Carlo Biancheri
Votiamo NO perché:
non è serio proporre una riforma costituzionale senza aver prima profondamente modificato il quadro normativo e regolamentare del Parlamento che altrimenti non sarebbe in grado di funzionare;
non è serio giustificare il taglio con un risparmio economico risibile quando in realtà si propala la visione manichea che la politica e i suoi rappresentanti siano un ‘male in sé’;
non è serio trascurare il fatto che vi saranno vasti settori del paese che non avranno un proprio rappresentante in Senato mentre la rappresentanza sarà assicurata da due o tre forze maggiori tagliando fuori le altre;
non è serio passare all’ultimo posto in Europa per numero di rappresentanti, calcolato sulla base dei votanti, con ciò rendendo sempre più distanti gli eletti dai cittadini;
non è serio sostenere che il Parlamento sarà più efficiente quando le Commissioni parlamentari si ridurranno e dovranno far fronte a competenze vastissime, né saranno in grado di controllare il Governo divenuto il solo organo legislativo,a scapito del Parlamento;
non è serio trascurare il fatto che il Presidente della Repubblica verrà eletto con un numero spropositato di rappresentanti regionali –magari Consiglieri come ‘il trota’ (Bossi) o la Minetti, parte attiva delle ‘cene eleganti’- rispetto ai membri del Parlamento;
non è serio annunciare che le riforme elettorali, regolamentari, ecc. avverranno in seguito: conosciamo la setta e abbiamo visto quel che è successo con la soppressione della prescrizione che doveva accompagnarsi ad una riforma sostanziale del processo penale e cioè nulla;
non è serio sostenere che si renderà più efficiente il sistema quando gli elettori non potranno scegliere i candidati che saranno dei nominati di partiti e diverranno fedeli esecutori degli ordini ricevuti.
L’obiettivo è quello di dare un colpo populista ulteriore alla democrazia rappresentativa da un’accozzaglia che raccoglie la setta 5S, la Lega con filo diretto con l’avvelenatore Putin, gli amici di Casa Pound che vogliono il blocco navale - per affondare i canotti?- ecc.
La strategia sottesa a tutto ciò è quella di far prevalere la ‘volontà generale’ teorizzata da Rousseau e ripresa da Robespierre e Lenin in opposizione alla democrazia rappresentativa. Atteso che occorre interpretare quel che vuole il ‘popolo’ saranno pochi eletti come gli aderenti al sistema Rousseau o qualche guru, che si tratti del comico pregiudicato o dell’autore di libri sulle tematiche di Scientology, a farci sapere quale sia questa ‘volontà generale’, trasformando i cittadini in sudditi cui viene ‘concesso’ questo o quello.
Sembra che la maggioranza degli elettori ignari di tutto voteranno a favore del taglio. Non sanno nulla, sono vittime designate anche a causa dell’emittente televisivo pubblico che siamo obbligati a finanziare e che non propone dibattiti, la RAI che chiameremo EIAR, come ai tempi del ventennio, in quanto propagandista per il governo di turno.
La debolezza della politica sta qui, nel tergiversare o nell’assumere un atteggiamento cerchiobottista come fa il Pd.
Noi invece continueremo a denunciare l’impostura.
Mi spiace che sia anche l'idea di Berlusconi, ma questo taglio dei parlamentari è una cosa che non incide sostanzialmente sull'economia nazionale; è solo una trovata demagogica dei 5Stelle.
RispondiEliminaSe al governo avessimo delle persone intelligenti non aprirebbero le scuole il 14 per poi chiuderle dopo pochi giorni per le elezioni: le avrebbero dovute aprire non prima del 23, dopo una bella sanificazione!
RispondiEliminaLa questione del referendum, secondo me, non è di gran rilievo, in
RispondiEliminaquanto i parlamentari, pochi o tanti che siano, fanno sempre solo quello
che si è deciso nelle segreterie dei partiti, avendo particamente
nessuna autonomia di decisione personale. Quello che mi preoccupa è che
in molte regioni vinca la destra con i seguaci del Salvini e della
Meloni, il che determinerebbe il grosso rischio della caduta del governo
con esiti a cascata imprevedibili anche a livello europeo. Secondo me,
bisognerebbe impegnarsi molto nella campagna elettorale, ma in certe
regioni, come in Liguria, per colpa di Renzi, è davvero molto molto dura.
Scusi, ma un candidato come il giornalista che scrive su "Il fatto quotidiano" che visione ha? Cosa si prefigge di fare per promuovere la regione Liguria? Che ne sa di strategia economica? Toti non è neppure un ligure, basta sentirlo parlare ed è il vuoto pneumatico, ma ci vuol altro per proporre alternative serie e riprendere un livello di amministratori come Pedullà, sindaco di Genova...
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