Carlo Biancheri
I commenti sui media riguardanti l’uscita
del Regno Unito dalla UE rivelano una volta di più, se ce ne fosse
bisogno, il generale pressapochismo, l’ignoranza dei cosiddetti esperti
italici che generano disinformazione.
Ci sono giornalisti che sostengono che il negoziato tra il Regno Unito e l’Unione Europea, dopo la Brexit, potrebbe concludersi sul modello Norvegia, oppure sulla falsariga dell’accordo col Canada allo scopo di evitare una hard Brexit, cioè, in quest’ultimo caso, nessun accordo od un accordo marginale sulle merci che, tuttavia, dovrebbero corrispondere agli standards europei, o in materia doganale.
Si
dà il caso che la Norvegia faccia parte dello Spazio Economico Europeo e
cioè di un accordo internazionale a cui partecipano anche Islanda e
Liechtenstein, concluso con la UE e che consente a questi Stati di
accedere al mercato interno, cioè alla libera circolazione di persone,
di capitali, di beni e di servizi e, specie per la prestazione di
servizi transfrontaliera ma anche per lo stabilimento, mediante il sistema del riconoscimento reciproco delle autorizzazioni del Paese di origine del prestatore del servizio, prestazione che avviene sotto la vigilanza delle Autorità di controllo dello stesso Paese di origine nell’offerta transfrontaliera; soltanto in modo marginale sussiste anche
un controllo da parte del Paese ospitante e cioè quello dove risiede
il cliente. Le condizioni per poter accedere al mercato interno, caso
unico al mondo perché costituisce un vero libero mercato, ora copiato in parte da paesi di altre aree geografiche,
sono l’armonizzazione della normativa e cioè il recepimento della
legislazione comunitaria nello Stato membro che aderisce all’EEA (Spazio
Economico Europeo), al fine di evitare un dumping regolamentare,
cioè una illecita concorrenza, e l’obbligo di cooperazione tra le
Autorità di vigilanza dei paesi interessati, che non possono opporsi il segreto d’ufficio e, anzi, debbono fornire la cooperazione e persino condurre indagini o prendere provvedimenti su richiesta delle Autorità del paese ospitante. In caso di contenzioso tra gli Stati, esiste un’apposita Corte di Giustizia che controlla il recepimento della normativa armonizzata da parte degli Stati membri
EEA ed eventuali violazioni. Ora a Londra si è festeggiata la
liberazione (!) dalla UE – quella che vorrebbe il Salvini dal bar Sport-
e, secondo i giornalisti in questione, il Regno Unito dovrebbe
accettare di ritornare a sottoporsi ad un meccanismo come quello sopradescritto,
senza neppure avere la possibilità di votare la nuova normativa
dell’Unione? Ma chi parla non si vergogna di quel che dice? E i
direttori di testata sono tutti dei somari a non riprendere i loro
collaboratori?
Nulla a che vedere con l’Accordo con il Canada che non include, tra l’altro, la prestazione di servizi finanziari ma che si fonda piuttosto sul principio OCSE/WTO del trattamento nazionale e della nazione più favorita.
Nella
normativa comunitaria è, però, prevista l’equivalenza che stabilisce
una sorta di equiparazione delle normative con i paesi terzi all’Unione
per consentire l’accesso al mercato interno, ma deve esser votata dal
Consiglio e dal Parlamento europei e la Commissione deve aver
verificato, non solo che ci sia reciprocità ma anche cooperazione tra gli organi di controllo, sempreché la normativa sia effettivamente equivalente a quella della UE per mantenere il cosiddetto level playing field,cioè la parità di trattamento.
Il Regno Unito ha sempre recepito formalmente (…) la legislazione
comunitaria, ma ciò non ha impedito che, durante la crisi finanziaria,
l’intero sistema bancario inglese fosse fallito, nazionalizzato e poi privatizzato nuovamente, perché le Autorità non controllavano un fico secco: Regulation by principles, dicevano… Un paese di Common Law
e cioè di diritto consuetudinario, senza Costituzione scritta, fondato
sui precedenti…, che coesisteva con Stati dell’Europa continentale
dotati di codici, dopo Napoleone… Tutti gentiluomini nel Regno Unito,
membri dei famosi Clubs, basati sulle regole di condotta, ma l’enforcement, la sanzione, risulta sempre rarissima e i conflitti d’interesse diffusissimi.
Con queste premesse si spera bene che l’Europa non abbia al suo interno cavalli di Troia che lavorino per il re di Prussia…
Chi
se ne intende, come Prodi, è il caso di dirlo, sa che il Regno Unito è
sempre stato in Europa di malavoglia, attento a bloccare ogni iniziativa
di maggiore integrazione perché interessato soltanto ad un libero mercato possibilmente con poche regole. È stato anche uno dei maggiori artefici di una globalizzazione selvaggia, perché, per far crescere il mercato stesso, ha messo sullo stesso piano paesi con condizioni di base diversissime, riconoscendo loro lo status di economie di mercato: basti pensare che all’epoca degli accordi del WTO c’erano Stati che non prevedevano sistemi pensionistici o di sanità pubblica nazionali:
facile intuire che il prezzo delle merci fosse ben più basso di quello
dei paesi che sopportavano tali costi. Se non fosse stato per l’Italia
–all’insaputa di Tremonti, allora Ministro dell’Economia e delle
Finanze…- e pochissimi altri paesi del
Club Med, ci sarebbe stata anche una certa liberalizzazione dei servizi
finanziari, fortemente voluta dagli inglesi. Sono esportatori puri di
servizi finanziari perché a casa loro non c’è risparmio: le famiglie si
indebitano… BoJo vuole,adesso, fare
di Londra una nuova Singapore cioè un imbroglio, fino al prossimo
scandalo finanziario – nessuno si scordi che il primo grosso problema sugli ‘strumenti derivati’ scoppiò in Inghilterra col fallimento della Barings, la banca della regina…- mentre l’Europa dovrà difendersi.
Ciò detto, l’uscita del Regno Unito è un problema per l’Unione per il know –how
internazionale degli inglesi e per le dimensioni dello Stato membro, ma
la risposta è una sola: in un mondo globalizzato, bisogna rafforzare la solidarietà europea, quella che esisteva prima dell’allargamento, per non soccombere. Lo scriteriato Farage ha già promesso che si dedicherà a noi, ai polacchi e ai danesi –il ventre molle- per propagandare le sue belle tesi e dividere l’Unione; va bene che la madre dei cretini è sempre incinta, ma speriamo per tutti che quelli che già abbiamo – e sono molti- non lo ascoltino.
Caro Biancheri, la ringrazio molto per questo suo esame della situazione
RispondiEliminadeterminata dalla Brexit che ha fatto capire a me e penso a tante altre
persone come me che la politica, soprattutto a livello internazionale, è
una questione molto seria e complessa che richiede molta preparazione e
molte competenze per cui non può essere lasciata in mano a
improvvisatori sprovveduti. Ammiro la sua competenza e la ringrazio per
il suo impegno nella divulgazione, nel cercare di rendere comprensibili
anche a chi non ha molta preparazione situazioni tanto difficili.
Ma Salvini non sa più cosa dire? Per fortuna! Ha finito tutte le frecce
RispondiEliminadella sua faretra... E Conte sta diventando un "navigatore" che cerca di
piacere a tutti, come i democristiani dei vecchi tempi... Palude politica.
La confusione nella politica italiana è davvero grande! Basta pensare che nella manifestazione contro il governo di quelli che sono al governo campeggiavano i cartelli NO ALLEANZE sventolati da quelli che sono al governo grazie a un'alleanza.
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