Carlo Biancheri
La deriva del Partito Democratico, inchiodato al 19% secondo i sondaggi, impone una riflessione.
Doveva essere simile al Partito Democratico americano con più componenti al suo interno, espressione di retroterra culturali ed ideologie diversi, in particolare, in Italia, la componente comunista e quella erede della sinistra democristiana.La sinistra democristiana aveva una sua storia ed era divisa tra Forze Nuove di Donat Cattin, prevalentemente sindacalista, e la sinistra di Base di Marcora, sostenuto a Milano dall’allora cardinale Montini, più legata all’industria, allo sviluppo e alle partecipazioni statali, tanto da avere tra i suoi componenti e leader per lungo tempo l’industriale Piero Bassetti. Dossetti era già fuori da un pezzo e giravano nelle Acli suoi adepti con taglio più che altro predicatorio, stile Labor o Dolci in Sicilia, e poi a Bologna Pedrazzi, uno dei fondatori de Il Mulino. Moro era parte del gruppone dei dorotei, salvo poi separarsi e formare una propria corrente. La degenerazione delle correnti democristiane portò ad un totale oblio del dibattito ideologico e tutto si risolse in lotte di potere, specie nel periodo di De Mita, l’intellettuale della Magna Grecia (…), fino a Tangentopoli con la fine della DC. Gli eredi della sinistra DC hanno potuto rivendicare soltanto una lontana parentela perché con l’avvento di Berlusconi non c’è stato più un vero dibattito politico ma slogans al livello di consigli alle ragazze di sposare un giovane ricco per farsi strada nella vita, ecc.
Da subito nel Partito Democratico comandavano quelli del Pc con metodi da ‘centralismo democratico’ e non bastava essere il figlio di un partigiano cattolico, con ciò etichettato come cattolico (…), per avere voce in capitolo, perché la macchina andava avanti secondo schemi di gestione collaudata: il dibattito politico che fino a Craxi aveva nel partito socialista una eccellenza in quanto si discuteva di temi reali nelle sezioni, non esisteva più negli altri partiti: i militanti erano semplicemente dei venditori di quel che era deciso al vertice e la militanza costituiva un’alternativa alla ricerca di un lavoro.
Questo l’antefatto.
La linea della scuola delle Frattocchie del PC, che identificheremo nel Bettini e compagni, ha spinto per l’abbraccio del PD col Movimento 5S. Il blocco sociale, nell’assunto che i 5S raccoglievano voti tra le classi popolari, è stato il motivo determinante, anche considerato che si prevedeva un aumento della povertà dopo la pandemia e non si immaginava un intervento massiccio come quello europeo del Recovery plan. E poi nel Movimento tanti sono espressione di un radicalismo superficiale ed estremista, ‘malattia infantile del comunismo’, secondo Marx. Non è forse vero che il Patuanelli votava Rifondazione Comunista prima di aderire al M5S? Non ci sono nemici a sinistra è sempre stato il tema dominante del Partito Comunista…
L’avvento dell’effimero Letta, radicalizzatosi, la cui tenacia nelle proprie convinzioni è pari solo alla superficialità degli argomenti addotti, ha svelato tutta la debolezza di un partito al traino delle parole d’ordine giustizialiste di un gruppo che si ispira, tra l’altro, alla setta di Scientology.
La lotta ai privilegiati è una sciocchezza se non si comprende che, invece di pensare subito a dividere la torta che si ridurrebbe sempre di più, bisogna farla crescere aumentando la produttività, la formazione, la ricerca, gli investimenti, mettendo ordine in un’amministrazione pubblica fatiscente, governata da centocinquantamila leggi, senza controlli di sorta, divisa in potentati e governata dalle varie ‘cosiddette’, secondo i media…, logge. La situazione della giustizia moribonda corrisponde al funzionamento dello Stato. Quanti mesi ci vogliono a Roma per avere la carta d’identità elettronica? Come sono gestiti i cimiteri? E le Asl funzionano bene? E la viabilità? E i trasporti? E la manutenzione? E l’ordine pubblico? La capitale d’Italia…
Letta ha esordito con quisquiglie come la rappresentanza di genere, trattando le donne da riserva indiana, seguendo i desiderata della setta anche in materie su cui avevano torto marcio come la ragionevole durata dei processi, poi l’imposta sulle successioni proposta in un momento sbagliato, il tentativo goffo di avere candidati comuni con la setta per le elezioni amministrative, la non negoziabilità del Ddl Zan anche se limita la libertà di espressione ed impone un’ideologia insensata, l’assenza di qualsivoglia proposta economica che comporti investimenti pubblici rilevanti, sempre, però, cercando di far fuori il centro, in contrasto con le sbandierate Agorà, nella pretesa di rappresentarlo da posizioni radicali. Inoltre, si è scelto come vicesegretario un giovanotto che vuole nazionalizzare i mezzi di produzione (come a Cuba per intenderci…) entro il 2026 e che non ammette economisti, nominati dal governo, che non siano ideologicamente orientati!
