Carlo Biancheri
Il contesto internazionale è degradato ma pochi dicono che il degrado è connesso a decenni di una cultura del soggettivismo, del narcisismo, della performance individuale e di una visione del mondo onirica ed immanente, la secolarizzazione definitiva: è tutto qui, prendete il piacere che potete, come dicevano gli Epicurei ma anche gli Stoici, senza danneggiare gli altri (neminem ledere). In sostanza, fate i fatti vostri…, anche trasgredendo, come insegna Nietzsche in Al di là del bene e del male.
Certo, prima c’erano le utopie cioè l’Eden, il paradiso terrestre, quando il lupo e l’agnello si abbracceranno, pace e giustizia regneranno ecc. e tra queste un’importanza maggiore ebbe quella marxista, di cui non mancano tutt’oggi gli affabulatori, nonostante gli esiti non proprio esaltanti, per chi non sia paranoico, dei sistemi socialisti storici. Il problema è strutturale, sosteneva Marx, soprattutto ne Il capitale – testo difficilissimo e letto interamente in Italia da un massimo di cinque persone…- per cui se si cambia la struttura, leggi il sistema di produzione socializzandone i mezzi, si risolverà il problema.
Naturalmente per li rami questa tesi si è divulgata tra la plebe culturale, stile teologia della liberazione, per cui la guerra è il frutto della produzione di armi: se si producono le armi per il fine ultimo di ricavarne un profitto, poi si useranno… Si tratta di una teoria rispettabile ma teoria resta e con scarse verifiche, perché finché il lupo è deciso a mangiare l’agnello, sarà difficile che quest’ultimo convinca a mettere fiori nei cannoni…
Tutto ciò che è reale è razionale (o razionalizzabile), insegnava il massone Hegel, ma questa razionalità come il progresso della Storia sembrano l’araba fenice, a giudicare dai fatti che si sono susseguiti, giacché non si rinviene questa presunta razionalità e neppure ci sono adepti pronti a divulgarla: noi non pretendiamo di scoprire il fil rouge della Storia ma modestamente, come Tacito, ci accontentiamo di analizzare le res gestae, gli eventi.
I ripetuti appelli alla pace per l’aggredito suonano beffardi ed ingiusti, a meno che non si reputi contro Socrate quel che sosteneva Trasimaco, ne La Repubblica di Platone, e cioè che ‘il giusto si identifica ovunque col potere del più forte’ e ancora ‘la giustizia e il giusto sono un bene altrui cioè l’interesse di chi è più forte e comanda e un male per chi obbedisce e serve’.
Noi per la verità crediamo invece con Socrate che ciò che rileva è il contenuto della giustizia presupposto della pace e Agostino non scrive che ‘se non è rispettata la giustizia non sono forse gli Stati se non delle grandi bande di ladri’ (De civ. Dei, lb IV)? Appunto bande di ladri, perché se l’aggredito non si difende perisce come un agnello sacrificale. E questo è giusto?
Subentra allora la legittima difesa, sostenuta per moltissimi secoli dai cristiani e l’uso controllato della violenza in risposta ad una violenza ingiusta subita. Anche Tommaso d’Aquino, Doctor comunis, nel De regimine principum sostiene che il brigante che si aggira con lo spadone nel villaggio va ucciso per il bene comune. Don Milani non scriveva a sua volta che la violenza va usata, nel caso della Resistenza, per la difesa della propria casa e della famiglia?
È vero che non c’è più guerra giusta quando si usino mezzi come le armi nucleari perché la distruzione è tale che non c’è più rapporto tra mezzi e fini ma il principio della legittima difesa non viene mai meno di fronte ad un male ingiusto. Questa è la retta ragione, il resto sono tutti sofismi di propagandisti di basso conio che ci vengono imbanditi dalle televisioni giornalmente.
Così il ministro, già comunista padano, di formazione bar Sport Milano Rogoredo, ci informa che è demenziale mandare armi offensive all’Ucraina, oppure il Conte artefice dei conti sinistrati del Paese - per chissà quanto tempo - a causa della ‘casa gratis’, pagata, grazie a lui, da noi tutti ai benestanti, è fiducioso nelle trattative diplomatiche, come la segretaria Pd, prodiga di parole ma con contenuto lontano dalla realtà: per una negoziazione entrambe le parti, debbono esser disposte a farla ed attualmente l’aggressore, il lupo, l’agnello se lo vuole mangiare e basta, altroché trattare.
Sostenere tesi diverse vuol dire stare con il lupo come fa Orban, a viso aperto non con sofismi involuti.
Ma noi stiamo con l’agnello e come Davide confidiamo di affrontare Golia.
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