Rosa Elisa Giangoia
Tante volte, per evitare brutte figure, è meglio tacere... piuttosto che dimostrare la propria ignoranza! E' il caso recente del nostro vice-presidente del Consiglio dei Ministri Luigi Di Maio che, dall'alto della sua carica, inopportunamente ricoperta, ha voluto fare il colto, esibedosi in una frasettina in latino, ma... gli è andata proprio male. Evidentemente nei tempi non troppo lontani della sua poco studiosa adolescenza aveva sentito la frase "legge ad personam", ma la ricordava solo vagamente, così l'ha trasformata, a suo uso e consumo per andare contro il partito del suo collega-avversario Salvini, in "legge ad partitum", dato che appunto nel caso ora in questione non si trattava di fare una legge per favorire solo una singola persona, poiché nella Lega gli indagati per malversazioni nell'amministrare la cosa pubblica sono parecchi. Ma gli è andata male, perché in latino il vocabolo "partitum" non esiste, per cui il suo è diventato un esempio di latino maccheronico, senza, però, la divertente componente comica tipica della creatività del Folengo! Quindi solo un esempio di ignoranza, per di più esibita come raffinatezza culturale. Magari, perché impari per un'altra volta, in caso gli servisse ancora, gli possiamo suggerire lex ad partem o anche ad partes e ricordare che Cicerone chiama perditae partes (Att. 1, 14, 6) il partito che non opera bene per la repubblica.
Poveri noi! Fino a non molto tempo fa sarebbe stato impensabile un ministro non laureato (e un vice primo ministro poi!), ora invece è diventato normale. Manca anche un'autorità (che non sia quella dei comici o delle nostre piccole voci inascoltate) che li staffili quando dicono sciocchezze come questa. Finirà mai questo declino?
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