Puro velleitarismo quello del Segretario politico.
A giudizio di chi scrive questo governo è il parafulmine di una situazione molto difficile,per uscirne occorre un cambiamento di mentalità diffuso ed una formazione culturale che non sia fatta solo di social network ma di libri in cui si acquisisca criticità su sé stessi – so di non sapere…-,logica,prudenza, in altre parole una dimensione umana che non scambi i propri desideri per realtà.
Ma Letta sta lì solo di figura o magari per i suoi interessi, tanto chi decide tutte le cose importanti è Draghi, lui tanto per darsi un tono tira fuori i diritti civili (ius soli, Zan, ecc.).
RispondiEliminaMa ora Letta vuole farsi eleggere in parlamento e dice che se non vince lascia la politica. Fa il Renzi della situazione. Staremo a vedere se sarà più coerente...
RispondiEliminaC'è da confidare sulla saggezza dei senesi...
EliminaPerché non le formula lei delle proposte economiche che comportino
RispondiEliminainvestimenti pubblici rilevanti? Magari a Letta i suggerimenti
potrebbero venir bene!
Letta ascolta solo chi gli conviene nella sua strategia pervicace e insensata, perché distante dalla realtà e dai problemi del paese, e cioè quella dell'abbraccio con i 5S e il loro mezzo Conte... Basterebbe che ascoltasse Baldassarri o Quadrio Curzio, come faccio io, e forse imparerebbe qualcosa.
EliminaConte e Letta sono due nullità politiche che cercano di sostenersi a
RispondiEliminavicenda, ma c'è il rischio che cadano rovinosamente entrambi. Conte non
si sa quanto controlli i 5S e c'è il rischio che faccia implodere il
Movimento, portandosi dietro anche il PD se Letta non avrà il coraggio
di abbandonare uno come lui che fa il laeder di un partito senza avere,
secondo i più recenti sondaggi, il consenso della base popolare. Letta
però deve guardarsi anche dall'opposizione interna che sta
consolidandosi intorno ad Andrea Marcucci e poi ci sono quelli ben
stretti a Draghi...
Tra un avvocato del popolo che annega l'uditorio con un fiume di parole slegate e di asserzioni mai provate ed un effimero che cala dalle Gallie pensando di avere un cammino aperto: Veni,vidi,vici... c'è da temere per le sorti del paese.
EliminaLa linea dominante nel contesto italiano è quella del bipartitismo che è un sistema che forse funziona tra gli anglosassoni dove la pressione sociale e il rispetto per gli altri hanno un peso rilevante fin dall'infanzia. Certamente non è il caso dell'Italia, paese latino, anarchico a giudizio dei nordici, dove si media al centro.
La setta di Scientology nasce col vaffa e con l'odio per chi ha più di loro e lì rimane, insieme all'attaccamento alle prebende... mentre i giovinetti neo-marxisti del Pd che forse hanno conosciuto le società irizzate, il disastro, le perdite annuali ripianate dai contribuenti, i boiardi di Stato, solo sui libri e ignorano che non è un gran progresso affidare il capitale alla mani di pochi burocrati, come nei sistemi di socialismo reale (v. attualmente Cuba la cui crisi non è ascrivibile al blocco americano come sostenuto da un certo giornalista di Rainews che siamo obbligati a pagare con il canone) si propongono di nazionalizzare i mezzi di produzione in Italia entro il 2026 -sic Provenzano, vice segretario Pd-.
Conte e Letta sono la manifestazione della decadenza del nostro tempo quando necessiterebbe serietà.