ottantina di euro!
RispondiEliminaStavamo parlando di referendum non di processi alle intenzioni stile Scientology ed affini.
EliminaL’assoluzione dei vertici di Banca Etruria inizia un nuovo corso di permissività della magistratura nei confronti delle banche che così d’ora in poi si riterranno autorizzate a fare tutto quello che vogliono sapendo che possono contare sull’acquiescenza dei magistrati.
RispondiEliminaLei critica la sentenza del giudice perché è un esperto di bilanci o invece conosce le norme che attengono all’ostacolo all’attività di vigilanza? Di questo si tratta.
EliminaDa anni leggiamo su fogli come Il fatto quotidiano, segnatamente tal Travaglio, una marea di informazioni pressapochistiche che non corrispondono quasi mai alla realtà dei fatti o meglio i fatti vengono ‘interpretati’. Come fà ad affermare con certezza che i bilanci erano stati artatamente falsati? Ha visto le carte? O si basa sulle affermazioni di quelle pseudo-associazioni di tutela dei consumatori che nulla hanno a che vedere con quelle serie esistenti in Germania o in Francia e che come filosofia diffondono l’idea che se uno fà un investimento in capitale di rischio deve necessariamente esser risarcito, al di là dei casi di frode conclamata…. Altro che caveat emptor come si diceva a Roma!
Certamente nella gestione di Banca Etruria ci sono stati comportamenti fraudolenti che vanno perseguiti ma guai a comportarsi come le tricoteuses quelle ‘signore’…, vecchie e sdentate, che correvano a Place de la Concorde (attuale) durante la Rivoluzione francese ogni volta che arrivava un carro con un condannato a morte e che, per far passare il tempo nell’attesa dell’esecuzione, facevano la maglia sotto l’impalcatura della ghigliottina. Quando cascava la testa erano le prime a sghignazzare…
Non perdo la stima per chi al referendum vota No, anche se io voto Sì. Anche D’Alema dovrebb’essere per il Sì, anche Berlusconi, come lo è Prodi. Ma D’Alema non vuole Renzi, perché voleva una poltroncina e non l’ha avuta. Il referendum è diventato uno scontro a chi dei due elimina l’altro. È uno scontro che deve interessarci? No. Noi dobbiamo votare Sì o No domandandoci se vogliamo o non vogliamo quel che il quesito chiede.
RispondiEliminaTutti lo vogliamo. Anche Berlusconi. Questa è esattamente la riforma che lui sognava e che aveva perfino fatto votare. Adesso dice No perché un’Italia come quella che uscirebbe dalla vittoria del Sì vorrebbe guidarla lui, e non vuole che la guidi Renzi. Deve interessarci? No: noi dobbiamo votare per un’Italia più forte, non per un Berlusconi più forte. E lo dico anche per i berlusconiani, perché i berlusconiani votavano Berlusconi pensando che non ci fosse tanta distanza tra i loro interessi e gl’interessi di Berlusconi, e che dunque Berlusconi, facendo i propri interessi, avrebbe fatto i loro. Ma il tempo passa. Non è più così. Se vogliono fare i propri interessi, devono votare per sé.
E così ora abbiamo anche visto il culmine del becero-populismo con la Meloni che ha detto che con il NO stanno i mercati rionali e con il SI i mercati finanziari! Di conseguenza il popolo sta con i mercati rionali perché questi sanno la verità! Ma che roba! Ma come si fa a dire certe cose! Se la gente usasse un po’ il cervello, certe persone non dovrebbero prendere neanche un voto! Perché per questa qui il pescivendolo dovrebbe fare le leggi sulla pesca, il norcino essere ministro dell’agricoltura e coì via. Ma va là!
RispondiEliminaAngelo Sirito
A Roma si dice: o ci è o ci fà... Con una classe politica così si capisce il motivo per cui gli italiani godono di fama di gente inaffidabile nel mondo. Purtroppo...
EliminaMa come scrive quello? chi è il norcino?
EliminaMi pare che da questa domanda emerga ancora una certa qual differenza linguistica tra le varie zone d’Italia. Il norcino, per chi risiede nell’Italia centrale, è quello che molto probabilmente il signor Furlan, che presumo di area nord orientale, chiamerà purcitâr e che in altre zone d’Italia si chiama salumiere, salumaio, salsamentario, pizzicagnolo, ecc. Insomma i norcini fin dai tempi degli antichi Romani erano quelli che macellavano i maiali, lavoravano le loro carni in insaccati e altri prodotti da conservare e ne facevano commercio. Venivano chiamati così perché per lo più provenivano da Norcia e dalle zone circostanti.
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